E’ strano
rientrare lì dopo quattro anni, lì dove di anni ne hai passati 11. E’ strano
rientrare lì dopo essermi giurata che se rientravo lì era per sbattere nel muso
a quella persona che io non ero – e non sono – la persona che diceva lei,
invece ci sono rientrata solo per salutare. E’ strano rientrare lì ed essere
riconosciuta e parlare di quello che era quella classe.
E’ strano
rientrare lì e vedere quella che sei insieme a quella che eri.
Quella che eri che ti saluta, stando in piedi fuori dalla porta, quella che eri che ti saluta mentre corre su per le scale con lo zaino dei pokémon, quella che eri che ti saluta mentre resta seduta su un mobiletto rosso con un grembiule rosa pieno di patacche colorate. Quella che eri che ti sorride come per dirti “okay, non stai andando proprio nella direzione che volevi, ma è okay”, quella che eri che è diversa da quella che sei, ma non poi così tanto.
Quella che eri che ti saluta, stando in piedi fuori dalla porta, quella che eri che ti saluta mentre corre su per le scale con lo zaino dei pokémon, quella che eri che ti saluta mentre resta seduta su un mobiletto rosso con un grembiule rosa pieno di patacche colorate. Quella che eri che ti sorride come per dirti “okay, non stai andando proprio nella direzione che volevi, ma è okay”, quella che eri che è diversa da quella che sei, ma non poi così tanto.
Quella
che eri e quella che sei, nello stesso posto, nello stesso momento, per un
istante, giusto quello che basta a decidere di andare avanti.
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