Dovrei avere la testa piena dell’Italia insulare e peninsulare, di morfologia, dei climi, delle precipitazioni, di confini, di mari che bagnano coste e di laghi artificiali
e glaciali, ma di tutto questo non ricordo niente, non me ne importa nulla.
Dovrei farmi entrare tutto questo in testa, dovrei cercare di dargli un briciolo di importanza, invece ho la testa piena di te, di quali sono i tuoi confini, di quale mare
o lago bagna le tue guance, di qual è il clima nella tua testa e nel tuo cuore, di quante
precipitazioni di pensieri ci sono dentro di te. E vorrei saperlo, non solo
pensarlo, immaginarlo.
Vorrei sapere cosa ti passa ora per la testa, vorrei
sapere chi confina con la tua tristezza, quella di quel vuoto che avevi dentro
e di cui mi scrivevi alla sera – o forse, quel vuoto è stato riempito? – e che
io capivo così bene perché era così simile alla mia, vorrei essere diventata un
lago per riempire quel vuoto, ma io ero pioggia e la pioggia viene assorbita
dal terreno e dimenticata, dimenticata.
Avrei voluto studiare la morfologia del tuo corpo con le dita, ad occhi chiusi, al
buio senza poter vedere cos'era quella o quell'altra curva, studiarlo con le
dita, intuirlo, ma non vederlo come se tu fossi una cartina muta, perché lo
dice anche la prof. di geografia che anche le cartine mute parlano, basta solo
saperle osservare e io, il tuo corpo, vorrei osservarlo ad occhi chiusi, con le
dita, con le labbra.
Vorrei assaporare il sapore delle tue labbra, sentire se sono salate come il mar
Ionico o se son d’acqua dolce come l’acqua di un lago di origine glaciale.
Vorrei
accarezzare i tuoi capelli che, sicuramente, strano ricrescendo dopo che gli
hai tagliati. Vorrei studiare le valli delle tue guance, le fossette, più o
meno marcate, che nascono quando uno sorride, come cambia il tuo viso quando
ridi o quando pensi. Vorrei studiare i confini dei tuoi pensieri quando scrivi,
quando ti addormenti, quando ti fai la tisana alla sera – mi pensi ancora, come
mi dicesti quella sera quando ti augurai una buona tisana? – e soprattutto,
vorrei studiare il confine della tua schiena con la mia, della mia mano nella
tua, delle mie labbra sulle tue.
Vorrei studiare te, non questo mar Tirreno che diventa Ligure e che bagnia coste più vicine di quanto tu non sia mai stato.
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