giovedì 28 maggio 2015

Piccole maturande disperate.

Alterno momenti di imprecazione o santi disturbati in maniera poco carina a momenti di pianto perché non so ancora se riesco a farmi ammettere alla maturità. Tutti dicono di stare tranquilla, io oggi ho saltato il pranzo dopo una giornata scolastica disastrosa e salterei volentieri anche la cena, passando direttamente all’uscire e al mio drink alcolico.
Ho da studiare per quelle materie di cui vogliono altri voti, quelle da alzare per stare tranquilla, quelle da alzare perché so di poter far di più e il mio otto in italiano lo voglio, come voglio almeno sette in storia e spero di essermi abbassata psicologia che sotto ad un certo voto mi scoccia di principio averla e oltre tutto questo dovrei anche cercare e buttare giù la tesina, visto che s’è fatta ‘na certa e (si spera) di doverla consegnare poi fa non troppo tempo.
Avrei bisogno di giornate da quarantotto ore e settimane da quattordici giorni.
Ora vado a fare i biglietti di francese, poi cena e poi, per una cavolo di sera, abbandono i libri e esco, fingendomi una ventunenne qualunque che non ha perso troppi anni.

domenica 24 maggio 2015

Felling like a 15 years old girl.

Vorrei essere nata con meno maturità, ma più coraggio nel rischiare di conoscere qualcuno che sembra interessarsi a me o con qualcuno che interessa a me.
Vorrei essere nata con meno paranoie, ma più ingenuità per non valutare sempre ogni pro e contro delle cose.
Vorrei essere nata con meno “se” e “ma”, ma con più capacità di provarci, di buttarmi, di vedere come va.
Vorrei non avere la maturità di una persona più grande dei ventuno, ma la capacità relazionale con l’altro sesso interessato/interessante di una quindicenne.

(O almeno, vorrei essere nata in un universo parallelo dove uno legge i messaggi in un tempo accettabile e risponda in un tempo accettabile. Porco schifo).

martedì 19 maggio 2015

Dopo anni ho cambiato titolo al blog - l’url non sarà mai che cambi, troppo mio, troppo parte di me - e forse sto iniziando a rivoluzionare la mia vita dai miei spazi (digitali).

lunedì 18 maggio 2015

When I wanted more, yeah, you had enough.

Credo di essere andata avanti o, se non ci sono ancora pienamente riuscita, credo di essere quasi andata avanti. Non provo più gelosia o un senso di privazione quando inizia a conoscere una nuova ragazza, ma solo una grande speranza che questa sia quella giusta, non l’ennesima che finirà col ferirlo. Non provo più quel magone allo stomaco dato dal “cos’ha lei più di me? E’ più bella, lo posso accettare, magari ci sa fare coi ragazzi, ha più esperienza di me, ma per il resto? Cos’ha che io non ho?”, dal pensarlo e non poterlo dire.
Sto imparando a superarlo, senza intestardirmi sul “non devo evitare di provare questo!” come ho sempre fatto, ma lasciando andare le cose per il loro corso, come mi disse qualcuno già molti anni fa per altre storie. Lascio seguire la corrente ai miei sentimenti, prima o poi raggiungeranno il mare e saranno superati, ma a volte scontrano un masso, si incagliano da qualche parte così finisco a ripensare che sarebbe bello se, un giorno, avessero ragione le amiche nel dire “voi due, prima o poi, finirete per stare insieme”. Sarebbe bello perché so che ci metteremo l’anima per far funzionare le cose, ma non per un disperato bisogno d’amore da entrambe le parti, ma perché se non ci impegnassimo rischieremo di perdere quello che abbiamo già, perché poi arriverebbe il rancore, il sentimento del “ma se noi…” e col rapporto che abbiamo lo diremmo all’altro, finendo a ferirci a vicenda. So che io e te ci proveremmo così tanto a fare andare le cose che, forse, andrebbero davvero e non saremmo mai quelle coppiette smielate, io non sono il tipo, tu un po’ e ci compenseremmo a vicenda, il mio niente e il tuo tanto. So che sarebbe bello, ci penso ogni volta che i sentimento scontrano qualcosa mente sono trascinati dalla corrente, ma pian piano sto imparando ad andare avanti, a non sentire dolore, a lasciarmi dietro questi pensieri finendo a godermi di più l’amico che sei.
Non è facile, è come quando inizio a scrivere parlando in terza persona e finisco col tu, perché la terza persona con te non c’entra una beata minchia. Non è facile, ma ora ad esempio non sono gelosa della ragazza che hai conosciuto a ballare e che ti ha colpito subito, ma non solo perché eri fuori, sono solo preoccupata perché non è una situazione facile, tra la distanza tra voi, quell’altro dettaglio non trascurabile della vita di lei che ti sta preoccupando e su cui ho cercato di farti ragionare, ma che m’ha reso fiera di te, perché non sei scappato, ma ti sei fermato a riflette, a prendere una decisione coraggiosa. Non è facile, perché un po’ l’orgoglio di avere un amico con le palle che, nonostante le cazzate, ha la testa sulle spalle, si confonde coi sentimenti, ma so qual è la cosa che sento maggiormente per te ora e non fa più male
 Sto andando avanti. Ce la sto facendo.
(E tu continui a rimanere, nonostante il tempo, nonostante quanto io sia una pessima amica, nonostante quanto io sia incasinata, paranoica e rompi balle. Potrei essere più felice?).

giovedì 7 maggio 2015

Torno sul blog dopo mesi, oltre ad aver notato che dovrei esteticamente rivoluzionarlo tutto da zero, mi rendo conto che da quando ho scritto l'ultima volta, nonostante continui a schiantarmi contro muri a tutta velocità facendomi male, sono ancora in piedi, più o meno intera, più o meno viva.
Ho preso diversi treni, ho fatto qualche weekend altrove, respirato smog e posti nuovi, ho accumulato sorrisi, risate ed abbracci, soprattutto nell'ultimo periodo, ricordandomi che io vivo per le piccole cose e non per le grandi cose, non per l'amore di qualcuno, non per storie felici. Bastano le piccole grandi cose, me lo ricordo ogni giorno passando davanti ad uno specchio e vedendo la treccina colorata, me lo ricordo chiudendo gli occhi e ricordandomi che sono sopravvissuta agli ultimi mesi, posso sopravvivere ancora.