venerdì 27 aprile 2012

Benson & Hedges.


Ci sono quelle giornate in cui le parole restano incastrate in gola, tra le ossa delle mani, tra l’inchiostro delle penne mezze scariche ed i fogli a righe che sembrano risucchiare tutta l’energia di cui hai bisogno per scrivere.
Ci sono quelle giornate in cui ti manca avere un pacchetto di Benson & Hedges blu nascosto nella borsa, ti manca l’estate per stare seduta sugli scogli vestita, mentre il resto delle persone prendono il sole, a guardare il fiume che sfocia nel mare con una sigaretta tra le labbra che sembra capire tutto senza farti parlare, senza domandare.
Ci sono quelle giornate in cui ti manca persino il fumo delle sigarette.

mercoledì 25 aprile 2012

Cose che ti fanno sorridere #2

Parlare con un’amica di organizzare una rimpatriata con tutta la gente delle medie per rivangare i bei vecchi tempi (ma belli dove?) e decidere di aiutarla ad organizzarla sperando di rivedere quella persona e avere una serata per parlarci faccia a faccia.

lunedì 23 aprile 2012

Respira.
Salta.
Si ricorda.
Parlare.
Domande di circostanza.
Lui.
Il vuoto.
Le farfalle.
Il vuoto.
Tremo.
Il vuoto.
Paura.
Non mi fermo, non ora.

domenica 22 aprile 2012

Al tre, allora.

Al tre si salta, perché non voglio rimpianti che portano il suo nome, non voglio altri se o ma. Al tre salto, preferisco una cicatrice con sopra il suo nome al nulla, alle troppe domande.
Al tre, allora.

sabato 21 aprile 2012

Cose che ti fanno sorridere #1(bis)

Sei fuori coi tuoi amici - o sei fuori con la tua ragazza? - e hai trovato un attimo per scrivermi.
Sei fuori coi tuoi amici - o sei fuori con la tua ragazza? - e trovi il tempo di rispondere ai miei messaggi (e capisci che sono incazzata e ti interessi al perché!).
C'è chi mi dice che non devo sorridere quando fai così, ma io lo faccio lo stesso e vaffanculo.

venerdì 20 aprile 2012

Teoria del cappuccino schifoso alle otto del mattino.

Se al bar chiedi un cappuccino chiaro e te ne portano uno normale, ma soprattutto che fa assolutamente schifo, non è detto che la tua giornata andrà per forza di merda come hai pensato al primo sorso di quella bevanda schifosa anzi probabilmente sarà tutto grandioso.

mercoledì 18 aprile 2012

Cose che ti fanno sorridere #1

Lui che delira in chat perché non capisce per quale assurdo motivo io e lui passiamo intere giornate a parlare di tutto e di niente come se non avessimo mai fatto altro.

(io che leggo, sorrido e però me lo domando “perché passi ore a parlare proprio con me?”).
Ora spiegami per quale arcana ragione se io sto male per D. e ti dico una cosa cosa su di lui, tu puoi rispondermi scoglionata quanto vuoi, mentre se io ho dei miei cazzi per la testa e tu per la miliardesima volta mi dici che stasera ti manca e non riesci ad andare avanti non posso neanche dire mezza parola storta che ci resti di merda e mi tieni il muso per giorni? Perché?
Ti voglio un bene dell'anima, ma vaffanculo eh.

lunedì 16 aprile 2012

When the rain begins to fall.

Fuori sta diluviando, il suo rumore è meglio della musica, anche se poi, a sentirlo, ci si sente un po’ più sole o forse ci si sente sole come sempre, solo che nasconderlo quando senti l’acqua scrosciare fuori casa è più difficile.
Fuori diluvia e mi chiedo perché diluvi proprio ora, poteva farlo oggi quando sono uscita da scuola e darmi un po’ di sollievo, perché l’odore dell’asfalto bagnato o un diluvio sanno alleviare tutto, tutto.
Fuori sta diluviando, no, anzi sta smettendo, ma io mi chiedo se tu sia al riparo da qualche parte – dove ti trovi, ora? – o se sei sotto l’acqua scrosciate, forse no. Forse da te c’è il sole, perché da questi posti di merda te sei andato e là c’è il sole, magari mentre inizia a farsi buio vorresti sentire il rumore della pioggia.
Fuori ha smesso di piovere, c’è troppo silenzio.

domenica 15 aprile 2012

Just turn on with me and you're not alone
Let's turn on with me and you're not alone
Let's turn on and be not alone
Gimme your hands 'cause you're wonderful
Gimme your hands 'cause you're wonderful
Oh gimme your hands.

- e se c'è Bowie, son meno sola.

venerdì 13 aprile 2012

mercoledì 11 aprile 2012

Random.

Passare ore - ore! - a riflettere su Leopardi, sul prof. che in pratica spiega solo a me, a lui che parte da Leopardi "visto da molti solo come uno sfigato", parla de L'ultimo canto di Saffo, della differenza tra pessimismo storico e cosmico e io che vorrei fargli presente che non ci sono solo io in classe, può parlare anche agli altri, ma alla fine a me, Leopardi, sta simpatico e se gli altri preferiscono dormire pace, io continuo a rispondergli e a far domande.
Penso a Leopardi, a quanto mi piacerebbe incontrarlo per parlarci. Mi piacerebbe sentire lui che espone lui il suo pensiero, scambiare con lui pareri sulle forme di pessimismo anziché pensarle o, al massimo, dirle al prof. mentre in classe mi guardano come una pazza.
Forse è meglio spegnere la testa per un po', forse è meglio chiudere Leopardi nel libro di italiano fino a domani, ora inizio a fondere e la stabilità inizia ad essere un po' troppo instabile

domenica 8 aprile 2012

Non riesco più neanche a parlare con mia cugina senza sentire la mia voce che si incrina, soffoca in gola ancorandosi lì senza voler uscire, senza trovare né le parole giuste né la via d’uscita. Non riesco più a parlare con lei che è sempre stata una delle poche persone con cui non ho mai avuto paura di parlare, una delle poche persone a sapere davvero cos’ho per la testa.
Parlavo un po’ a caso, parlavo e le raccontavo di quel sabato sera in cui, davanti al mare, ho pianto come non facevo da chissà quanto tempo, di quella sera dove non so perché ho iniziato a piangere e non riuscivo a smettere. Le raccontavo di quello che ho per la testa senza parlare davvero e sentivo la voce incrinarsi, guardavo l’asfalto, la punta pulita da poco delle All Star, ma mai lei. Parlavo e volevo scappare a casa, in camera, sotto le coperte e rannicchiarmi in posizione fetale e lasciare andare avanti il mondo mentre io me ne rimanevo lì a recuperare le forze che non ho.
Parlavo e non parlavo davvero
Parlavo e mi rendevo conto di sbagliare una parola dietro l’altro, un verbo dietro l’altro e un aggettivo dietro l’altro.

Non so più parlare con le persone.
Non so più parlare con le persone di cui mi fido.
Non so più parlare di me con le persone di cui mi fido.
Soffocherò per le parole che mi si incastrano in gola e che l’inchiostro non riesce a far uscire.

mercoledì 4 aprile 2012

Di belle visuali, gente che da te vuole farsi uccidere, domande senza senso e di altre cose #4

Commessi estremamente attraenti che non solo sentono i tuoi commenti sul fatto che li trovi fighi, ma ad una settimana di distanza si ricordano di questo e mentre servono la tua amica ti guardano con un misto tra una risata ed un sorriso mentre tu stai tipo morendo di imbarazzo e la tua faccia è della stessa tonalità della divisa rossa che indossa, ma ti fanno anche andare direttamente al settimo cielo.

martedì 3 aprile 2012

Sìokayperò!

Mi piace quando mi scrivi, anche se è per scrivermi una cazzata, anche se è per parlarmi di lei anche se è per un solo messaggio e poi scompari.
Mi piace quando mi scrivi che è tardi e che dovrei andare a dormire.
Mi piace quando mi fai domande imbarazzanti e sai che ti risponderò in maniera allusiva, ironica o ti domanderò se vuoi che ti ci mando ora o dopo. Mi piace, perché poi la risposta alla fine l’hai comunque.
Mi piace quando ti sfoghi con me, perché mi fai sentire utile nonostante tu abiti lontano, nonostante io non sia utile.
Mi piace quando mi racconti tutto esaltato di come vanno le cose con il gruppo – e tutte le volte mi fai venir voglia di vederti cantare, giusto perché secondo me ci metti passione a cantare.
Mi piace quando mi scrivi cose carine, anche se non capisco se le dici tanto per o se le dici perché le pensi.
Mi piace quando scherzi, in qualsiasi modo lo fai.
Mi piaci perché quando ti sento non penso più a lui, non penso a dove sarà, non penso a tutte quelle cose che mi fanno male, mi fanno paura. Sei una distrazione, da me, da lui, da tutti. Mi piaci perché quando leggo i tuoi messaggi sento un vuoto allo stomaco, un vuoto che a pensarci a menta fredda non ispira nulla di buono, però mi piace lo stesso quando penso “speriamo sia F.” e poi sei tu e puff!, arriva il vuoto allo stomaco.
Mi piaci. Forse. Forse mi fai solo bene e io sono una grandissima sprovveduta e confondo il fatto che mi fai bene con il fatto che mi piaci. Mi piaci è forse è il termine sbagliato, però quando qualcuno mi chiede “ma lui ti piace?” è più facile rispondere che sì, mi piaci anziché spiegare che non è tutto così semplice, che le persone possono farti bene, possono farti bene e piacerti, posso farti venire le farfalle allo stomaco che è un po’ di più di piacerti e basta, posso farti miliardi di cose, ma se dicessi queste cose, dopo aver rimesso il telefono in tasca dopo averti risposto o aver visto che di te non c’è traccia, mi prenderebbero per pazza e allora dico “sì, no, c’è boh non lo so!” o un “sì” un po’ così, un po’ svogliato e un po’ poco convinto.
Mi piaci e mi fai bene. Mi piaci o mi fai bene, devo ancora decidere se per un “e” o per un “o”, ma poco mi importa, sai? Tanto lo so, che alla fine, la facciata arriverà comunque, però per ora non mi importa, voglio solo sentirti, solo parlarti di più, magari riuscire a vederti faccia a faccia e rispondere a tanti di quelle domande che la metà di bastano.
Sì, okay che io ti sto scrivendo su un dannato documento di Microsoft Word tutte queste cose che dovrei avere il coraggio di rischiare e dirtele in faccia, ma tu non puoi scrivermi alle due meno cinque del pomeriggio “ci sentiamo dopo che finisco di mangiare” e sparire per la miliardesima volta.

domenica 1 aprile 2012

Quando tutto va di merda e non hai nessuno con cui parlarne, più per vergogna che per la mancanza vera di qualcuno, capisci perché hai iniziato a scrivere.