venerdì 27 gennaio 2017

Duemilatrentacinque metri.


Fino a ieri ero qua su, a duemilatrentacinque metri sul livello del mare. Questo posto lo raggiungo ogni anno dal millenovecentonovantasei, anno in cui sono datate le mie prime foto sulla neve (e si potrebbe dire pure tra la neve, visto che esiste una foto di me che spunto da un buco in un monte di neve). Sono ventuno anni che in questo periodo dell'anno faccio quattro ore di macchina tra autostrada e strade montane per andare in quel residence che, oramai, conosco meglio di casa mia. Ho mancato solo un anno, l'anno scorso, perché con gli esami non riuscivo proprio ad organizzarmi, a differenza di quest'anno in cui almeno sei giorni dei dieci per cui abbiamo la disponibilità dell'appartamento, sono riuscita a ritagliarli.
Tra quelle montagne ne ho viste succedere tante, ho realizzato lì che i miei stavano proprio per lasciarsi del tutto - il primo anno che mamma non è salita con me e papà - ed è anche lì che sono caduta rompendomi una gamba e ritrovandomi costretta a una operazione e sei mesi di ferri e riabilitazione. Quella caduta, però, non ha segnato la fine del mio amore per la montagna o la mia voglia di sciare - anche se il ginocchio, ogni tanto fa un po' troppo male per scendere da una pista all'altra con tranquillità - perché, stupendo tutti e in primis me stessa, l'anno dopo ho messo nuovamente gli scarponi ai piedi e sono tornata a sciare, le prime piste, come faccio da sei anni a questa parte, le ho fatte a fiato sospeso, con la paura di cadere nuovamente, ma poi la paura passa e c'è solo il senso d'assoluta libertà, il vento dato, a volte, dalla velocità che ti sferza le guance arrossandole prima del sole e la calma assoluta. Non esiste ansia a duemilatrentacinque metri di quota.

(Un giorno in cui era brutto tempo e non abbiamo sciato, sono andata a fare quattro passi in paese, conoscendo una barista che prima mi ha scambiato per una del posto chiedendomi se lavorassi lì - ho la faccia da animatrice turistica!? - e poi raccontandomi di essersi sposata "un toscano come te", cioè me. E il caffè, nel suo bar, era pure buono.)

martedì 10 gennaio 2017

La soddisfazione non è il voto, ma mio padre al telefono mi urla “sono proprio orgoglioso di te” con in sottofondo il rumore del porto in cui lavora da sempre tra blocchi, tubi e prodotti vari da caricare e scaricare da navi che puzzano di muffa e lo so bene, perché quando ero bambina quell'odore lo sentivo attaccato ai suoi vestiti quando rientrava a casa.
La soddisfazione non è il voto, ma mia madre che esulta al posto mio per i miei voti mentre io sminuisco con “è stata solo fortuna per la prima domanda e perché so parlare, portando il discorso dove voglio io. Davvero, solo fortuna”.
La soddisfazione non è il voto, ma è sapere di averli fatti contenti, di nuovo.
La soddisfazione, alla fine di una lunga giornata iniziata con la sveglia alle 5:45, con la macchina che, poco meno di un'ora dopo la mia sveglia, decide che col piffero che vado in moto, l'ansia, gli argomenti che non sapevo - e che non erano pochi e, grazie a quale grazia non si sa, non sono minimamente stati sfiorati - e il freddo che m'è entrato nelle ossa aspettando il treno e, poi, l'autobus per tornare a casa è che ancora una volta ho battuto me stessa, il mio non credermi mai all'altezza, il mio non essere mai sicura di niente.

martedì 3 gennaio 2017

3 di 365.

Quest'anno, non ho scritto un post di fine anno, come non ho scritto un post di inizio anno, un po' perché ero via, un po' perché, forse, non avrei saputo cosa scrivere.
Sono cambiata tanto, forse tantissimo, durante l'anno passato. Non so se sia cambiata in meglio o in peggio, ma so di essere cambiata: ho chiuso rapporti per mia volontà, una chiusura l'ho subita, ma sta andando bene; qualche rapporto l'ho ripreso, ho accidentalmente trascurato qualche persona e mi sono promessa di non farlo più. Ho imparato ad accettarmi per come sono, fuori e dentro, è un continuo alti e bassi, ma a fine anno mi sono messa un vestito e sono stata bene con me stessa, anzi, a dirla tutta, quasi quasi mi sentivo bella! Non ho imparato a vincere la mia ansia, ci sono notti in cui mi sveglio tremando, giorni in cui mi sento il petto schiacciare sotto un macigno - come oggi che sono tornata a casa mia dopo qualche giorno da un'amica - ma continuo a lottare a pensare che posso farcela, non ho bisogno di aiuti, posso farcela da sola. Sono testarda, ce l'ho nel sangue di esserlo.
Posso dire di avercela fatta in tanti piccoli successi personali, perché sono riuscita a prendere la tanto agognata patente e, per di più, sono riuscita a prendere confidenza con la mia macchina (anzi, mentre ero via da qua, in vacanza qualche giorno da un'amica, ho comprato un adesivo da attaccare al retro della macchina e, al Disney Store, ho preso uno tsum di Thor da tenere in bella vista in macchina... c'è chi prega i santi, chi gli Avengers!) e, al contrario di quanto pensassi, la sto usando abbastanza. Sto riuscendo ad affrontare l'università, a fare amicizia, a socializzare con le persone, a non preoccuparmi di cosa pensano di me. Sto riuscendo a non farmi fregare dal primo che mi tratta bene - nota bene, è il solito finto uomo che un'estate m'ha baciato per poi dirmi, perché costretto, di essere fidanzato, e che si rifa vivo ogni due per tre - e a non buttarmi giù pensando al passato.
Ogni anno compro una Moleskine nera, la uso per scrivere cose che, a volte, qua non finiscono, purtroppo, nel duemilasedici l'ho usata ben poco, non so perché, ma fatto sta che oggi, tornata a casa da qualche giorno via, avevo ben poco da leggere, però c'è una cosa che mi ha fatto sorridere tanto: la prima pagina la uso sempre per scrivere i miei buoni propositi, quelli che non dico a nessuno per scaramanzia, e quei tre semplici che ho scritto gli ho mantenuti tutti e tre. Sarà poco, ma per me è come aver scalato l'Everest in calzini di Harry Potter (che ho! Me li hanno regalati! Amo le persone che mi conoscono!). Quest'anno c'è un cambiamento: agenda nera, ma non è una Moleskine. E' una semplice agenda nera dal contorno delle pagine blu, chissà che cosa porterà questo cambiamento.
Ho deciso che per il duemiladiciassette voglio continuare su questa strada, voglio continuare a volermi bene, ad essere me stessa, a ridere per motivi stupidi con le amiche, a godermi i momenti, a lottare con la mia ansia, a battermi per i miei obbiettivi. Nonostante il duemilasedici non sia stato un grande anno, ho trovato la mia strada, non è illuminata, non è battuta, non è proprio bella, ma è la mia e la voglio continuare anche se è difficile e, ammettiamolo, a me le cose facili non piacciono neanche tanto.
A te che stai leggendo, in rtiardo, auguro un buon anno fatto di sorrisi veri e pieni di gusto, di quelli che anche se rari, riempiono tanto.

Volevo lasciare un ricordo di me che, oggi, in stazione mi sono messa
a fare la stupida costringendo Amica a farmi una foto.