venerdì 26 giugno 2015

In tutto queste settimane, quando dicevo che io non avrei avuto paura dell'orale della maturità, se avessi fatto almeno decentemente gli scritti, mentivo.
Più si avvicinano i giorni, più mi cago addosso (buonasera finezza!) e più sono convinta non sapere un cavolo.
Voglio piangere. Maledetta me stessa e il mio voler sempre fare le cose al meglio delle mie capacità!

mercoledì 24 giugno 2015

Bere via la malinconia.

Stasera vorrei essere in spiaggia con una bottiglia di vodka, bere via questa maledetta inadeguatezza, questa maledetta solitudine che mi sta scavando dentro.
Vorrei essere in spiaggia con una bottiglia di vodka, buttare giù sorsate alla menta come giovedì scorso, fregandomene di tutto, fregandomene di tutti. Bere e pensare “magari ora smetto di pensare”, che poi se prende peggio quando bevo posso benissimo fingere che mi sia presa male per qualsiasi stronzata che tutti ci crederebbero.
Vorrei essere in spiaggia, non pensare a nulla, fingere di essere come tutti, quando mi sento l’ultima degli ultimi.

sabato 20 giugno 2015

Pensieri scomposti.

Lunedì ho la terza prova, per cui stranamente provo meno ansia che per le altre, anche l’idea dell’orale non mi sembra poi così terribile. Forse era vero che era economia a causarmi tanta ansia, che poi all’orale c’è e sarà un disastro, ma non mi posso giocare l’esame per il suo orale. Lo scritto è andato discretamente bene.
Lunedì ho la terza prova, giovedì due luglio l’orale e poi sarò libera, anche se per sentirmi libera davvero la mia testa aspetterà l’uscita dei risultati. Mi manca ancora un po’ per porre finalmente fine al lungo - troppo lungo - capitolo della mia vita da studentessa delle superiori, ma nonostante davanti a me ci siano ancora dei giorni da affrontare, io sono già a studiare come iscrivermi all’università.
Mi sento ad un passo dal diventare grande. Ho paura, ma stranamente non è una paura paralizzante.

martedì 16 giugno 2015

Break a leg.

Ho scritto diverse parole a penna, ma sono tutte sconnesse tra loro, sono una parte troppo mia per essere trascritta.
La notte prima dell’esame la passo in una stanza, da sola, con le cuffie che mi sparano nelle orecchie un cd misto che mi hanno fatto per il compleanno. Ora c’è Ed Sheran che canta, Afire Love. La canzone più mia che lui abbia mai scritto, alla prima notte si è alzata la pelle d’oca: ho capito cosa mi manca stasera.
C’è un’unica persona che avrei voluto sentire oggi, c’è un’unica persona per cui oggi sarei voluta uscire di casa, un’unica grande persona che non c’è più, che non c’è più da tempo. Avrei voluto nonno. Avrei voluto averlo qua, grande e stabile come la persona che era davvero, non la persona stanca di vivere dell’ultimo anno.
Ed Sheeran continua a cantare, io sento l’ansia diventare più contenibile, gli occhi più lucida.
Ricordo il mio primo giorno di scuola in questa scuola, ricordo con cosa coincide. Ricordo cosa mi sono ripromessa quella sera, qualche giorno dopo, mi ricordo che tra tutte le difficoltà, tra le lacrime della mia età, tra i miei sorrisi migliori, tra quelli più finti, tra tutte gli scivoloni, tra tutti i “non ce la faccio, non mi ammettono”, io sono ad un passo dal mantenere la mia promessa: renditi in piccola parte fiero di me.
La notte prima degli esami la dedico a quelli occhi color del cielo che mi porto dentro, la dedico a me stessa a tutte le volte in cui credevo di non farcela e ce l’ho sempre fatta. “E’ solo un esame, la vita è piena di esami”.
Break a leg, come direbbero gli inglesi a teatro, maturandi, a me.

May the valeriana be with me.

Domani ho la prima prova, lo sto realizzando lentamente, minuto dopo minuto. Non so bene in che condizioni ci arriverò, ma di certo non buone - ho appena visto il video di Aldo, Giovanni e Giacomo e più che sorridere o ridere, mi ha fatto venire voglia di piangere - e questa cosa che “la prima prova è una cavolata”, “ma di cosa ti preoccupi!? Tu sai scrivere benissimo” dovreste andarlo a dirlo al mio subconscio che ha deciso di farmi sognare di avere i documenti completamente bianchi, nessuno mi ascoltava e mi ritrovavo a consegnare dopo sei ore senza aver scritto nulla.
Non so neanche se supererò la maturità, se riuscirò ad arrivare alla fine potendo rispondere alla domanda “dopo cosa vuoi fare” con un “continuerò, andrò all'università cercando di realizzare i miei sogni” potendo davvero pensare al futuro, ma so che oggi è la giornata più lunga della mia vita e ora, dopo questa pausa da “sto rispondendo a più mail che altro”, me ne torno a studiare.

sabato 13 giugno 2015

"Se non rischi non puoi mai sapere come va".

E' strano quando per una volta - forse per la seconda volta - provi un po' a rischiare, come se stessi guidando su un rettilineo dove non ci sono né ostacoli né altre macchine e allora premessi un po' l'acceleratore, superando il limite di velocità, non di tantissimo, ma quello che basta per provare un po' di brivido essendo una di quelle persone che restano sempre nei limiti, che questo limite non lo rischiano mai, che si fermano sempre agli stop, che danno sempre le precedenze. Vai tranquillo, fai un po' di metri così, quelli che per te sono parecchi metri, magari anche un chilometro e allora inizi a credere che possa andare bene andare a questa velocità, che non succederà nulla di male, che andrà tutto bene, ma poi all'improvviso succede qualcosa, sbandi, perdi il controllo della macchina e colpisci accidentalmente qualcosa. Non è un incidente grave, nessuno si fa male seriamente, la macchina è ammaccata ma non distrutta, tu che guidavi sei dolorante, forse qualche livido, qualche graffio o contusione, ma niente di grave A cos'è servito tutto questo? A ricordarti che non devi rischiare, che non ne hai né le capacità né la possibilità né il diritto.
"Se non rischi non puoi mai sapere come va". Poi ci sono io, che lo so, ma ogni tanto rischio e finisco a sbattere.

giovedì 11 giugno 2015

Continuo a sentirti nell'aria quando sei vicino, che forse non è nell'aria che ti sento, ma ti sento in ogni cellula del mio corpo che si attiva come un campanello d'allarme. E' successo anche oggi, quando sei passato per strada, passandomi accanto senza accorgerti che ero lì - e senza che io riuscissi a dirti "brutto stupido ciecato!".
Ci sentiamo meno, tu sei sempre via e le notte che ci sei, io sono crollata da ore a dormire sotto un'ansia atroce che mi causa incubi, e Dio solo sa quanto vorrei parlarti, raccontarti tutte le preoccupazioni dell'ultimo periodo.
Vorrei raccontarti che non è vero che ora che mi hanno ammesso all'esame sono più tranquilla, continuo a cagarmi sotto come pochi. Vorrei raccontarti che mi piacerebbe che venissi anche tu, perché saresti l'unico amico a passarmi una sigaretta uscita dall'orale, ma che non avrei mai le palle di chiedertelo. Vorrei raccontarti di quanto sia simpatico l'amico della mia amica e quanto ogni giorno mi piace vedermi arrivare suoi messaggi, spesso inerenti a concerti o alla musica, dove finisce spesso a chiedermi quando salgo e di quanto io abbia paura, ma di quanto la stia affrontando, mettendo via le paranoie, tanto da scrivergli io un paio di volte o non evitare le sue battutine; vorrei raccontarti che mi ha consigliato un gruppo, fartelo sentire dicendoti "so che oramai stai sentendo tutt'altro genere". Vorrei sapere di come stai te, di quella ragazza con cui ti sentivi, di quell'altra che tirava scemo giocando con te, di come sta andando la tua vita, della tua gatta che amo da morire e se c'è ancora un pochino di spazio per me.
Vorrei non essere sull'orlo di un'altra crisi di pianto per lo stress e tutto il resto.
Vorrei non continuare a chiedermi "perché cazzo sento quanto ti vedrò per strada?".