E mi hanno preso. Io che quest'anno sono andata fermamente convinta che non mi avrebbero presa, che ho detto all'amica che era con me "vabbe, che si fa, ci si riprova l'anno prossimo?" sono sta presa.
Quella mattina sono andata al colloquio scoglionata, mi sono messa in caffetteria ad aspettare un'amica leggendo Guida galattica per autostoppisti con un espresso in tazzina grigia pensando che la frase che descrisse meglio la mattina fosse "avrei voluto squagliarmela con il Dio del Tuono" (che poi, per inciso, è uno state of mind di tutta la mia vita) mentre tenevo le cuffie per evitare che qualcuno mi parlasse. La riproduzione non faceva che passare una canzone che recita se lo vuoi, tutto è possibile. Non ci ho mai creduto. Mi fido così tanto di quella band da essermi tatuata un'altra loro canzone, ma in questa canzone non ho mai creduto e non mi hai mai neanche portato fortuna, ma ero così scoraggiata, così convinta che non sarebbe andata che ho detto "lasciamola, che male può fare?". Non ha fatto male, mi ha solo convinta ad andare e tentare con tutta la voglia che avevo di convincere, poi come andava andava. Sono andata, ho dato il meglio, ma uscendo ero convinta che sarebbe stato un nulla di fatto. Invece, ieri, ho avuto un po' di senso di colpa per la mia amica, che poi ha lasciato il posto alla paura folle di non essere all'altezza, di non essere in grado e alla convinzione che farò una brutta figura. Oggi, invece, ne sorrido, tanto. L'ho detto mio padre, al telefono, che come prima cosa mi ha detto "non ti hanno preso come eri convinta?" e, poi, quando gli ho raccontato che sì mi hanno preso per scrivere, dopo che gli ho spiegato, tutto contento mi ha detto "poi mi spieghi come leggerlo" seguito da "a scrivere sei brava, te la caverai bene". Ho sorriso, tanto, ho anche sentito pizzicare il naso.
Ho fatto un primo passo verso quello che sogno di fare da grande. Non so come andrà, quanto spesso sbaglierò e quanto dovrò impegnarmi per essere all'altezza, ma l'ho fatto.
"Se lo vuoi, tutto è possibile"
"Avevi dubbi?", mi ha chiesto provocatoriamente qualcuno.
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