mercoledì 28 maggio 2014

La sveglia suona presto, dopo troppe poche ore di sonno.
Autobus, scuola, interrogazioni, verifiche, casino, pausa e di nuovo interrogazioni in orari extra scolastici.
E poi i sorrisi degli altri, le risate senza senso, le piccole soddisfazioni scolastiche e personali, le chiacchiere tra amiche, le sigarette come palliativo a tutto, anche al cuore che, inaspettatamente, capisce, ancora una volta, prima di essere nella stessa zona, prima che gli occhi lo vedano che vi incontrerete. Le sue facce da “non capivo se eri te o meno”, bazzicare la stessa zona, messaggi pieni di racconti.
Sole negli occhi, occhiali in faccia, sorriso sul viso.
Oggi è un giorno buono.

mercoledì 21 maggio 2014

"Se fossi quel genere di gente, ti augurerei il male".
E' chiaro che io non sia quel genere di gente, perché io più che augurarti il male, ti sto augurando il mare.

domenica 18 maggio 2014

But mostly I hate the way I don't hate you - Not even close, not even a little bit, not even at all.

Odio il fatto che ho iniziato a scrivere di te, per l’ennesima volta, perché impossibilitata a soffocare ancora le parole. Odio non saper scrivere di te usando il computer, ma dover prima usare carta e penna, perché sennò non esce neanche mezza parola.
Odio sentire la tua mancanza, la tua presenza ed odio sentire quando ti incontrerò in giro e quando non ti incontrerò, ma non sentire quando posso mettermi l’anima in pace e dormire, tristemente, senza i tuoi messaggi più o meno sensati, o quando aspettare non è una vana attesa.
Odio il tuo modo di camminare, di accennare un sorriso quando saluti, la tua ironia, così sottile che non si sa se scherzi o meno, e soprattutto odio il modo in cui pronunci “Amy!”. Odio anche il fatto che di te apprezzo anche i dettagli stupidi e soprattutto quelli che, negli altri, odio, come il tuo dannatissimo naso enorme.
Odio quando mi consigli canzoni sapendo bene che mi piaceranno, perché conosci i miei gusti ed odio il fatto che sapresti anche quali film consigliarmi.
Odio il fatto che mi conosci, che mi capisci, che sai della mia ansia e delle mie paranoie, ma ancora di più odio il fatto che ti conosco, ti capisco e so cosa ti passa per la testa da come scrivi. Odio sentire il tuo dolore, la tua gioia o ogni tuo dannato sentimento. Odio quanto dici che ti conosco meglio del tuo migliore amico, che di certe cose ne parli solo con me perché solo io ti so aiutare, ma c’è una cosa che odio ancora di più ed è quando ti ritieni grato di sapermi tua amica. Odio sapere che tu ci sei, che ti potrei scrivere delle mie paranoie senza romperti, senza sentirmi stupida ai tuoi occhi. Odio vedere “Dieci cose che odio di te” scrivendo queste cose, anziché guardare Heat Ledger.
Odio avere un groppo allo stomaco, perché non so come stai, perché non sono io nei tuoi pensieri. Odio, quasi più di tutto, che credevo di aver superato il non riuscire a vederti come un amico, come odio il fatto che tu sia veleno e cura, condanna e salvezza.
Più di tutto, però, odio aver sbagliato verbo già dal principio.

sabato 17 maggio 2014

Un passo avanti e cento indietro.

Per ogni passo avanti che faccio, torno indietro di altri dieci oppure finisco ad ogni passo più vicina ad un dirupo, avvicinandomi di spalle, quindi perdendo anche il senso della distanza che c'è tra me ed il baratro.
Il suo dolore mi arriva addosso come un proiettile che, oltre a ferire la pelle, a far zampillare il sangue, rompe qualche osso. Lo sento addosso, come se fosse mio, e mi spiazza, perché essere empatiche e sentire la tristezza altrui, capirla, è una cosa, ma il dolore che ti fa imprecare, come l'acqua gelata quando ti butti in mare prendendo la rincorsa, è tutta un'altra cosa.
E forse tutti i passi avanti che credevo di aver fatto non erano immaginati, ma solo nella direzione sbagliata.

giovedì 15 maggio 2014

Ho dato l'esame di inglese.
L'allergia sta prendendo il sopravvento su di me.
Devo studiare diritto e sono convinta mi manchino più degli appunti sulla moneta.
L'ansia sta diventando il mio pane quotidiano, ma non solo la mia, anche quella degli altri.
Sono stanca, voglio dormire tra le diciotto e le diciannove ore come i koala.
Maggio è un mese che non mi piace, anche se ci sono le fragole.

(Mi piace scrivere post senza alcun senso logico solo per necessità di scrivere)

venerdì 9 maggio 2014

Sono stanca, stanca di tutto.
Stanca di me stessa, prima ancora di essere stanca degli altri. Stanca di non essere quella che voglio – lo sarò mai? – e di non riuscire ad accettarmi, stanca di guardarmi allo specchio e aver voglia di essere invisibile, stanca di sentir parlare bene di me da altri e pensare “ma di chi cazzo state parlando?”, stanca di ricordare che c’è chi mi disse che “l’universo di colori è dentro di te”, quando dentro ho solo una densa melma nera che assorbe tutto, assorbe tutto e tutti e li fa sparire.
Sono stanca di essere quella forte, saggia, quella che sulle proprie ansie e paranoie ci scherza mentre in realtà la stanno soffocando e nessuno lo vede da quanto fumi, da quanto tu sia diventata insensibile, scazzata, cinica e stronza. Sono stanca di schivare gli abbracci, di fingermi forte, di non saper parlare, di non saper dire ad alta voce “io non ce la faccio ad uscirne da sola”.
Sto implodendo, nessuno lo vede.
Sto implodendo, non lo sto facendo a vedere a nessuno.
Sono diventata brava, sono diventata forte.
Sono stanca, stanca di tutto.

sabato 3 maggio 2014

Sometimes, the good girls seem bad girls #1

Sono quella che si potrebbe definire una brava ragazza. Sì, ok, senza un vero e proprio motivo, di nascosto ai miei, mi concedo qualche sigaretta e bevo alcol, ma tutto nella norma e in livelli accettabili, salvo qualche rara eccezione dove ho superato il limite. Nonostante questo, sono davvero quella che si potrebbe definire tale, ma, soprattutto nell'ultimo mese, vengo avvicinata da gente che mi chiede della droga.
L'ultima? Qualche ora fa, camminando a passo svelto per non perdere la corriera, con due amiche tutto tranne che dall'aspetto da "sfattone", veniamo avvicinate da un signore di mezza età, con un accento fiorentino misto romano, alto e tondo con un cappello orribile in testa che, educatamente, ci ferma con un "scusate belle ragazze, posso chiedervi una cosa?" che fin lì uno va pure a pensare "ma chiederà delle indicazioni". AH! Se, te piacerebbe!
No, il continuo della frase è "non è che avete una sigaretta, del fumo o della bamba" con tanto di gesto di pippare e, ovviamente, avvicinandosi a me... ora, ok che giro con la testa mezza rasata, ho la faccia scavata color cadavere e delle occhiaie terribili che sembro la classica ragazza tossicona dei film americani di serie z, ma sembro così tanto una rimastona da chiedere tutto a me?
Mi consolo solo di una cosa: ha fatto sorridere, era un signore educato, logorroico e molto cordiale.

And in other life I would make you stay.

Sento che lo sto perdendo, che si sta allontanando, ma non so se sia la mia paura a farmi convincere di questo o se sia davvero così.
Sento che lo sto perdendo, che si sta allontanando, ed è la stessa sensazione di quando, nel sonno, sogni di dover urlare, ma, nonostante tu stia provando ad urlare con tutta la voce che hai in corpo, non ci riesci, non esce il minimo suono. E' la stessa orribile sensazione.