venerdì 30 agosto 2013

Screaming in silence.

Ho cambiato canzone, volevo sentirmi una ragazza che è (quasi) all'esatta metà tra i diciannove anni e i vent'anni, non volevo più sentirmi addosso il peso di tutto quello che sta crollando senza che io possa veramente far qualcosa, non volevo sentirmi più in mezzo a due fronti di guerra, così i New Found Glory cantano Kiss Me, mi convinco che devo studiare, che è l'unico modo che ho per andarmene da qua, che un giorno, riuscirò ad uscire da questa casa, da questi casini, sarò lontana e se mi chiameranno incazzati dirò che ho da fare la spesa, che devo studiare, che sto andando a lezione, che avrò qualcosa da fare di troppo urgente per stare a sentire, per l'ennesima volta, loro due che si inveiscono contro.
Ho cambiato canzone, ma in testa non mi gira francese, mi gira che vorrei prendere carta e penna e dirgli che se questa volta mi mettono in mezzo, io non ne esco mutilata, perché i loro casini mi annebbiano la testa, mi impediscono di studiare, mi è bastato anni fa dover mettermi in piedi rinunciando ai sogni, mi chiudono lo stomaco e mi tolgono un sorriso che mi sono guadagnata sputando sangue e sudore. Vorrei poter dire tutto, dire che io non posso essere il centro di tutto, che ho diciannove anni e voglio dovermi preoccupare di cuore che si può rompere, di sogni tra le mani, una ramanzina perché torno a casa tardi, di raccomandazioni di non andare in macchina con amici che hanno bevuto, di cose adatte alla mia età, non voglio avere quarant'anni quando non ho neanche vent'anni. Vorrei poter dire che basta, che mi lascino vivere senza distruggermi, senza farmi male senza neanche accorgersene davvero, sono già stata distrutta una volta e mentre loro si sono fatti forza con me, per me, io dovevo far da sola e cristosantovaffanculo, non posso rifarcela.
Ho cambiato canzone, volevo preoccuparmi che"oh, kiss me beneath the milky twilight / lead me out on the moonlit floor / lift your open hand / strike up the band and make the fireflies dance / silver moon sparkling / so kiss me" poteva farmi pensare "sì, cristo, baciami" e invece scivola tutto addosso, come la pioggia, come le lacrime.

giovedì 22 agosto 2013

I won't fall.

Vado di corsa, non ho tempo per fermarmi a scrivere quello che vorrei – e dovrei - continuare scrivere; ripetizioni, tornare a casa, battere le cose corrette a computer, stampare i verbi, andarli a studiare, fare gli esercizi, cenare, uscire di corsa, stare un paio d’ore su, con il rischio di un attacco di qualche cinghiale, tornare a casa e rifare tutto da capo.
So che arriverà presto settembre, so che i primi giorni saranno duri, i saluti e l’esame insieme dovrebbero essere, per certi versi, illegali e poi la pace prima della tempesta della scuola, della gente che, se potessi, non vorrei rivedere e quella che vorrei rivedere, ma se seguono le idee che hanno in testa, non saranno lì ad abbracciarmi e/o a darmi morsi sul collo ogni volta che non me lo aspetto (maledetto A.!) oppure non saranno lì per correre a prendere il mukki alle macchinette. Ma è ok, infondo sto imparando a rimanere in piedi, a sopportare la gente che non sopporto, a non farmi tremare le mani né per l’ansia né per il nervoso.
Vorrei un po’ di calma. Vorrei respirare l’aria del mare ancora un po’, vorrei dovermi tuffare in acqua dopo che gli amici mi hanno bagnata schizzandomi, vorrei mangiare ancora le focaccine di quello stabilimento balneare che le fa buonissime, vorrei godermi i sorrisi degli altri, al sole, ancora un po’.
(E vorrei baci. Anche solo in fronte).

giovedì 15 agosto 2013

So please, please, hold me.

Essere più forte, più decisa, saper che, dentro, si ha quello che serve per battere quelle stupide paranoie che avvelenano il cuore e la mente. Essere più sorridente, più leggera, aver buttato via quei pesi che impedivano di correre. Essere nuovi, fermi, ma non meno soggetti alle scosse, alle scosse emotive.
Alle scosse emotive, alle scosse date da un sorriso, da un brutto pensiero, dalle mani che ti sfiorano distrattamente, per tirarti via, per reggerti, non per sentire; scosse emotive date da quel breve momento di comprensione, di affinità mentale e di voce bella da sentire.
Non basta tutta la forza che sai di avere per non tremare, per non aver paura di crollare, per non finire in una strada buia e senza uscita.

sabato 10 agosto 2013

Perché più scappi dalle cose, più queste ti rincorrono diventando sempre più forti ogni volta che tu diventi più forte e più stronze quando tu impari a giocare?

venerdì 2 agosto 2013

On the edge of the world, I've never asked for something more.

Rido per il gusto di ridere.
Sorrido per il gusto di sorridere.
Esco per il gusto di uscire.
Scrivo perché voglio, non per abitudine.
Ascolto (la musica) senza che mi pesi.
Ascolto (gli altri) perché lo so fare, perché mi piace.

Sono tornata da quella vacanza cambiata, non so cosa sia successo, a parte aver scoperto un particolare talento a cucinare le zucchine, forse non è successo nulla e sono solo io che, dopo otto giorni immersa in sorrisi e risate, lontana da casa, sono tornata così piena che dentro di me è scattato qualcosa, tipo una voce che diceva “Cristo Santo, svegliati e torna ad essere chi eri!”.
O forse non saprò mai cosa mi è successo, ma va bene così, per una volta, non mi va di cercare i motivi nascosti. Per una volta, la razionalità la lascio nel cassetto, chiusa a chiave.
Non mi manca nulla, mi sto accontentando delle piccole cose, sto imparando che, forse, è vero che sono i particolari a rendere migliore il tutto, come il mio cane che si mette accanto a me mentre scrivo, come la pizza divisa a metà e mangiata alle undici di sera, come fare la strada di casa di corsa di notte perché questo posto è adatto solo ai film horror, come una cena triste a base di uova strapazzate su un terrazzo di una casa che non era casa davvero ma ero come se lo fosse, come le rose regalate dalle amiche per sopperire ad un proprio rimpianto, come le risate con gli amici, come il cielo con le stelle.
(In realtà qualcosa mi manca. Mi mancano le crêpes, le piadine dell’Alaska, i baci in fronte, gli abbracci ed un origami, ma anche se mancano, non pesa l’assenza).