mercoledì 28 settembre 2011

Ciao,
Come stai? Che fine hai fatto?
Io sono esausta, ho studiao per quattro ore senza distrarmi, riempiendomi la testa di subordinate soggettive implicite ed esplicite, su cos'è lo Stato, sullo Statuto Albertino e di date importanti che conoscevo già, su cos'è la materia e cos'è una sostanza omogenea, su l'organizzazione dei viventi e la loro capacità di autoregolarsi; ho studiato tutto il giorno, per non pensare al fatto che, oggi, mentre quello di italiano diceva due parole sulla droga col resto della classe ed io mi mettevo avanti di geometria, mi sei venuto in mente nell'unico momento in cui ho messo davvero a fuoco le parole di quell'uomo tanto affascinante quanto stronzo.
Sono due giorni che bussi un po' più forte, ieri credevo di averti visto, ma era solo un ragazzo che assomigliava a te qualche anno fa. Sarebbe stato bello che fossi tu, che magari mi riconoscessi come ha fatto Ricky che mi ha fatto un enorme sorriso, l'altro giorno alla fermata dell'autobus. Sarebbe bello, everlo da te, un enorme sorriso, magari parlare, darti del coglione per la strada che hai preso e chiederti quell'abbraccio che avrei voluto anni fa -che vorrei tutt'ora- anche se non sei più il ragazzo coi capelli neri neri un po' lunghi. Dio, quei bei capelli tagliati a zero solo per chiedere attenzione.
Come stai? Ti sei rovinato sempre di più per chiedere solo un po' d'amore a chi t'ha messo al mondo? Ti sei o ti stai tirato fuori? Hai avuto un po' d'amore o ti sei trovato solo schifezze che t'hanno allontanato di più dalla vita?
Quanto vorrei farle a te, queste domande, e sentire che ti sei salvato, che la mia paura è solo dettata dall'ansia e dal fatto che nessuno sa più nulla di te. Vorrei solo sapere che tu stai bene, che ne sei uscito, che anziché bruciartelo quel cervello che hai, sei tornato ad usarlo come alle medie che quando in classe facevamo a gara a chi aveva preso il voto più alto di matematica, mi sorridevi e mi dicevi "distinto" ed io ti mandavo a cagare, perché m'avevi raggiunto, quando alle medie mi capitava di sederti accanto perché nessuno riusciva a sopportarti tranne me -chissà perché, a me, non hai mai dato noia- e mormoravi la risposta giusta, ma non la dicevi mai al prof., ma quando ti chiedevo perché non lo dicevi scrollavi le spalle ed io mi chiedevo cos'era tutta la tristezza che avevi negli occhi. Sai, ho paura per tutta quella tristezza, perché con la strada che hai preso finirà male ed io non voglio leggerti sul giornale; vorrei incontrarti per la strada, riconoscerti, guardarti e sperare che tu riconosca dietro all'eye-liner, i capelli molto più corti e il centimetro in più d'altezza la tua compagna delle medie e sentirti dire "ciao", non trovarti sulla locandina del giornale mentre una mattina me ne vado a scuola. Vorrei vederti e parlare, chiederti com'è che ti sei lasciato andare, com'è che hai chiesto attenzione facendoti così male, ascoltarti per ore, se tu volessi, o limitarmi ad un ciao, se non volessi parlare.
Quest'anno dovrò rifare Benedetto da Norcia e i benedettini, mi ricorderò ancora una volta del nomignolo che ripetevi mentre io dovevo leggere, ma invece ridevo per colpa tua.
Ciao, lo so, ho scritto troppo, ma sai, non sono solo le parole che sto trattenendo da qualche settimana, sono le parole che trattengo dall'ultima volta che ho scritto per te, di te, a te ed è una volta che risale ad anni fa.
Ciao, mi piacerebbe incontrarti per caso, un giorno, e vedere che mi riconosci nonostante siamo cambiati tanto tutti e due.
Ciao, mi piacerebbe che quel giorno in cui ci incontriamo per caso e in cui tu mi riconosci, finiamo a parlare.
Ciao, mi piacerebbe che quel giorno in cui ci incontriamo per caso, in cui tu mi riconosci e finiamo a parlare, mi abbracciassi, perché io e te ridevamo, parlavamo, vedevamo la tristezza negli occhi dell'altro, ma non ci siamo mai abbracciati.
Ciao, mi piacerebbe abbracciarti, anche di corsa prima di scappare su un autobus.
Ciao, mi piacerebbe non avere paura di trovarti sulla locandina del giornale o sulla prima pagina della cronaca locale.
Ciao, credo di volerti ancora bene (o forse un po' di più).
Cia'.

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