venerdì 28 settembre 2012


Sto sentendo K. e avrei voglia di dirgli quando scende, ora che vive da solo, che io ho bisogno di prenderlo in giro e di mettermi comoda nella sua macchina – la cara Giada! – mentre lui guida sicuro come uno che ha la patente da secoli e non da quasi due anni.
E K. non era come D. che quando mi abbracciava sentivo i problemi andare via, ma quando ti abbracciava lui sentivi di non essere sola.
Stasera l’ho capito, ho amici stupendi.

giovedì 27 settembre 2012

"Certe cose le DEVI dire" - cit.

(ovvero avrei voluto saper scrivergli che se non fosse stato così lontano, non l'avrei lasciato da solo a piangere che gli avrei fatto del tè da bere guardando il diluvio che stava venendo giù)

martedì 25 settembre 2012

Pronti... a voi!

E tra vecchie foto dimenticate, tra una te - me - più tonda e meno tonda di ora, ritrovi un video in cui tiri di scherma e senti urlare il tuo nome dal ragazzo per cui avevi una cottarella innocentissima a dieci anni e ti si riempie un po' il cuore.

domenica 23 settembre 2012

Se puoi, se puoi non andar via resta.


Ciao F.,
ti sto scrivendo su un foglio di word iniziando una delle tante lettere che non consegnerò mai. Sai, mi piace pensare che un giorno qualcuno ritroverà queste lettere, magari quando io sarò vecchia, avrò l’Alzheimer come aveva nonna e non ricorderò nulla, neanche per chi le avessi scritte quelle lettera e allora, quel qualcuno sarà curioso di sapere, le leggerà tutta e penserà di consegnarle. Qualcuna, forse arriverà a destinazione grazie magari alla fortuna e a qualche anziana amica invecchiata abbastanza bene da ricordarsi chi era quello o quell’altro ragazzo per cui avevo scritto. Alla fine, i destinatari delle mie lettere sono pochi, sono tante le lettere.
Sai, non so neanche perché ho questo bisogno impellente di scriverti, perché oggi non ho bisogno di scrivere, ma ho bisogno di scrivere a te. Forse è perché non ti sento da giorni e quando voglio bene a qualcuno inizio a preoccuparmi troppo per lui o forse è perché mi piaci – cristo, se mi piaci! – e io so che, il giorno che riusciremo a vederci, non cambierebbe nulla, sarei solo più fottuta, perché tu farai qualcosa di indefinito per cui io mi perderò ancora di più per te. O sarà il tuo accento o qualche piccolo vizio, come J. che si stringeva con le mani le spalle. Vedi, il problema con te non è che fai dediche da mozzare il fiato dicendo poi che stavi scherzando per poi passare a chiedermi quando salgo, alla fine a non capirci nulla con te ci sono abituata, è da mesi che va così. No, il problema con te è che non sei uno stupido superficiale, perché se ti dico qualcosa che mi ronza per la testa non mi dici “passerà”, ma ti metti a parlare, se ti chiedo perché canti, mi dici che è per fare arrivare un tuo messaggio agli altri, se parli delle donne, sei così qualcosa che fai sciogliere anche me e questo mi ha letteralmente fottuto il cervello.
Sai, F., normalmente avrei pensato “vaffanculo! Io e lui siamolo due amici! E anche se mi piace, che c’è di male a scrivergli? Vivo nel ventunesimo secolo, non nell’ottocento che era l’uomo a dover fare il primo passo. Fanculo a quelle dannate regole del non rispondergli subito, fatti desiderare, non cercarlo se non lo fa lui”, ma invece ora resto qua, a torturarmi perché non voglio disturbarti e però guardo la scritta “online” che diventa “visto l’ultima volta alle 19.28” e a fissare il puntino verde accanto alla tua foto. Il bello di te, F., è che mi hai fatto scoprire cose che di me ignoravo totalmente, mi ha fatto scoprire la gelosia, quella che ti fotte il cervello e che non mi fa dormire iniziando a domandarmi con chi hai parlato al giorno, perché hai taggato una mia amica – sì, sono stata gelosa di lei! Te ne rendi conto!? – e come cavolo va con la tua ex che ogni tanto ti ritorna in mente. Mi hai fatto scoprire che io sono umana più di quanto avessi mai pensato.
Sai F. quando abbiamo parlato delle nostre cotte delle medie che ti ho parlato di quel ragazzo? Ecco, ti ho mentito. Quando mi ha scritto “ti ci sarà voluto molto per dimenticarlo” ti ho risposto di sì, ma che poi ce l’ho fatta ecco… non è vero. Io quel ragazzo non l’ho dimenticato, se ora lo vedessi potrei cadere in ginocchio sotto al peso del cuore che mi esplode, se lo nominano io sento il cuore che si blocca e non riprende a battere fino a che non arriva qualcuno che mi distrae; io non riesco a parlare di lui, posso scriverne per ore, ma parlarne no, è troppo per me che in realtà son più piccola e debole di quanto sembra. Avrei voluto dirti tutto e forse ora te lo direi, sai? Ti direi “no, non l’ho dimenticato. Lui è ancora dentro di me, lui è ancora quello che mi sconvolge, quello che mi fa battere il cuore in una maniera così spaventosa che tutte le volte penso “oh cristo, ora muoio. Sta esplodendo”, ma poi non succede ed io sto bene a solo a vedere un suo sorriso su una foto” però aggiungerei che tu sei l’unico con cui riesco a non pensare a lui, sei l’unico di cui mi fido, l’unico a cui direi “okay, lui non so se potrò mai scordarlo, ma con te potrei anche riuscirci. Con te voglio andare avanti”.
(No, non lo scorderò, questo toglitelo dalla testa.)
Ora, in questo momento, vorrei che noi non fossimo solo amici, vorrei poterti dare questa lettera e non farla diventare l’ennesimo post di un blog perché non voglio farla andare persa, vorrei poter scriverti quelle frasi di canzoni dove ti sto trovando – sai che il cd di Nesli è pieno di te, tra una frase e l’altra? – e vorrei, non proprio per ultimo, poter salire su un treno, correre da te e guardarti mentre ti chiedo di abbracciarmi, di baciarmi. Vorrei che io e te non fossimo noi, non fossimo lontani, magari le cose sarebbero più chiare.

Ciao F.,
come stai?

E lo sciopero delle parole fa male solo a me.

Una settimana fa avevamo "scazzato" da poco, tra qualche ora mi avresti scritto "ci sono" e io ti avrei risposto solo cinque ore dopo tirando un sospiro di sollievo, perché stavi bene.
(Perché non ce l'avevi con me).

martedì 18 settembre 2012

Avere un cuore che non si scioglie (facilmente) non vuol dire averlo di ferro o di cemento armato o di qualsiasi altro difficile da demolire.

lunedì 17 settembre 2012

"Lei ci ha abbandonati!" #1.

Ho il sonno appiccicato addosso, insieme ad un misto di malinconia, rabbia e non so bene cosa. Ho questo brutto vizio di rallegrarmi troppo presto per le cose, per un concerto che poi viene annullato, per una giornata appena iniziata che poi finisce male, per l’inizio della scuola ancora prima che inizi.
Avevo imparato ad apprezzare le piccole cose di quella scuola, perché in sé mi fa sempre più schifo, e quelle piccole cose se ne sono andate allegramente a farsi inchiappettare da un unicorno venuto da Narnia. Avevo imparato ad apprezzarla per quei pochi professori che avevano voglia di fare, nonostante la classe pessima che eravamo, per quei professori che mi hanno (ri)caricato nonostante né loro né io, avevo stimoli positivi tra quelle quattro mura.
C’era di bello una classe con una ventina di iscritti e pochi frequentanti. C’era, perché ora siamo una di quelle classi fin troppo piene in cui ci sarà troppo casino e poca voglia di fare con un professore di italiano che non riesco a seguire perché oltre a ricordarmi Silente passa il tempo a gesticolare e finire le frasi con versi senza senso oppure “… eh? Sì, avete capito” mentre l’altro prof. ha già iniziato a lavorare nell’altra classe e io, fermandolo a ricreazione, che ci ha abbandonati gliel’ho detto che più che un noi era un io.
Siamo trentadue elementi e parlerò con quante? Dieci persone a dir tanto? Farò di A. la mia forza, il mio abbraccio alla mattina quando vorrei urlare alla C. di stare zitta che per sparar stronzate può star zitta, alla K. che se lei non vuole fare nulla se non casino, può uscire e ce n’è un po’ per tutti e forse sono io che son troppo acida, mi sa.
E io ho già voglia di nascondermi sotto le coperte e di non andarci più e non ho neanche finito la prima settimana. Tanto, se non vado, in una classe di trentadue elementi, chi si accorge che manco?

mercoledì 12 settembre 2012

Ho mascherato così bene le cose che non sapevo nemmeno io che erano ancora lì.

martedì 11 settembre 2012

Where there is desire
There is gonna be a flame
Where there is a flame

Someone’s bound to get burned
But just because it burns
Doesn’t mean you’re gonna die.

Non sono sola, lei e la musica ci sono sempre al momento giusto con le cose giuste.

sabato 8 settembre 2012

Mentire, ridurti a qualcosa che è stato difficile da dimenticare è la strada più facile, è la strada battuta in mezzo alla campania, semplice, senza ostacoli impossibili da superare e col paesaggio piatto, monotono dei campi coltivati, perché la verità sarebbe come una scalata in montagna, come quella salita che ho fatto da bambina, ma sulla cima il paesaggio è mozzafiato, ma per arrivare in cima devi avere la forza.

mercoledì 5 settembre 2012

Non ricordo chi ero, cosa provassi e cosa facessi a quattordici anni.
E neanche a tredici.
O a quindici.
Prima dei miei sedici anni ho un vuoto.
Chi ero?
(Che poi coincide con "chi sono?")

lunedì 3 settembre 2012

But I carry on.

Speri nelle cose, cerchi di raggiungere sogni vecchi di anni, persone che vorresti stringere, ti costruisci la stabilità che ti serve e afferri una bella giornata, ma poi qualcosa si inceppa, va storto, tutto inizia a cadere, come quando si rompere una collana e tutte le perle iniziano a rotolare giù.
Tutto quello che volevi va via, quello che evitavi ti arriva addosso a tutta velocità, ma (io) vado avanti, nonostante tutto, nonostante me stessa.

sabato 1 settembre 2012

In the middle of September we'd still play out in the rain.

Benvenuto Settembre, io come ogni anno sono a scriverti. Lo sai, alla fine io ti aspetto sempre anche se, da te, non so mai cosa aspettarmi.
Benvenuto Settembre, io inizio a scriverti alle tre di notte mentre Daughtry mi tiene compagnia e fuori tira vento.
Sei arrivato come ogni anno e quest’anno ti saluto più volentieri, perché ho tanto da aspettarmi da te, ma ho imparato a non aspettarmi tutto e tutto come voglio io, perché tu fai tutto a modo tuo, mio caro settembre. Guardami, quest’anno ho un concerto da aspettare, una persona da vedere – cosa porti quest’anno, Settembre? -, ho la scuola che mi aspetta, ho più forza e niente che può spezzarmi com’è successo l’anno scorso con nonno. Quest’anno, guardami e vedilo anche tu, perché me ne stupisco anch’io e forse è frutto dell’ora tarda, sono più decisa, pronta a tutto per non cadere. Ho deciso che è l’ora di corazzarsi, perché non posso tremare sempre per niente – per tutto(?).
Settembre, chissà perché tu sei (per me) il mese delle prove del nove, dei saluti, dei piccoli e grandi salti, ma soprattutto sei il mese delle decisioni. Chissà cosa vedo in te che non vedo negli altri undici mesi dell’anno.

Potrei farti una lunga lista di cose che vorrei che succedessero, ma quella la tengo per me – per noi? – però si buono quest’anno, non importa se con me non vuoi esserlo, ma sii buono con gli altri, magari con la prima pioggia, allevia qualche dispiacere, qualche dolore. Per me, basta solo un po’ di pioggia, poca, e sarò “felice”. Settembre, sii forte, bello e fiero come il mare in burrasca di questo fine agosto. Sii pronto o forse sono io che devo essere pronta?

Sono le tre e ventisei, fuori non si sente più il vento che soffia, ma una cicala continua a cantare, diglielo tu che l’estate sta finendo e per lei non è più tempo di cantare.Benvenuto Settembre, davvero, non sai quanto ti volevo. Tu dammi delle prove, io le affronterò e magari fammi imparare a non saltare di palo in frasca quando scrivo, sarebbe bello non avere una marea di pensieri che scalpitano per uscire.
Amy.



(E scrivo di notte, poi al giorno le copio e mi perdo un po' tra gli spazi vuoti di cose che non (ti) ho scritto).
Buon settembre.