Tra quelle montagne ne ho viste succedere tante, ho realizzato lì che i miei stavano proprio per lasciarsi del tutto - il primo anno che mamma non è salita con me e papà - ed è anche lì che sono caduta rompendomi una gamba e ritrovandomi costretta a una operazione e sei mesi di ferri e riabilitazione. Quella caduta, però, non ha segnato la fine del mio amore per la montagna o la mia voglia di sciare - anche se il ginocchio, ogni tanto fa un po' troppo male per scendere da una pista all'altra con tranquillità - perché, stupendo tutti e in primis me stessa, l'anno dopo ho messo nuovamente gli scarponi ai piedi e sono tornata a sciare, le prime piste, come faccio da sei anni a questa parte, le ho fatte a fiato sospeso, con la paura di cadere nuovamente, ma poi la paura passa e c'è solo il senso d'assoluta libertà, il vento dato, a volte, dalla velocità che ti sferza le guance arrossandole prima del sole e la calma assoluta. Non esiste ansia a duemilatrentacinque metri di quota.
(Un giorno in cui era brutto tempo e non abbiamo sciato, sono andata a fare quattro passi in paese, conoscendo una barista che prima mi ha scambiato per una del posto chiedendomi se lavorassi lì - ho la faccia da animatrice turistica!? - e poi raccontandomi di essersi sposata "un toscano come te", cioè me. E il caffè, nel suo bar, era pure buono.)
Ho sempre provato "invidia" per chi riesce ad amare la montagna, la neve. Sono posti magici. Io non ci sono mai stata davvero e ho un po' paura, lo ammetto. :-)
RispondiEliminaSai che non sei l'unica che mi dice di avere paura? Soprattutto dopo il mio incidente sugli scii, hanno iniziato ad ammettermelo, io invece, per quanto sia cresciuta e viva al mare, sulla neve mi sento a mio agio. Potrei costruirmi il mio castello di ghiaccio! AHAH :).
Elimina