Vado di corsa, non ho tempo per fermarmi a scrivere quello che vorrei – e dovrei - continuare scrivere; ripetizioni, tornare a casa, battere le cose corrette a computer, stampare i verbi, andarli a studiare, fare gli esercizi, cenare, uscire di corsa, stare un paio d’ore su, con il rischio di un attacco di qualche cinghiale, tornare a casa e rifare tutto da capo.
So che arriverà presto settembre, so che i primi giorni saranno duri, i saluti e l’esame insieme dovrebbero essere, per certi versi, illegali e poi la pace prima della tempesta della scuola, della gente che, se potessi, non vorrei rivedere e quella che vorrei rivedere, ma se seguono le idee che hanno in testa, non saranno lì ad abbracciarmi e/o a darmi morsi sul collo ogni volta che non me lo aspetto (maledetto A.!) oppure non saranno lì per correre a prendere il mukki alle macchinette. Ma è ok, infondo sto imparando a rimanere in piedi, a sopportare la gente che non sopporto, a non farmi tremare le mani né per l’ansia né per il nervoso.
Vorrei un po’ di calma. Vorrei respirare l’aria del mare ancora un po’, vorrei dovermi tuffare in acqua dopo che gli amici mi hanno bagnata schizzandomi, vorrei mangiare ancora le focaccine di quello stabilimento balneare che le fa buonissime, vorrei godermi i sorrisi degli altri, al sole, ancora un po’.
(E vorrei baci. Anche solo in fronte).
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