venerdì 2 agosto 2013

On the edge of the world, I've never asked for something more.

Rido per il gusto di ridere.
Sorrido per il gusto di sorridere.
Esco per il gusto di uscire.
Scrivo perché voglio, non per abitudine.
Ascolto (la musica) senza che mi pesi.
Ascolto (gli altri) perché lo so fare, perché mi piace.

Sono tornata da quella vacanza cambiata, non so cosa sia successo, a parte aver scoperto un particolare talento a cucinare le zucchine, forse non è successo nulla e sono solo io che, dopo otto giorni immersa in sorrisi e risate, lontana da casa, sono tornata così piena che dentro di me è scattato qualcosa, tipo una voce che diceva “Cristo Santo, svegliati e torna ad essere chi eri!”.
O forse non saprò mai cosa mi è successo, ma va bene così, per una volta, non mi va di cercare i motivi nascosti. Per una volta, la razionalità la lascio nel cassetto, chiusa a chiave.
Non mi manca nulla, mi sto accontentando delle piccole cose, sto imparando che, forse, è vero che sono i particolari a rendere migliore il tutto, come il mio cane che si mette accanto a me mentre scrivo, come la pizza divisa a metà e mangiata alle undici di sera, come fare la strada di casa di corsa di notte perché questo posto è adatto solo ai film horror, come una cena triste a base di uova strapazzate su un terrazzo di una casa che non era casa davvero ma ero come se lo fosse, come le rose regalate dalle amiche per sopperire ad un proprio rimpianto, come le risate con gli amici, come il cielo con le stelle.
(In realtà qualcosa mi manca. Mi mancano le crêpes, le piadine dell’Alaska, i baci in fronte, gli abbracci ed un origami, ma anche se mancano, non pesa l’assenza).

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