Ho scritto diverse parole a penna, ma sono tutte sconnesse tra loro, sono una parte troppo mia per essere trascritta.
La notte prima dell’esame la passo in una stanza, da sola, con le cuffie che mi sparano nelle orecchie un cd misto che mi hanno fatto per il compleanno. Ora c’è Ed Sheran che canta, Afire Love. La canzone più mia che lui abbia mai scritto, alla prima notte si è alzata la pelle d’oca: ho capito cosa mi manca stasera.
C’è un’unica persona che avrei voluto sentire oggi, c’è un’unica persona per cui oggi sarei voluta uscire di casa, un’unica grande persona che non c’è più, che non c’è più da tempo. Avrei voluto nonno. Avrei voluto averlo qua, grande e stabile come la persona che era davvero, non la persona stanca di vivere dell’ultimo anno.
Ed Sheeran continua a cantare, io sento l’ansia diventare più contenibile, gli occhi più lucida.
Ricordo il mio primo giorno di scuola in questa scuola, ricordo con cosa coincide. Ricordo cosa mi sono ripromessa quella sera, qualche giorno dopo, mi ricordo che tra tutte le difficoltà, tra le lacrime della mia età, tra i miei sorrisi migliori, tra quelli più finti, tra tutte gli scivoloni, tra tutti i “non ce la faccio, non mi ammettono”, io sono ad un passo dal mantenere la mia promessa: renditi in piccola parte fiero di me.
La notte prima degli esami la dedico a quelli occhi color del cielo che mi porto dentro, la dedico a me stessa a tutte le volte in cui credevo di non farcela e ce l’ho sempre fatta. “E’ solo un esame, la vita è piena di esami”.
Break a leg, come direbbero gli inglesi a teatro, maturandi, a me.
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