mercoledì 26 marzo 2014

Di "se" e di "ma" ne son piene le fosse.

Avrei dovuto dire “scusa, aspetta un attimo!”, sconfiggere le gambe che tremavano, correre, raggiungerlo dirgli “ciao!”. Avrei dovuto far così, anziché rimanere ferma, con gambe tremanti, urlare il suo nome, sapendo che da lontano non vede un cazzo e che, sicuramente avrà salutato per educazione, come un’emerita imbecille.
Le cose giuste da fare le capisco sempre troppi giorni dopo.

domenica 23 marzo 2014

“Oh, per tutta la vita, lo sai?”

Non importa se la voce si è consumata, uscendo rauca ogni volta che si proferisce parola, e se la gola fa male, perché hai cantato con tutto il fiato che avevi nei polmoni.
Non importa se ogni parte del tuo corpo si lamenta ad ogni movimento, perché, forse, non hai più allenamento per saltare un’ora e passa come se nulla fosse.
Non importa se rimanere svegli è uno sforzo enorme, se la stanchezza sembra schiacciarti, perché le ore di sonno sono molto inferiori alle ore di viaggio e ancora meno rispetto alle ore che hai passato sveglio usando tutte le tue energie.
Non importa se una mano duole per un colpo dato ad una transenna in preda alla rabbia, perché sapere che certe canzoni sono dolci solo in apparenza, non serve a “salvarti” dal momento in cui quella rabbia sarà la tua e cantare è l’unico modo per non farsi schiacciare.
Non importa se tutto non è andato come si voleva, se non si è riuscito a mentre una promessa, se i programmi non sono stati pienamente rispettati, se è mancata nella scaletta quella canzone che è la tua ancora. Non importa, perché, nonostante tutto, certe serate, certi concerti, certi sorrisi, certe risate, certe persone, certe amicizie sapranno ridarti tutta la forza che credevi di aver perso.
“Oh, per tutta la vita, lo sai?”

venerdì 21 marzo 2014

Centoquarantanove.

Centoquarantanove ore di canzoni da farti sentire.
Centoquarantanove ore di cose senza senso da raccontarti.
Centoquarantanove ore di non sapere come stai.

domenica 16 marzo 2014

Domani dovrò mettere una giacca e delle ballerine, come farebbe una persona seria, ma un po’ imbranata che non sa camminare sui tacchi.
Io che non sono mai stata attenta ad abbinare i colori, a vestirmi bene, a non sembrare una sfattona, una punk (pronunciato come si scrive, come dice zia) o una persona (molto) vagamente femminile, dovrò andare in giro con delle scarpe che mi sembrano ciabatte, che solo all’idea di uscirci mi prende freddo ai piedi, con un completo tutto abbinato e l’ansia di sembrare una cretina. Non mi piace uscire dai miei panni, vestirmi come si confà a certi luoghi o a certe occasioni, ma forse, questo fa parte del “mondo dei grandi”: doversi adattare.
Mi adatto, in blu marinaresco e con delle scarpe “femminili” ai piedi. Forse forse, inizio a crescere.

venerdì 14 marzo 2014

"Storia di un naso che comincia a vivere da solo".

Domani mi ritroverò a prendere uno, forse due, autobus dopo per venire a casa, perché la riunione al Museo Navale per l'attività di ricevimento della prossima settimana ce l'hanno messa ad un orario infame e lontano da una fermata che possa andarmi bene, ma penso che va bene, se questo vuol dire rischiare di incontrarti (con lei), mentre stanca, esausta, scoglionata e pure un po' affamata, aspetto un autobus che farà il giro del mondo per arrivare quasi a casa. Va bene, se rischio di incontrarti, dopo quasi centoventi ore di silenzio, di mancanza di messaggi senza senso di notte, e magari anche se con lei mi chiederai se va tutto bene, o forse sarò io a chiedertelo, nonostante lei, e penserò che va bene, anche se stanotte non ci sei ed io, almeno per messaggio, avrei voluto scriverti la storia de "Il naso" di Gogol'.

lunedì 10 marzo 2014

Pochi giorni fa, abbiamo parlato come sarebbe stato non sentirsi più ed io, dopo neanche due giorni che non ci sentiamo, sto testando sulla pelle quella sensazione di vuoto che hai citato tu.
Fa schifo. Affezionarsi, legarsi, fa schifo. Fa dannatamente schifo.

sabato 8 marzo 2014

Ti incontro per strada e divento triste, perché poi penso che te ne andrai.

Tu che cammini per strada con lei mentre io ti vedo con qualche metro d'anticipo, ma già troppo tardi per evitarti, per poter imboccare la strada a sinistra, anziché quella di destra, e scombussoli tutto il fragile equilibrio che avevo creato, per me stessa, oggi.
Io con la mia parlantina che tartassa le orecchie di un'amica.
Tu che cammini con lei, che non è altro che un'immagine fuori fuoco al limite del punto cieco dei miei occhi.
Io con la mia voglia di sparire, di non incrociarti, perché inizia già a tremare tutto ancora prima del tuo "ciao".
Tu che rallenti, ti sposti un po' per farti vedere, per salutare.
Io che perdo le parole, io che di parole ne ho sempre troppe, e non riesco a far altro che alzare una mano ed accennare un sorriso (mi domando se mi sia arrivato negli occhi).
Sarebbe bello dirti quanto fossi buffo con quelli occhiali tondi dalla lente a specchio e quanto mi tremasse tutto il corpo, per la voglia di farsi stringere da te.

lunedì 3 marzo 2014

Sto sorridendo, un sorriso che non avevo da mesi, di quelli che dalle labbra passano agli occhi, al modo di fare, alla voglia di spaccare il mondo, al non sentire la paura di questi vent'anni che sembrano una montagna da scalare a mani nude.

sabato 1 marzo 2014

La riproduzione casuale ha passato Il Meglio Arriverà, a tradimento e inaspettatamente, quando tra un’ora sarò a correre in stazione per rivedere le amiche, mia cugina e mia nonna.
Forse, quella canzone, sarà sempre lì a ricordarmi quanto questa, nonostante tutto, sia casa mia, quanto le cose belle stanno “negli occhi di chi sa guardare”.
Oggi va tutto bene.