lunedì 5 marzo 2018

Avrei voluto nascere con il coraggio di buttarmi, non con quello di nuotare tra gli squali.

Tiratela un po’, se non ti scrive, scrivigli tu tra qualche giorno”.

Quanto sono “qualche giorno”? Come faccio a capire che sono “pochi giorni” o “troppi giorni”?
Come si scrive ad una persona? Come si inizia una conversazione? Cosa si scrive? Cosa è concesso e cosa no?
Perché sarei in grado di dire “ti va di vederci per un caffè?” e non di iniziare una conversazione?
Speravo che mi scrivesse lui, dopo la vacanza, dopo i comportamenti e le frasi ambigue, ma niente, il nulla e per una volta nella mia vita sto seriamente pensando che rischiare è meglio del rimpianto di non averci provato. Avrei voluto scrivesse lui per primo, perché non so iniziare a ballare, ma so buttarmi in pista se qualcun'altro apre le danze. E invece no, qua mi rendo conto che il primo passo è nelle mie scarpe. Dove sta il problema? Sta che dopo una vita a sfuggire da ogni rischio, tuffarsi è la cosa più difficile che nuotare.

Appunti sparsi al rumore di neve sotto gli sci.

25 febbraio, notte.
Siamo dieci giovani, due soli sono apparentemente single, carini ed etero.
Uno dei due ha detto, testuale, “se tuo padre non ti apre la camera, puoi dormire da me”. Ecco. Magari anche no.

Sul cucuzzolo della montagna con la neve alta così. - Day 1, parte 1. (25 febbraio).
Ieri ho fatto otto ore di viaggio.
Ho fatto lo sforzo psicofisico di socializzare.
Sono uscita, mi hanno offerto da bere, e sono rientrata tardi.
Mi sono svegliata prima delle 7.
Tra un'ora devo trovarmi giù con gli altri per andare a sciare.
In realtà vorrei solo andare a dormire.

25 febbraio, 11:40pm.
Nella comitiva in vacanza c'è un ragazzo che mi affascina, quindi non mi piace, ma a quel qualcosa che mi fa venire voglia di conoscerlo, più di quanto non vorrei conoscere bene anche gli altri che, alla fine, sembrano tutti okay. Avrei davvero voglia di scoprire di più su di lui, per qualche secondo credo di aver pensato anche di volerci provare, salvo ricordarmi che non sarei capace.
E non è qualcosa legato a come appare, fosse così lo penserei di S. che rientra perfettamente nel mio prototipo, ma è qualcosa che non ho ancora capito e mi infastidisce non aver capito.
Tornando in camera dopo aver passato la serata a giocare a Uno in albergo ho realizzato che, comunque, finita la vacanza ci perderemo di vista, soprattutto ho capito di non avere speranze per come sono fuori, per come sono dentro. E mi è presa un po’ di tristezza.

Sul cucuzzolo della montagna con la neve alta così. Day 2, tarda notte feat. Day 3, parte 1. (27 febbraio).
E’ già la seconda volta che quando rientriamo ci mettiamo a parlare con F., il ragazzo del turno di notte, e tiriamo tardi nella hall. Cip - si, oramai per me i due fratelli sono Cip e Ciop - sotto effetto dell'alcol è passato da semi-muto a parlarmi, a percularmi, a dirmi che scherzava convinto me la fossi presa, a farsi sistemare i capelli finendo a fare una battuta non meglio chiara.
Stamani eravamo tutti in coma, a colazione.
E andando a sciare Cip è passato alla nuova fase del post sbornia: proporsi di aiutarmi con i miei scii. Odio portarli, ma non mi farò mai aiutare. Mai.

2 marzo, 3:30am.
Una delle cose più carine che mi siano state dette è che sono tra le tre cose più piacevoli successe in questa settimana bianca.

Tornando a casa. (3 marzo).
Sono in macchina che guardo fuori dal finestrino, esausta dal lungo viaggio e triste che non c'è più neve, di colpo. Fino a poco fa era ancora tutto bianco.
Sono in macchina che guardo fuori dal finestrino, esausta dal lungo viaggio e triste che non c'è più neve ed ho avuto un flash dell'altra notte, una cosa che avevo totalmente rimosso. Cercando di calmare CCC, dopo la rissa in piena notte in una strada di Livigno, ho preso il suo viso tra le mani guardandolo negli occhi ripetendogli di calmarsi e, ora, mi sono resa conto di una cosa: in sette giorni non ho ancora capito di che colore ha gli occhi.



Copiando qua degli appunti sparsi della scorsa settimana, mi sono resa conto di non essermi appuntata nulla e, comunque, di aver appuntato tutto. Non ho scritto del freddo, della neve fantastica, delle risate, delle chiacchiere in sala fumatori, degli sguardi assonati di prima mattina, di io che rimorchio nella notte del mio compleanno - uno era un ragazzino(?) straniero che ha detto a una nella comitiva di volermi conoscere per poi presentarsi dicendomi "I'm Malvin, but you can call me Bellissimo"... anche no -, di Cip/CCC che tira un cazzotto ad un tizio per strada ed io che me lo porto dietro fino in albergo, non ho scritto questo e tante altre cose e mi rendo conto che una settimana che presagivo come opprimente perché non sapevo socializzare è finita ad andare meglio del previsto.