Stamani mi sono svegliata presto, contro voglia perché di andare a lezione ed ammettere che non avevo neanche guardato quei dannatissimi esercizi non ne avevo voglia.
Ero pronta a sentirmi l'ennesima ramanzina, tanto ora mai ci sono abituata a sentirmi le prediche da persone che si chiamano come lui. Non avevo voglia di sentirmi dire che devo studiare, che devo esercitarmi e blablabla. Avevo voglia di starmene a letto, con le coperte fin sopra alla testa e uscire solo se ne avevo voglia. Ma io dovrei averlo imparato in questi tre anni, P. mi fa sempre bene, in qualsiasi modo vada la lezione.
Papà voleva - voleva davvero? - tirarmi su di morale per com'è andata la scuola, mi ha spedito ancora di più sotto terra. Papà non lo sa che con me stessa non c'è un buon rapporto e che se rincara la dose aggiungendo che ho "un carattere di merda e da smussare, cambiare", mi fa più male di quando mi dice che sono ingrassata, che così bianca faccio schifo e che ho i brufoli. Sei un adorabile papà, proprio.
P. che non ha motivo di tirarmi su di morale, perché non è che lo pago di più se mi dice cose come "tanto all'università ci puoi andare con due anni di ritardo. C'è gente che al liceo era un fenomeno e all'università fa schifo, vedi te". P. sa più cose di me di mio padre; sa che bevo, che ogni tanto fumo, che cosa vorrei fare all'università se non riesco a sfondare nella musica. P. ha capito che io e la mia bassa statura non andiamo d'accordo e che non vado d'accordo neanche coi luoghi affolati.
P. mi fa parlare senza partire con il pregiudizi di mio padre, senza pensare che abbia un carattere di merda, che sono stupida e senza criticare tutto quello che faccio, dico e penso.
Avrei voluto farmi adottare da P. uscendo dalla sala prove dalle tende arancioni e dagli aplificatori strafighi.
amore.
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