Ho il sonno appiccicato addosso, insieme ad un misto di malinconia, rabbia e non so bene cosa. Ho questo brutto vizio di rallegrarmi troppo presto per le cose, per un concerto che poi viene annullato, per una giornata appena iniziata che poi finisce male, per l’inizio della scuola ancora prima che inizi.
Avevo imparato ad apprezzare le piccole cose di quella scuola, perché in sé mi fa sempre più schifo, e quelle piccole cose se ne sono andate allegramente a farsi inchiappettare da un unicorno venuto da Narnia. Avevo imparato ad apprezzarla per quei pochi professori che avevano voglia di fare, nonostante la classe pessima che eravamo, per quei professori che mi hanno (ri)caricato nonostante né loro né io, avevo stimoli positivi tra quelle quattro mura.
C’era di bello una classe con una ventina di iscritti e pochi frequentanti.
C’era, perché ora siamo una di quelle classi fin troppo piene in cui ci sarà troppo casino e poca voglia di fare con un professore di italiano che non riesco a seguire perché oltre a ricordarmi Silente passa il tempo a gesticolare e finire le frasi con versi senza senso oppure “… eh? Sì, avete capito” mentre l’altro prof. ha già iniziato a lavorare nell’altra classe e io, fermandolo a ricreazione, che ci ha abbandonati gliel’ho detto che più che un noi era un io.
Siamo trentadue elementi e parlerò con quante? Dieci persone a dir tanto? Farò di A. la mia forza, il mio abbraccio alla mattina quando vorrei urlare alla C. di stare zitta che per sparar stronzate può star zitta, alla K. che se lei non vuole fare nulla se non casino, può uscire e ce n’è un po’ per tutti e forse sono io che son troppo acida, mi sa.
E io ho già voglia di nascondermi sotto le coperte e di non andarci più e non ho neanche finito la prima settimana. Tanto, se non vado, in una classe di trentadue elementi, chi si accorge che manco?
Nessun commento:
Posta un commento