mercoledì 26 marzo 2014

Di "se" e di "ma" ne son piene le fosse.

Avrei dovuto dire “scusa, aspetta un attimo!”, sconfiggere le gambe che tremavano, correre, raggiungerlo dirgli “ciao!”. Avrei dovuto far così, anziché rimanere ferma, con gambe tremanti, urlare il suo nome, sapendo che da lontano non vede un cazzo e che, sicuramente avrà salutato per educazione, come un’emerita imbecille.
Le cose giuste da fare le capisco sempre troppi giorni dopo.

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