L'autobus che dovevo prendere per tornare a casa era in ritardo, un ragazzo è salito sbuffando e s'è seduto davanti a me scusandosi perché credeva di aver colpito la mia gamba. Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza, ma sul suo viso c'era solo tanta ansia e tanto qualcosa perché l'autobus era in ritardo; sbuffava, guardava fuori, incontrava gli occhi di qualcuno e accennava un sorriso gentile e si lamentava tra se e se del suo cappello (che, Dio, sembrava un preservativo).
Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza e quando ha avuto un momento di smarrimento ed ha chiesto se l'autobus passase da Lerici, gli ha sgranati e sembravano ancora più verdi. Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza, ma aveva una cosa ancora più bella da guardare: le fossette che gli si sono disegnate sul suo viso quando ci siamo guardati e, senza un motivo, senza esserci mai visti prima e con la consapevolezza (mia) di non rivederci più, siamo scoppiati in un misto tra un sorriso e una risata come se non ci fosse niente di più normale.
Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza e mi ha dato un momento di assoluta e trascurabile felicità, un momento che a descriverlo sembra quasi scolorire.
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