Visualizzazione post con etichetta Origami e le sue piccole (dis)avventure. Mostra tutti i post
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venerdì 21 dicembre 2018

Quest'anno è l'anno degli Houdini.

Prima GorgeousBoy che ci prova - ricambiato - per una settimana, si crea la situazione per un limone che viene malamente sprecata da entrambi, poi al ritorno prima tenta di mandare avanti la conversazione per poi sparire dietro a un armadio (primo cittadino di Narnia).
 Poi c'è NarniaBoy che compare e scompare per poi scomparire del tutto dopo aver anche detto di essersi dimenticato di scriverti duecento volte (ne bastava mezza, comunque…).
Per finire il 2018, perché non c'è due senza tre, arriva il Cantante: tizio visto esibirsi durante un piccolo festival, bravo - la sua musica e la sua voce mi piacciono davvero! - e pure discretamente carino con questo capello lungo mosso che 'stica!; ci scambiamo dei messaggi, mi dice pure una mezza cosa carina perché si ricorda di me che canto le sue canzoni - consiglio: se siete a sentire un tizio e sotto al palco siete in pochi, non cantante. Verrete notate! -, ma poi iniziano a succedere cose strane, tipo ce prima dal nulla ti informa su dove suona, il giorno dopo ti suggerisce come andare per poi fare un passo indietro(?) e dire che non ti mettere mai nelle mani di quelle persone (e, sia chiaro, "mettere nelle mani" sono parole sue!). Oggi siamo arrivati al “stasera c'è la serata tale in tale paesino” con chiaro sottotitolo che ci sarà, gli dici che sei già organizzata per andare… sparisce, puff! Non ti dice più a.
Ora, io per il 2019 ho solo un buon proposito: andare io a Narnia e cacciarli da lì, perché Narnia me la merito io. Magari pure smetterla di avere una calamità per i D.U.P (Disagiati Umani Patologici) o smetterla di trovarli dannatamente carini per poi scoprire che sono dei D.U.P!

lunedì 19 novembre 2018

L'eyeliner per andare in guerra.

Sono delusa, incazzata, vagamente offesa. Non tanto con lui che in tutto questo è riuscito a mandare un messaggio dove non ha ancora deciso cosa fare, ma da me.
Da me che ho sperato di scoprire di più una persona che potrebbe interessarmi, che mi affascina, che ho sperato che farsi quattro ore tra andata e ritorno più un concerto insieme potessero aiutarmi a capire se per una dannata volta avevano ragione le amiche. Sono così delusa da me che ho sperato che per una volta potesse andarmi bene con un ragazzo, che ci ho sperato come una cretina, io che non faccio mai errori illogici, che non spero mai su cose impossibili.
Ora sono a casa, lo zaino quasi pronto, la borsa da ricontrollare, i capelli ultra viola che mi fanno dire che sono un personaggio dei fumetti e posso tutto (e per ricordarmelo ho messo pure la maglia di Batman), la felpa regalo delle amiche come forma di conforto. Sono delusa da me, ma sto per andare via da sola per un concerto da sola e mi sembra la più grande vittoria di questo anno, un anno fa non lo avrei fatto.
Vasco - Brondi, non rossi - ha appena cantato "l'eyeliner per andare in guerra", io devo finire di darmelo e andare in guerra. Quella personale.

venerdì 21 settembre 2018

AAA cercasi manuale per capire i peni-muniti.

C'è questo ragazzo secondo le amiche ci prova, secondo altre vuole conoscermi meglio, per un'altra è timido.
Per un po' abbiamo creduto che il mio "no, non ci prova" e il loro sì fossero due fazioni opposte, praticamente ero io che sembra mi stessi sbagliando.
Dopo un messaggio poco fraintendibile, l'ho invitato per un caffè.
Domani non ci sono.
Sparito.
"Facciamo sabato".
"Va bene".
Sparito.

Io non ho capito, se domani ho da uscire con uno che non ho capito se ci prova davvero o meno - io, i miei dubbi, continuo ad averli - o se posso andare a comprare un chilo di gelato e chiedere rifugio a casa della mia amica per vedere Il matrimonio del mio migliore amico.

lunedì 5 marzo 2018

Avrei voluto nascere con il coraggio di buttarmi, non con quello di nuotare tra gli squali.

Tiratela un po’, se non ti scrive, scrivigli tu tra qualche giorno”.

Quanto sono “qualche giorno”? Come faccio a capire che sono “pochi giorni” o “troppi giorni”?
Come si scrive ad una persona? Come si inizia una conversazione? Cosa si scrive? Cosa è concesso e cosa no?
Perché sarei in grado di dire “ti va di vederci per un caffè?” e non di iniziare una conversazione?
Speravo che mi scrivesse lui, dopo la vacanza, dopo i comportamenti e le frasi ambigue, ma niente, il nulla e per una volta nella mia vita sto seriamente pensando che rischiare è meglio del rimpianto di non averci provato. Avrei voluto scrivesse lui per primo, perché non so iniziare a ballare, ma so buttarmi in pista se qualcun'altro apre le danze. E invece no, qua mi rendo conto che il primo passo è nelle mie scarpe. Dove sta il problema? Sta che dopo una vita a sfuggire da ogni rischio, tuffarsi è la cosa più difficile che nuotare.

lunedì 2 ottobre 2017

Ieri sera mi è arrivata una mail, mi hanno selezionato come membro della redazione dell'area musicale del blog affiliato alla radio dell'università. Era la domanda secondaria tra le due che avevo fatto, la prima era per speaker, ma, come ho detto alla ragazza al colloquio, se mi avessero preso come blogger sarei stata onorata comunque.
E mi hanno preso. Io che quest'anno sono andata fermamente convinta che non mi avrebbero presa, che ho detto all'amica che era con me "vabbe, che si fa, ci si riprova l'anno prossimo?" sono sta presa.
Quella mattina sono andata al colloquio scoglionata, mi sono messa in caffetteria ad aspettare un'amica leggendo Guida galattica per autostoppisti con un espresso in tazzina grigia pensando che la frase che descrisse meglio la mattina fosse "avrei voluto squagliarmela con il Dio del Tuono" (che poi, per inciso, è uno state of mind di tutta la mia vita) mentre tenevo le cuffie per evitare che qualcuno mi parlasse. La riproduzione non faceva che passare una canzone che recita se lo vuoi, tutto è possibile. Non ci ho mai creduto. Mi fido così tanto di quella band da essermi tatuata un'altra loro canzone, ma in questa canzone non ho mai creduto e non mi hai mai neanche portato fortuna, ma ero così scoraggiata, così convinta che non sarebbe andata che ho detto "lasciamola, che male può fare?". Non ha fatto male, mi ha solo convinta ad andare e tentare con tutta la voglia che avevo di convincere, poi come andava andava. Sono andata, ho dato il meglio, ma uscendo ero convinta che sarebbe stato un nulla di fatto. Invece, ieri, ho avuto un po' di senso di colpa per la mia amica, che poi ha lasciato il posto alla paura folle di non essere all'altezza, di non essere in grado e alla convinzione che farò una brutta figura. Oggi, invece, ne sorrido, tanto. L'ho detto mio padre, al telefono, che come prima cosa mi ha detto "non ti hanno preso come eri convinta?" e, poi, quando gli ho raccontato che sì mi hanno preso per scrivere, dopo che gli ho spiegato, tutto contento mi ha detto "poi mi spieghi come leggerlo" seguito da "a scrivere sei brava, te la caverai bene". Ho sorriso, tanto, ho anche sentito pizzicare il naso.
Ho fatto un primo passo verso quello che sogno di fare da grande. Non so come andrà, quanto spesso sbaglierò e quanto dovrò impegnarmi per essere all'altezza, ma l'ho fatto.

"Se lo vuoi, tutto è possibile"
"Avevi dubbi?", mi ha chiesto provocatoriamente qualcuno.

giovedì 14 settembre 2017

Danza aerea, atto #1.

Avrei voluto frequentare un corso di parcour in una palestra qua vicina. Io, persona che cade anche da seduta, a fare parcour è un'immagine esilarante per chiunque mi conosca e a cui ho detto "voglio andare a fare parcour". La mia idea, purtroppo, è saltata. Non c'era la classe.
O meglio. La classe c'era, ma per principianti era quella di bambini - nonostante la mia altezza, hanno detto che non ci rientro per età - e quella per me è di solo maschi - dove sta il problema? - era a un livello già superiore. Niente parcour, insomma.
La proprietaria della palestra, proprietaria che conosce madre, ha insistito che andassi a provare il corso di danza aerea. "Due lezioni, gratuite. Dille di provare, se non le piace, non viene più".
Bah, mi dico, è gratis, che può andare male? Che cado? Vabbè, tanto cado a cose pari.
Sono andata, martedì sera, ho provato. Non sono caduta e, anche se anziché la piramide a me è venuta una piramidina e l'inversione ho dovuto prima provare i movimenti a terra perché col piffero che io mi rigiravo a testa in giù - oh, ero convinta di battere in terra! -, mi sono divertita. Torno a casa pimpante, "giovedì riprovo, magari vado".
Ecco. Bene. E' da ieri mattina che ho un dolore agli addominali che ridere è una tortura - e io rido per tutto! -, ma soprattutto mi fanno male le braccia. Mi spiego, mi sono pure messa a studiare i muscoli per capire cosa mi duole, mica pizza e ananas! Allora, il deltoide sicuro è dolorante, quello l'ho identificato con certezza, poi dovrebbero essere indolenziti il muscolo brachiale, il bicipite e quello che io chiamavo ascellare che in realtà si chiama grande rotondo - detto in confidenza rotonda dell'Esselunga -, con la conseguenza che ieri col piffero che alzavo le braccia. La tizia del corso l'aveva detto che "domani avrete problemi anche a prendere una tazzina"... fanculo, chi me l'ha fatto fare!? Non lo so, ma col dubbio che le mie braccia non reggeranno e io stasera volerò - da poca distanza - ad abbracciare il pavimento - che è coperto di quello che madre chiama tatami, ma a me parono i puzzle morbidi che si fanno all'asilo -, perché vado alla seconda lezione di prova.
La domanda, in realtà posta da mio padre, è "perché non mi trovo un hobby normale?". No eh?

lunedì 31 luglio 2017

Ci sono crush che potranno passare gli anni e le stagioni, ma ti faranno sempre perdere quattro o cinque battiti di cuore anche se, in realtà, non c'è mai stato un ficosecco tra voi.
Ci sono crush che, insomma, non ti scordi, soprattutto se sono persone che bene o male continuano a far parte della tua vita sotto forma di amicizia.
La cosa bella di queste crush senza speranza è che tua madre ci spera ancora e, quando sanno che sono in zona, tutta pimpante se ne salta su con "invitalo per il caffè che lo rivedo volentieri!". No. Madre. No. Non ti illudere. No, okay, il caffè ci sta e magari passerebbe pure, ma no. Senza speranze since 2013.

giovedì 27 luglio 2017

Un'invasione di biondi - atto secondo (e pure ultimo).

L'invasione di biondi con gli occhi azzurri di non meglio identificata provenienza... o meglio, in casa c'è una diatriba perché madre sostiene siano della Repubblica Ceca al contrario io sono convinta mi abbiano detto che siano della Slovacchia, prima o poi arriveremo alla conclusione che questi si sentivano ancora parte della Cecoslovacchia come prima del 1993. Torniamo al punto, perché questa è un'altra storia, sono partiti. O meglio, credo siano partiti, dovevano lasciare - e Pischello me l'ha confermato sabato quando glielo chiesi - "27, in the early morning", anche perché sono arrivati in macchina e, grazie ai racconti di padre che ha passato gli anni '80 ad andare in Cecoslovacchia più volte di quante sia andata io a Milano, il viaggio via macchina non è proprio cortissimo.
E niente, mia madre è delusa dal fatto che Pischelletto non mi abbia scritto, perché era diventata una fangirl inconsapevole di esserlo, era rimasta particolarmente colpita da quel ragazzo. A me, sinceramente, poco importa, mi dispiace solo di non aver potuto parlare inglese. E di non aver potuto catalogare le otto varianti di biondo delle due famiglie.
Chissà se si sono divertiti e cosa hanno visto.

sabato 22 luglio 2017

Un'invasione di biondi - atto primo(?).

Mia madre va a fare le pulizie in una villetta che viene affittata per le vacanze, fino ad ora né lei né la proprietaria avevano avuto problemi visto che gli affittuari erano italiani. Non c'era nessun problema di lingua, insomma. Oggi dovevano arrivare degli affittuari cechi, almeno così mi è stato detto quando sono stata assoldata perché "se non parlano italiano come si fa!? Tu l'inglese lo sai!".
Ecco. Facciamo un appunto sul mio inglese. Io l'inglese, ad ora, lo leggo senza problemi, se mi parlano lo capisco senza dover dire "can you reapt slowly?", questa ultima parte merito di guardare tante serie e film in lingua originale, oramai i subita sono lì per sicurezza, mica per altro. Il problema è che sono completamente fuori allenamento nel parlarlo, l'ultima volta che ho detto più di una frase è stato a febbraio quando io e un'amica abbiamo socializzato con delle norvegesi a Milano e siamo andate a bere con loro.
Nel panico più totale, dopo ottomila disagi, loro arrivano alla casa, li raggiungiamo. Qua, devo fare un altro appunto: ho un debole per i biondi occhi azzurri. Da sempre, per sempre, nei secoli dei secoli amen. Scendo di macchina e c'è un'invasione di biondi con gli occhi azzurri. Giuro! Su 9, 8 erano biondi, ma biondi biondissimi eh!
Primo pensiero: il paradiso!
Secondo pensiero: no, niente paradiso. Sono cechi, non australiani.
Niente, scendo di macchina, capisco subito che sono io la vittima sacrificale che parla inglese. Questa banda di biondi si girano verso questo pischelletto - pischelletto perché a occhio e croce gli abbiamo dato 18, massimo 19 anni - che mi dice che lui parla inglese. Traduco quello che c'è da tradurre, conquisto la simpatia generale facendogli vedere la password del wifi e, a dirla tutta, sono pure simpatici. Praticamente, lui traduceva, ma soprattutto quella che abbiamo intuito essere sua madre cerca di farsi capire a gesti accompagnando una parola inglese a intere frasi in ceco(?). Momento top, mi dicono di dirgli "questa è la lavanderia", ma non finisco di dire laundry che mi ferma ridendo con un "nonono, holiday!" e tutti a ridere. Finita di spiegare la casa, il piccolo supermercato e la parte burocratica, la signora simpatica - l'altra non socializzava quanto lei, ma aveva una bimba bellissima con sé - insieme a Non Biondo mi chiedono se possiamo lasciargli il mio numero. Bom, okay, tanto tra poco ripartono, se hanno bisogno almeno madre non impazzisce a spiegargli le cose e a farsi capire. Stiamo per andare via, ma Pischelletto mi chiede una cosa, fraintendo - gente, io agitata che non so socializzare in italiano figuriamoci in una lingua non mia e circondata da sconosciuti - e gli spiego una cosa che c'entrava, ma non quello che voleva sapere. Mi sorride, io penso di dirgli "senti, cazzo sorridi!? Sei biondo e occhi azzurri e già mi crei problemi di concentrazione così!", ma invece mi rispiega cosa voleva sapere. Mi stava chiedendo se per andare in giro ero disponibile, in modo da aiutarli a muoversi e cose così. Presa in contro piede gli dico ok, in caso scrivimi.
Saliamo in macchina, madre ride a crepapelle poco dopo essere partita, la guardo perplessa e se ne esce con "ma ci stava provando?". C'è, l'unica cosa che ha capito era che volevano una mano a muoversi? Non parla una parola e questo l'ha capito?
E soprattutto... ci stava provando? Ha ragione che mi scriverà prima di domani?
Si vedrà.

Stay tuned per le prossime puntate.