Stamani è arrivata la chiamata, quella che non aspettavo poi così tanto, quella in cui mio padre mi informava che, insieme a mio zio, mi avrebbe portato la macchina e le chiavi. Niente più scuse per non guidare. La patente c'è, la macchina pure... no, fermi tutti: manca la pratica. E' da quando ho preso la patente che non guido, ho provato domenica con mio padre, ma è stato un disastro e sono scesa lasciando a lui il ruolo di guidatore.
Mi lascia le chiavi. Torno a studiare (l'ansia. Potrei fare mille battute su me che studio l'ansia, ma questa è un'altra storia), mamma torna da lavoro e decide che è il caso di andare a guidare. Ah. Se lo dici tu.
Guida lei: prima tappa benzinaio e Odino santifichi le pompe di benzina con il servizio, ché io la benzina da sola non avrei saputo farla. Seconda tappa: il parcheggio dove tutti vanno a fare pratica.
Bene. Io e Bonnie (per ora la macchina si chiama Bonnie - come Bonnie e Clyde - ma il nome è in rivalità con Bunny, la protagonista di Sailor Moon) abbiamo un problema semplice, cioè non ho confidenza con la sua frizione e il suo cambio. Faccio qualche giro, miglioro il rapporto, sembra non spegnersi più e lì arriva la frase più brutta che abbia sentito negli ultimi sei mesi: "vai fino al DiPiù che facciamo la spesa".
Ah. Bene. Cosa!?
Niente. Panico totale, ma ci arrivo, parcheggio e mi complimento con me stessa, non è poi così storto.
"Al ritorno guidi te fino a casa".
Ah. Bene, Cosa!? Dovrei guidare sul vialone, fino a casa!? Mi prendi per il culo!?
Niente. Non era una presa in giro.
Ora, non è che io me la sia cavata poi così male per essere la seconda volta che guido in strada una macchina che non sia quella di scuola guida, quindi con i doppi pedali, ma il problema è il cambio. Allora, la Panda di scuola guida era bellissima, quel cambio senti subito dove va, non avevo mai dubbi su quale marcia stessi mettendo, ma Bonnie è una complicata, non è una Panda, il suo cambio è figlio di puttana, non si sente dove va con chiarezza assoluta come la Panda. Ora, immaginatevi la scena di me, persona ansiosa, a sessanta chilometri orari (giuro che non ero oltre il limite, lì è settanta. Sono una brava persona, rispetto i limiti!) che pensa a tutti i danni fisici che poteva causare a se stessa o ad altri in caso di incidente e che, dallo specchietto, poteva chiaramente vedere la faccia scoglionata di quella nella macchina dietro di lei (Signora, io comunque la P sulla macchina ce l'ho ancora, poteva superarmi e non stare a sbuffare...) che deve per forza cambiare marcia. Bene. Alzo il piede dall'acceleratore, schiaccio la frizione fino in fondo, respiro profondo, cambio marcia. Sbaglio. Non metto la terza, per un soffio e per sbaglio, metto la prima, la macchina sobbalza di brutto, reagisco in maniera rapida prima che si spegne, salvo la situazione.
Mia madre è chiaramente sbiancata, ha seriamente visto passarsi la vita davanti.
Niente, arriviamo a casa sane e salve, entro anche nel parcheggio del palazzo senza strusciare contro i piloni (gente, mi sentite scriverlo con gioia!? No, perché io ero convinta di fare Bonnie a strisce!) e, dopo mille manovre sotto consiglio, parcheggio in maniera dritta. Ora Bonnie è giù, tranquilla. Mamma è in terrazzo a parlare con la signora del piano di sotto e la sta avvertendo che la macchina è mia. E' più gasata lei di me, io ho solo messo in macchina un deodorante alla fragola con su scritto "Sono già simpatica, non posso essere anche brava a guidare", così, per avvertire chi sale...
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