venerdì 26 febbraio 2016

Sono ricominciate le lezioni, ho un orario che sembra fatto per istigarmi al suicidio e alle paranoie a causa della sveglia puntata alle 5:50 del mattino cinque giorni su cinque che non fa per me, io non sono una da sveglia presto. La verità è che, nonostante l'avere lezioni tutte le mattine, a volte pure solo per un'ora e mezza, nonostante il lunedì abbia un orario che mi devasta più degli altri quattro giorni, nonostante tutto, io sono contenta di essere tornata ad andare avanti e indietro. Mi fa bene, stranamente.
Stranamente, non mi sono neanche ancora scannata con mio padre, perché per comodità e per non svegliarmi ancora prima, mi sono trasferita da lui e stranamente, per due come noi, stiamo andando d'accordo (persino mia nonna materna, sentita poco fa per telefono, si è stupita che non ci siamo scornati). Parecchio, o almeno abbastanza da accennarmi ai suoi appuntamenti la mattina dopo. Per qualche giorno torniamo a sentirci per telefono, tanto poi domenica sera sarò di nuovo là tra quelle quattro mura, senza internet, ma sempre piena di cose da fare tra appunti, cose da lavarmi da sola e voglia matta di andarmene a letto già alle otto di sera.
E' stata una settimana strana, c'è, è iniziata proprio in maniera strana. Sarà stato che lunedì ero piena di caffè, sarà stato un allineamento strano nei pianeti, ma mi sono ritrovata a chiedere il numero ad un ragazzo discretamente carino che vedevo a lezione già nel primo semestre con la pessima scusa del "guarda, noi andiamo a sentire se letteratura c'è, se mi lasci il numero ti avverto". No, che poi è finita in nulla, ci siamo sentiti giusto per questa storia della lezione, per poi non salutarci fino a stamani (e l'ho guardato tipo "ma stai salutando proprio me!?"), solo che per me è stato una cosa sconvolgente. Io che sono miss timidezza duemilasempre che me ne esco così con uno che trovo pure carino è tipo l'evento del secolo (non a caso, le tre persone che mi conosco meglio mi hanno chiesto se stessi bene, cosa avessi mangiato, bevuto o se avessi cambiato sigarette. Carini!). Per poi concludere la giornata con me che torno indietro di qualche passo per passare il pallone a dei tizi sconosciuti che con le amiche stavamo ignorando nonostante stessero urlando "palla!" come degli ossessi. (E anche per questo, rilegge le frasi delle suddette tre persone).
Tra meno di una settimana sono ventidue. Io mi voglio convincere che tutto questo sia un cambiamento in meglio, ma in realtà mi sento sempre la solita me spaventata dal cambio di età, forse un po' meno perché il doppio due mi tranquillizza un po', ma sotto sotto quel giorno vorrei rimanermene a letto fino a che non passi, invece mi alzerò, metterò il mio sorriso migliore convincendomi che sarà un altro giorno buono.

domenica 21 febbraio 2016

Venerdì a ballare, in quel locale che mi piace tanto ma che il venerdì è così pieno da essere quasi invivibile per me, ho incontrato ragazzo-uomo che non vedevo da quest'estate. Io sono così, anche quando sono convinta di essere andata oltre all'interesse per qualcuno resto sempre con il minimo dubbio del "per esserne certa, dovrei incontrare di nuovo quella persona", quindi vivo sempre con l'ansia di incontrare certe persone, perché non so mai come reagire.
Cos'ho provato a rivedere ragazzo-uomo? Nulla. Assolutamente nulla.
Cos'ho provato quando lui cercava un contatto fisico con me e io continuavo a spostarmi? Fastidio. Parecchio fastidio. Abbastanza da pensare "ora tiro indietro la testa e gli do una testata in bocca", sì, su quella bocca che ho baciato e mi ha un po' avvelenato. Avvelenata, ma sopravvissuta così bene da essere diventata immune.
Sono quasi due giorni che mi chiedo quando potrò fare questa prova del nove con qualcun'altro, ma soprattutto quando la supererò. Ora come ora, sono scettica, così tanto che anche con un solo messaggio Amico è riuscito a capire che no, non sono sicura che io abbia superato quella persona come ho superato ragazzo-uomo (al quale, Amico, vuole ancora spaccare la faccia da quest'estate). Sono quasi due giorni che ho anche pensieri tristi, sul fatto che rimarrò sola, che non mi merito nessuno al mio fianco e che mi autoconvinco che va bene così, io non ho bisogno di nessuno, sono troppo ambiziosa per perdere tempo a cercare di amare e di farmi amare da qualcuno. Non ci credo, credo più al fatto di non meritarmelo, con quelle due persone che sanno di tutto questo che cercando di farmi capire che sbaglio, ma non serve a molto.
Va bene, così, comunque. Andava tutto bene, ma ci sono stati terremoti metaforici terribili, la stabilità che mi sono costruita in questi mesi ha oscillato, ma io oramai sono abituata ai casini in casa e vado avanti, aggrappandomi al fatto che da domani trono a lezione, che avrò la testa piena di pensieri e il tempo di mille cose da fare. E posso sorridere, sono riuscita a superare ragazzo-uomo.

mercoledì 17 febbraio 2016

Origami al volante pericolo costante #2.

L'andamento delle mie lezioni di guida si riassume tutto in "sei ancora troppo tesa quando guidi, fumati una canna prima di venire a guidare!".
(Battuta più riassuntiva e incisiva, l'istruttore di guida non poteva farla).

domenica 14 febbraio 2016

Fall in love with yourself, because someday you’re gonna be the only one you’ve got

Prima, ho messo su una canzone un po' malinconica, ho preso una bic nera e la mia agenda per scrivere un po'. San Valentino, per quanto la trovi una festa stupida e io non sia una persona romantica, mi lascia sempre l'amaro in bocca. L'amaro di chi si ritrova a chiedersi "perché io non mi merito un po' d'amore come hanno in tanti?", perché ci sono giorni che vedere tanta gente felice - o che finge di esserlo - fa bruciare gli occhi come quando stai fumando una sigaretta ed il fumo ti va negli occhi.
Lo stavo pensando anche mentre iniziavo a scrivere, ma parola parola dopo parola ho capito che io, alla fine, sono innamorata. Sono innamorata della mia vita, non sempre, perché ci sono giorni che la detesto, ma ci sono altri giorni che mi rendo conto che mattone dopo mattone, fatica dopo fatica, la sto costruendo come la voglio io. Mi costa fatica e lacrime, ma sta prendendo la forma che voglio. Sono innamorata di me stessa, anche se ogni tanto non lo dimostro né agli altri né a me stessa, però a modo mio lo sono, perché nonostante tutto il disprezzo che ho per quello che sono, per i miei fallimenti, per le mie cadute, per le mie debolezze, io non mi sono mai abbassata a cambiare me stessa per farmi accettare, perché per quanto a volte possa aver gettato le armi, poi le ho riprese e ho lottato con più tenacia di prima, perché nonostante tutto io sono quella che è sempre rimasta. Sono innamorata delle persone che mi circondano, ma non farlo di amore come sinonimo di "eros", passione o un essere innamorata che comporta una pulsione fisica, parlo di qualcosa di più platonico. Sono innamorata della mia imperfetta incasinata disastrosa famiglia, che nonostante tutto ultimamente mi sta dando tutto il sostegno che in passato non ho mai sentito (ero io a non sentirlo? Erano loro a non darmelo?) e della mia altra famiglia, quella composta da quelle poche persone non di sangue di cui mi fido (a volte più di loro che dei miei stessi genitori).
Dopo aver capito tutto questo, un po' dell'amaro in bocca del non avere un amore romantico, passionale, eccetera eccetera, è passato. Non tutto, perché una parte di me ne sente ancora la mancanza, ma non ora. Ora sorrido, sono contenta di quello che ho, di quello che sono e siccome oggi è la festa degli innamorati io ho aperto il cassetto, ho preso un Bacio Perugina dal tubo che mi ha regalato mio padre e me lo sono mangiata pensando "vaffanculo, a me non serve una festa stupida come questa".

mercoledì 10 febbraio 2016

Origami al volante, pericolo costante #1.

Secondo istruttore di guida, se migliorassi il mio rapporto con il volante (come si può pretendere che io sia rilassata mentre sono a fare un’azione potenzialmente letale!?), per essere alla terza lezione di guida senza aver mai guidato prima di una settimana fa, sarei già a buon punto. Sì, peccato che tempo di dire questo ed ho ingranato la seconda in maniera talmente irruenta che mi sono sentita chiedere se fossi Iron Man (”no, forse sei più Iron Woman!”), ma soprattutto stavo andando dritta ad uno stop con obbligo di dare precedenza mentre stava passando una macchina, peccandomi i peggio insulti generali.
Niente, la strada per me è un’ansia continua. Lezione dopo lezione il mio odio per la guida sale, non diminuisce mentre si rafforza la mia convinzione che tentare di farmi prendere la patente è come darmi la licenza di uccidere e di uccidermi.

martedì 9 febbraio 2016

Some of us have to grow up sometimes.

"Sei solo un inutile cuore. Cosa ne vuoi sapere tu di cosa vuol dire amministrare un corpo umano? Tu sei solo un essere insignificante, capace solo di far del male a tutti affezionandoti alle persone, cedendo agli abbracci. Dice bene la ragione che dichiara che sei solo un organo inutile. Ecco cosa sei: solo un ricettacolo di emozioni mal sane."
Cinque anni fa, parlando del cuore come metafora dell'organo che domina i sentimenti scrivevo queste parole dure, fredde, quasi rabbiose. Non ricordo bene in che circostanza arrivai a scriverlo, la cosa certa è che denigravo le emozioni dandogli un valore secondario - forse anche più che secondario - rispetto alla ragione.
A volte ci ricasco ancora, tant'è che ho un'amica che mi conosce così bene che quando sono nei miei momenti no tende a spiegarmi le cose con fare scientifico per riuscire a calmarmi e farmi capire che è tutto normale. O, altre volte, applico nozioni razionali a cose del tutto irrazionali, quello è un marchio di fabbrica, un modo di essere che mi porta ancora a pendere verso una razionalità prepotente in una persona tendenzialmente sognatrice e con la testa tra le nuvole, ci manca solo che mi faccia controllare dai sentimenti per essere fottuta. Nonostante tutto questo, a cinque anni di distanza ho imparato ad accettare quello che provo, anche quando è qualcosa di negativo, che fa male. Non rinnego più una parte di me che è normale provare e me ne rendo davvero conto ora, davanti a parole che penso "ma ho davvero scritto io? Davvero la pensavo così?".
Avevo diciassette anni, mese più mese meno, ora vado di corsa verso i ventidue abbracciando la consapevolezza di essere cresciuta, di essere cambiata tanto, che sto cambiano ancora, ma, nonostante io sia ben lontana da essere la persona che volevo essere quando ero una diciassettenne, che piano piano sto diventando una persona se non migliore, quanto meno equilibrata.

venerdì 5 febbraio 2016

"Vorrei non averti mai baciato"

Ultimamente va che non lo penso, che riesco a passare interi giorni senza inciampare, ma poi mi basta una scena di un bacio in un film e torna ottobre, torna quella macchina, torno io con la felpa leggera e lui con la sua barba. Dannazione, credo di impazzire a suon di flashback, di "ma era lui o meno quello che ho visto dal finestrino?" e di andare avanti per poi tornare indietro.
Stasera va che penso che chi lo sa, tra qualche mese forse sarò andata oltre a questi dannati flashback di un film adolescenziale di serie z, lui non mi sfiorerà più neanche per sbaglio, sarò riuscita ad ottenere la patente, non solo il foglio rosa, e in un giorno come tanti mi ritroverò a litigare con la pompa della benzina, perché, diciamocelo, sulla teoria di come si fa benzina sono un fenomeno ma quando dovrò farla sarò la solita imbranata di sempre, imprecherò tra una cosa e l'altra e in quel momento, tanto questa zona è così dannatamente piccola, ci incontreremo di nuovo dopo mesi. A me tremeranno le gambe, ma niente di più, riuscirò a scambiare due parole di cortesia prima di andare (e quelle due parole, conoscendole, sarebbero uno sfottermi per vedermi alla guida di una macchina, io che gli avevo chiesto perché il test mi dava sbagliata la risposta dell'inversione ad U su una strada a senso unico) e poi me ne andrò, chiedendomi se almeno questa volta se l'è chiesto un "ma se avessi scelto lei?".

(E lascio tutto così, incasinato e sgrammaticato, perché a quest'ora di notte, con il casino che ho in testa, non ce la faccio a rileggere niente, a sistemare, ad affrontare i pensieri).

martedì 2 febbraio 2016

Stamani, per non so bene quale miracolo, sono riuscita a passare il test teorico della patente. Parlo di "miracolo", perché non sento di averlo passato per merito, al massimo per culo, visto che ieri, sarà stata l'ansia o non so che, continuavo a fare troppi sbagli. Fatto sta che, alla fine, l'ho passato e venerdì mi tocca iniziare le guide (e qua prevedo le comiche, io a mala pena riesco ad andare in bici senza essere un pericolo per gli altri e per me stessa!) e affrontare un bel po' di ansie.
Oggi, sono andata a prenotare un nuovo tatuaggio e le date degli appuntamenti mi fanno sorridere un sacco: la bozza la devo andare a controllare il giorno dopo i miei ventidue anni, il tatuaggio me lo fanno una settimana dopo, per il compleanno di una delle persone che mi ha portato a credere in me stessa, in quella frase e nell'amicizia. Quella vera. Delle volte, le coincidenze sono strane.
Tutto questo è così meccanico, ma io sono così stanca, così contenta, così piena di cose da fare nelle prossime settimane che mi sento già ancora più stanca e tra un mese esatto saranno ventidue e io, che penso che il due sia un numero che mi perseguiti, quel doppio due come età mi spaventa un po'.