Caro settembre, sei arrivato puntuale come tutti gli anni. Ieri speravo che piovesse, che mi salutassi come due anni fa con una bella pioggia di quelle attese da un po’, quelle che riempiono l’aria di quel buon profumo di terra e asfalto bagnato. Avrei voluto che piovesse, mentre camminavo sotto quel cielo stellato male.
Non so se sono felice del tuo arrivo, però. L’anno scorso lo ero, lo ero anche tanto, ma quest’anno non lo so. Non ho niente da aspettare, non ho nessuna prova da superare superando un cancello di una scuola che oramai non è più la mia, non ho nessuno ad aspettarmi e a tenermi il posto accanto a se a scuola, non ho chi vedendomi arrivare con lo zaino mi saluterà dopo tre mesi che non ci si vede. Quest’anno non so se son felice del tuo arrivo, perché non ho niente da aspettare e, alla fine, a me piace aspettare le cose. Quest’anno m’hai messo l’ansia, settembre, perché tra undici giorni dovrò andare in mezzo a gente sconosciuta ed io che, come dice M., sono sociofobica e tu che sei un mese intelligente due più due lo sai fare, quindi sai cosa vuol dire per me andare in un posto del genere. Mi risento un po’ come la bambina che doveva andare in prima media, quella che non vedeva l’ora che iniziasse la scuola nonostante il giorno prima si fosse messa l’apparecchio e parlava malissimo, ma era felice di tornare a scuola anche se a correrle in contro dicendo “tu ti siedi vicino a me!” non c’era nessuno; mi sento così, felice di ricominciare la scuola e spaesata da un posto nuovo.
Non so se sono felice e se ti amo come l’anno scorso, settembre, perché quest’anno non ho prove del nove, non ho concerti da aspettare e non ho eventi da segnare da qualche parte. Sei solo un altro mese, come agosto o ottobre. Non sono felice né triste del tuo arrivo, perché la partenza degli amici quest’anno non mi mette poi tanta tristezza, sarà che di stare in mezzo a Beautiful non è l’obbiettivo della mia vita, sarà che sentirmi rinfacciare i miei errori e il fatto che non vado a ballare non sono il mio divertimento preferito. Però tu sei un mese fatto così, uno si aspetta le cose e te ne stai nella media dei mesi non bellissimi, ma almeno buoni, magari quest’anno che m’aspetto il peggio da te tu mi porti tante buone cose. “Chi vivrà, vedrà”, dicono.
Ultimamente, caro settembre, non riesco più a scrivere a computer e tantomeno se non è il mio, quindi mi ritrovo a pensare alle parole che voglio usare e quando faccio così mi detesto sempre un po’, ché a me le parole piacciono quando escono di getto e magari non suonano benissimo, però son più sincere di quando ci stai a pensare delle ore e, poi, non mi piacciono più di tanto le parole scritte a computer, ho riscoperto che le parole fatte di inchiostro e un po’ storpie son più belle. Ultimamente, se è per questo, le parole che uso non mi piacciono mai, infatti scrivo e non voglio che nessuno legga, perché mi vergogno di come due parole stanno insieme.
Caro settembre, quest’anno mi piaci poco perché mi metti paura, perché io non so affrontare le sfide che mi trovo davanti, se una volta ci provavo, ora ho deciso di evitarle, però voglio anche dimostrare – dimostrarmi - che io non sono poi tanto fifona e quindi, forse, ci proverò ad affrontarle. Ma poi mi conosco, al primo ostacolo che mi fa cadere, non riuscirò ad andare avanti e mi siederò in un angolo e aspetterò che la sfida passi da sé. Ecco, settembre, ho trovato il nostro obbiettivo per quest’anno. Tu mi insegnerai a tirare fuori le palle, a cercare di superare le sfide e rialzarmi e io cercherò di affrontarle, di non girarci intorno o sedermi ad aspettare che la sfida se ne vada. Alla fine, di sfide, a settembre ne ho superate un po’, che siano esami di scuola o che siano prove del nove per salvarsi il cuore da cotte tossiche, quindi potrei anche riuscirci a superare anche questa. Forse, credo, non lo so.
Caro settembre, potresti far piovere un po’, perché l’odore di terra e asfalto bagnato son così buoni e fanno così bene. Potresti far piovere, perché ho voglia di sentire l’acqua che mi cade addosso, entra dentro le ossa e bagna anche il cuore. Potresti far piovere, così potrei sedermi in terrazzo e guardare la pioggia, senza pensare a niente se non a quel buon odore che impregna l’aria.
Caro settembre, si buono come l’anno scorso e se devi portare qualche novità, portala piccola o che non faccia male. Non ho la forza necessaria a superare qualcosa di grande.
Con affetto,
Amy.
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