venerdì 20 gennaio 2012

"Sei sempre la solita esagerata"

Devo partire una settimana, ma sembra che debba partire per sempre vista la quantità di roba che porto via che in realtà è solo un quarto della roba che vorrei veramente portare e nessuno capisce che, io, per stare tranquilla devo avere tutte le mie cose con me e che nella valigia grande ci stanno anche le mie speranze, non solo i vestiti.
Parto, domani, e io sto sperando di arrivare e vedere la neve, perché quel bianco è rassicurante nonostante le cadute e la paura, perché quel mare bianco e candido si ruba sempre i pensieri restituendomeli, poi, al ritorno senza che facciano male.
Domani parto ed ho una paura folle, perché la montagna mi spaventa, perché sa essere bella ed infame, ma io, alla fine, vorrei sempre rimanere a Sestiere a fare l'eremita in mezzo al nulla quasi totale.
Domani parto e vaffanculo a tutti i pensieri e le paure, quelle le lascio a casa.

domenica 15 gennaio 2012

mi piacerebbe che suonassi alla porta e con quella tua faccia da coglione mi dicessi che passavi di qua e sei venuto a ridarmi il libro e io ti abbraccerei, ma non perché mi hai riportato (finalmente) il mio libro, ma perché sei passato, perché tutte le volte che ti abbracciavo mi hai sempre stretto forte o mi hai fatto girare, ti abbraccerei perché, se ti vedessi ora, non saprei farti tutti quei discorsi che devo farti, che mi hanno detto di farti.
mi piacerebbe che suonassi alla porta e con quella tua faccia da coglione mi dicessi che passavi di qua e io sorriderei, perché capirei che in realtà è tutto okay, anche solo per un momento.

giovedì 12 gennaio 2012

solo una stucchevole deriva criminale.

promettimi che, caro sconosciuto che non ho incontrato e non so quando e se mai ci incontreremo per più di un attimo, di sfuggita, in qualche stazione ferroviaria di qualche luogo sperduto, mi porterai a vedere i ciliegi in fiore. anche da lontano, se sei allergico, ma portami a vedere i fiori di ciliegio, te ne prego.

mercoledì 11 gennaio 2012

(non) gentile comunicazione di servizio.

sì, ho quasi diciotto fottutissimi anni, ma se smettete di ricordarmelo ogni dannatissimo giorno da qui a marzo, mi fate un favore, grazie. sì, mi fa un piacere della madonna che, se tutto va bene, mi venite a trovare, ma smettiamola di rompere il cazzo con la storia che io non posso non fare nulla per quel fottutissimo compleanno di merda, è solo un ennesimo compleanno, non cambia un cazzo dall'anno scorso a ora, porca miseria.
ah, sì e smettiamola di chiedermi di passare le verifiche, perché porcamiserialadravacca io ho bisogno di tranquillità per fare le cose, cazzo!
grazie della gentile attenzione.
e se continua così riprendo a fumare.

lunedì 9 gennaio 2012

oggi è uno di quei giorni in cui mi convinco che smettere di fumare è stato l'errore più grande della mia intera esistenza.

domenica 8 gennaio 2012

Non ho né la voglia né l'umore per rivedere certe facce di merda.

No, sul serio, io certa gente non la riesco a vedere dopo un weekend di merda in cui considero tornare a scuola una fortuna, figuriamoci dopo queste bellissime vacanze quanta voglia io abbia di rivedere gente che mi parla solo per sapere se ho fatto i compiti e posso passarglielo.
E sì i compiti sono fatti e finiti (emh, sì, tranne italiano, ammettiamolo) ma siccome erano vacanze anche per e mi sono messa lì e mi sono fatta tutta quella caterva di esercizi da quinta elementare di matematica e tutta biologia e tutto inglese e un quarto di italiano, potevi fartelo anche te, brutta faccia di merda che non sei altro.
Io a scuola non ci torno, cazzo.

venerdì 6 gennaio 2012

nonvogliopiùsentirelefarfallenellostomaco.

stasera uscivano tutti insieme, almeno credo e sto ripensando a quando ci è passato a prendere la prima sera che ero là e al fatto che aveva quella musica che non è musica e che mi fa tanto schifo e al fatto che si è girato con il sorriso stampato sulle labbra (e alle sue fossette) quando si è presentato e al fatto che ho pensato che in foto i suoi occhi non rendono, perché dal vivo hanno delle ciglia nerissime, lunghissime e foltissime che sono la fine del mondo.
ieri sera andavano al cinema, lui e lei, e a me viene una sensazione strana che forse è un misto tra una punta di gelosia e di tristezza, perché lei lo vede solo come un amico e lui la guarda con quello sguardo tanto dolce; ieri sera stava cadendo e quando me l'hanno raccontato ho riso, ma poi mi è venuta una gran voglia di (ri)abbracciarlo e dirgli che era okay, che infondo le foto da bimbomichia erano peggio che poi sarebbe solo una scusa per abbracciarlo un'altra volta.
stasera saranno usciti tutti insieme, o saranno (di nuovo) a giocare alla wii e io sono qua che scrivo di getto perché magari, stanotte, non mi sveglio ripensando al suo profumo e alle ciglia nerissime, lunghissime e foltissime e scrivo di getto perché almeno mi libero la mente e smetto di pensare al fatto che quando scrivevo alla mia amica (che poi era seduta in braccio a me) e gli dicevo delle fossette e delle guanciotte gli stavo dicendo che lui, in pratica, era la persona più tenera di questo mondo.
ed era bello essere bassa, quando tu mi hai abbracciato e sono finita ad affondare nel tuo piumino e quell'abbraccio che io ho sciolto, perché mi sentivo la faccia andare a fuoco e lo sfarfallio delle farfalle nello stomaco mi stava terrorizzando.
stasera guida piano, non inchiodare come fai di solito e non prendere i dossi "a 130 all'ora", non ho voglia di sentire che ti sei fatto male.

Scrivo su fogli di carta, mi sento un po' naufraga e il mondo va avanti anche senza di me.

Devo comprare la moleskine, senza di lei scrivo su fogli di carta volanti, che poi semino per i cassetti di camera mia e io coi fogli volanti non ci vado d'accordo, mi fanno sentire un po' più persa, un po' più naufraga e senza porto sicuro.
Soffro il jet-lag da una parte all'altra dell'Italia, quelle tre ore di treno mi hanno scombussolato l'organismo, o forse non è il jet-lag ma è Milano che se mi saluta con il sole come a dirmi che mi aspetta col sorriso mi manda in crisi, convincendomi che quello è il mio posto, non questo. Forse non è neanche Milano, lo smog, la nebbia, i campi vicino a dove sta la D., forse non è il posto, forse sono le persone che riescono a farmi sorridere mentre sul mio viso scendo le lacrime per chi prende strade diverse promettendo di rimanere amici, forse non è neanche quello, forse è che la timidezza c'era, ma si faceva vincere facilmente, non come qua che mi fa balbettare e diventare rossa come un peperone senza darmi la capacità di fare una frase sensata o forse è semplicemente che io, qua, non mi sento a casa e là mi sentivo libera di essere me stessa, libera di sentirmi a casa.
Sorrido e sono tenace, l'ho promesso prima di tutto a me stessa, ma io ora come ora sono stufa di questa strana convinzione che solo io posso affrontare quella persona, che solo io sarò in grado di fargli una discorso per capire cosa cazzo ha, perché non ne sono convinta, io so che quando lo vedrò rischierò di balbettare e di farmi infinocchiare dai suoi "con lei sono felice" e vaffanculo persino al sorriso e alla tenacia. E vaffanculo anche a me che ieri sera mi sono addormentata ripensando a quanto era bello quel fottutissimo abbraccio, anche se veloce e se io sono affondata nel suo piumino, e vaffanculo che mi addormento pensando a quel "ci vediamo, magari a marzo se riusciamo a venire" che mi fa sorridere e venir voglia di sperare in qualche cosa, anche se di speranze (con lui) non ci saranno mai.
E inizio l'anno col sorriso, ma poi sono malinconica e poi rido e poi mi sento naufraga e poi rido di nuovo di gusto e poi mi chiedo se quell'abbraccio è piaciuto solo a me.
E io scrivo su fogli di carta volanti e mi sento naufraga, perché il mio porto sicuro devo ancora comprarlo e io mi sto forzando a scrivere qua, perché gli occhi degli altri mentre scrivo mi mettono in imbarazzo, tanto anche.