venerdì 27 dicembre 2013

"Non posso mica lasciarti a marcire qua!"

Ciao,
non volevo scriverti neanche una lettera che non avresti mai letto, ma ne ho già iniziate quattro e nessuna di quelle conteneva le parole giuste, chissà perché, con te, sbaglio sempre tutte le parole.
Anzi, una volta sola ho usato le parole giuste, ma quella volta, non si può dire che le abbia “trovate”, erano fin troppo spontanee. Sai quale volta era? Era quel sabato sera in cui ti scrissi che se mai sarei riuscita ad andarmene da qui, ti avrei portato via con me e tu mi rispondesti che non potevo farti più felice. Buffo, no? Io cerco le parole e le uniche giuste, son quelle non cercate.
Domani parto, torno solo con l’anno nuovo… non è che torni anche te, vero? Stupido sperarlo, pensarlo, dopo le tue risposte-non risposte.
(E se ora, di punto in bianco, ti scrivessi “se non fosse per ieri, per i leciti dubbi che hai fatto nascere… anzi, nonostante ieri e i leciti dubbi, vorrei che partissi con me, visto che questo posto lo odiamo entrambi”).
Forse è meglio che vada a letto, domani è una levataccia e un giorno lungo da affrontare.
Ciao, anche se, forse, questa volta dire “addio” sarebbe più appropriato, ma c’hai mai pensato a quanto la parola “addio” abbia un suono orribile? Anche a scriverla, come parola, rimane sempre una parola “dal brutto suono”.

giovedì 26 dicembre 2013

Domani ho un treno da prendere, il mio trolley è già fin troppo pieno, lo zaino, tra scarpe e libri, sta per esplodere e le tasche, durante un viaggio, vanno lasciate, quindi per te, per le tue risposte del cazzo, per la tua mancanza di palle (o per le troppe palle, ma quelle dette), non ho spazio né in valigia o nello zaino né negli occhi, quelli li voglio lasciar liberi da tristezze. O almeno da tristezze come te che promettevi di non ferirmi.
E forse sto crescendo, sai? Non ti ho scritto lettere che non ti arriveranno mai, quello che avevo da dire, l'ho detto.

martedì 24 dicembre 2013

But if you really hold me tight, all the way home I'll be warm.

Ho ancora quattro minuti prima di dover correre a prepararmi, stamparmi un enorme sorriso falsissimo sul viso, allenarmi a farlo sembrar vero e a mantenerlo lì per tutta la sera. C’è Bublè che sta cantando Let It Snow, giusto per convincermi che è Natale, ed io preferirei sentirla cantare dal mio compagno di classe, ma “la base fa schifo ed ho cantato male, non la caricate!” e io non posso sentirla… mi devo accontentare di Bublè, insomma.
Io non ho neanche voglia di fingere, quest’anno, di dovermi vestir bene, di dover fingere la mia solita curiosità verso i regali, il mio odio per la zuppa (no, quello è vero!), di aver voglia di strafogarmi di dolci, di bisticciare per i video, perché “io non voglio essere ripresa!” e tutte quelle palle varie del cenone della vigilia.
Niente, tra qualche giorno salgo su un treno e non ho ancora fatto il biglietto del ritorno, magari mi faccio ospitare e non torno più giù che, tanto, io non sentirò di certo la mancanza di questo posto e questo posto non sentirà la mia mancanza. Non tornare, non sarebbe tanto male, no? E, oltre a mancare il biglietto di ritorno, manca anche di sapere cosa si fa il 31, non che io abbia chissà quale voglia di dire addio al duemilacredici e veder arrivare il duemilaquattordici, sarà che mi spaventa un altro anno (di merda) da affrontare, sarà che io i vent’anni non li voglio fare, ma il duemilacredici me lo terrei volentieri. Merda per merda, insomma.
Boh, qua il tempo è finito, mia madre mi ha già urlato che tra un’oretta arriverà mio padre e di prepararmi che non vuol sentir suonare il campanello venti volte.
Domani è Natale, no? E dicono sia buona educazione fare gli auguri, quindi boh, auguri eh, ingozzatevi di cibo, tanto il Natale è una volta all’anno.

lunedì 23 dicembre 2013

O metto via l'orgoglio o metto via te.
La seconda cosa, mi sembra impossibile.

giovedì 19 dicembre 2013

martedì 17 dicembre 2013

M’avevi fatto tornare le energie per continuare a scrivere una storia di cui, tu, non sai neanche l’esistenza e, poi, m’hai fatto finire a fumare tre sigarette, una dietro l’altra, con le mali che si gelano nell'aria fredda delle otto del mattino, e altre due imprecando, nella mia testa, che non puoi farmi rompere le promesse così facilmente.

domenica 15 dicembre 2013

There are many things that I would like to say to you, but I don't know how.

Vorrei che fosse già martedì, per vederti.
Vorrei che fosse martedì, che avessimo già mangiato (insieme) e che tu non sapessi dove portarmi ed io, in imbarazzo e balbettando, potrei dirti che amo il mare e che sarebbe bello andarci insieme. Vorrei andare insieme al mare, dirti che mi mancava il rumore delle onde, la sabbia, l’odore di salsedine, lo star seduta su uno scoglio a guardare l’orizzonte.
Vorrei che confermassimo tutto quello che ci siamo detti, che non rovinassimo nulla, che tu non temessi la mia fottuta paura e che io non ne avessi (impossibile!). Vorrei che mi baciassi, magari anche senza aver prima parlato, sarebbe bello imparare insieme a parlare senza usar parole, senza usar la voce.
Sai, vorrei che fossi tu il mio “nonostante la paura”.

sabato 14 dicembre 2013

And if I open my heart to you and show you my weak side, what would you do?

Io ho paura di rovinare tutto, lui teme il fatto che ho paura di rovinare tutto, nonostante i “io la posso affrontare” – posso affrontare la paura? – e “vediamo come vanno le cose”, so che se partiamo così, ci ritroviamo già impantanati nel fango e io mi pento di essere stata sincera, sincera davvero.
Io mi ci arrovello il cervello, mi maledico, non parliamo, no, tu sei a vedere un film in tv, io ad ascoltare canzoni che, forse, dovrei evitare. Non parliamo, forse sono io a farmi mille paranoie sul fatto che non vuoi parlarmi dopo quello che ci siamo detti, forse è davvero così. Io mi ci arrovello il cervello sul fatto che non dovevo provare ad usare il cuore, perché son tipa di testa, di ragione, non di sentimento e che forse era meglio pensare prima alle cose, invece che non ragionare.
Martedì mi sembra ancora così lontano ed ogni giorno è un continuo pensare “oggi è il giorno che mi dirà che ha da fare e che non possiamo uscire” ed è una frase coordinata continua che farebbe diventare matto quel prof. che si ostina a dirmi, nonostante io non sia più sua alunna, che sono in gamba. No, prof., non lo sono, combino solo danni, nelle relazioni amicizia-possibilequalcosa faccio schifo, in amicizia in generale, in famiglia, a scuola, in tutto.
Io ho paura di rovinare tutto, lui teme il fatto che ho paura di rovinare tutto, forse dovrei buttarmi, ma io sono nata senza paracadute, come faccio a saltare?
(Finisco di scrivere, ricompare, mi sembra già tutto un po' più apposto)

mercoledì 11 dicembre 2013

La mia vita sta prendendo una piega strana non programmata, fino a qualche mese fa questo mi avrebbe mandato fuori di testa, ora, a parte un po' d'ansia che mi porta ad avere il respiro irregolare e le mani tremanti, è praticamente accettabile. Forse ho rinunciato ad un po' di razionalità, per vivere di più le cose come vengono, forse avrei dovuto farlo prima, forse nella mia vita son sempre stata troppo attenta ad organizzare tutto, a farlo andare come volevo ed ora non so neanche bene come comportarmi, ma va bene, giuro, va bene così.
E di martedì non lo sto dicendo a nessuno, forse dovrei, giusto per farmi rassicurare un attimo, per farmi dire come dovrei comportarmi, ma sarà scaramanzia, sarà che non voglio castelli in aria costruiti da altri, ma ho deciso di tacere... ma poi so che cederò, che prima di martedì chiederò consiglio ad un amico, magari chiedendogli anche un abbraccio, che forse a fidarmi senza basi sto facendo male, ma lui mi rassicura.
E intanto, io, non so che strada stia prendendo la mia vita, il navigatore si è rotto, non ci sono né cartelli né persone a cui chiedere indicazioni, ma a me va bene così. Mi va bene così.

domenica 8 dicembre 2013

"Vivere significa scegliere".

Domani metterò una maglia colorata, più colorata del solito, uscirò di casa, saluterò chiunque mi saluterà, in maniera gentile, nonostante sia lunedì mattina, e darò uno sguardo al mare, mi ci tufferò dentro con lo sguardo. Mi farò rubare abbracci durante le ore di scuola e li ruberò a mia volta.
Riderò fino a perdere il fiato.
Cercherò di non sentire l’ansia.
Sorriderò, sorriderò di gusto, sorriderò davvero.
Ho scelto di voler vivere davvero, di nuovo.

martedì 3 dicembre 2013

Com'è possibile che tu mi sia rimasto nell'unico punto che io ho sfiorato a te, ma non tu a me?

Mi hanno toccato la schiena, oggi, un po’ come facevo io con te quest’estate. Al solito punto dove sussultavi tu, sono sussultata io, senza forzature, è stato una reazione spontanea.
Ti ho pensato, ti ho pensato forte (forte, forte com’è il mare, e, bada, non intensamente) e ho capito che, senza averlo mai sfiorato, mi sei rimasto in quella zona erogena infondo alla schiena.