Ho voglia di scriverti, di scrivermi, come se stessi scrivendo una lettera. Non una lettera qualsiasi o una lettera commerciale come hai imparato a fare l’anno scorso a scuola, ma una di quelle lettere che andrebbero consegnate e lette con avidità che, però, quando vengono finite, finiscono dimenticate da qualche parte, anziché consegnate.
Ultimamente hai la tendenza a perderti e non in senso positivo, come sarebbe perdersi nel sorriso di qualcuno o come sarebbe perdersi in un giardino dove esplode la vita. No, hai la tendenza a perderti in senso negativo, ma non come si può perdere un accendino quando ti serve, perché alla fine arrivi a pensare “vabbè, lo ricompro” oppure “vabbè, chiedo ad un passante se ha d’accendere”. No, peggio. Hai la tendenza a perderti come si perde qualcosa a cui si tiene davvero, qualcosa che non si può sostituire e tu che sei una persona distratta e di cose ne hai perse tante, come quel foulard che ti avevano regalato e che tu amavi tanto che hai dimenticato dentro ad un ristorante per non ritrovarlo più o come quel cappello che hai dimenticato a scuola, nella vecchia scuola, sotto al banco e il giorno dopo non c’era più, sai bene cosa si prova. La conosci quella sensazione di rabbia mista a sensi di colpa e ad un vago senso di ansia, di smarrimento. Ed è quello che stai provando ora, è per questo che sei andata a cercarti indietro nel tempo, rileggendo cose con una data di due anni fa, come se potessi ritrovarti guardando chi eri, dov'eri, cosa pensavi.
A volte dovresti chiedere aiuto, sai? Dovresti chiedere aiuto come fanno con te, quando arrivano e si sfogano, si svuotano e tu ascolti, tutto, senza giudicare, dando una spalla. Dovresti farlo tu, ogni tanto, di prendere una mano da qualcuno e reggerti. Dovresti pretenderla se nessuno te l’allunga spontaneamente, anche se, lo sai bene da sola, che c’è chi lo farebbe. A volte, dovresti dimenticarti di chi sei, dimenticarti del fatto che “sai essere sempre presente”, dimenticarti di quella tua assurda mania di essere forte, di essere una che da sola se la cava e accettare chi ti dice che c’è, che se hai bisogno puoi parlare, che ti ascolta. Dovresti solo smetterla di scappare dalle tue debolezze, perché anche se le neghi, le nascondi, loro restano lì. Ben nascoste, ma sempre presenti.
Dovresti dimenticarti dei tuoi sbagli, delle tue mancanze. Dove pensi di andare se ti crogioli dentro a tutte quello che è andato storto? Sei andata a rileggere cose vecchie per ritrovarti, ma hai finito col perderti ancora di più, perché ti sei ricordata che, due anni fa, eri ancora in quella che hai preso a definire “l’altra scuola”, come se a dire “scientifico” ti vergognassi. Sì, eri allo scientifico e non è andata come volevi, non saprai mai se era perché non c’hai messo testa o perché non era adatta a te. Sei scappata lontano, in un’altra provincia e in una scuola completamente diversa, forse nel tuo scappare hai esagerato troppo e avevano ragione l’anno scorso a dirti che qua sei sprecata, ma che ti importa? Non volevi solo scappare e dimenticare tutto? Ti stai crogiolando nella nostalgia, nei tuoi sbagli, in quei “se” e in quei “ma” che dovresti mettere via, nella malinconia e nella tristezza di dare una qualifica anziché la maturità come dovresti.
Ti stai crogiolando, ti stai struggendo e ti stai perdendo.
Hai mai pensato che ammettere che sentirti sola ti fa male sarebbe più facile che rinnegare? Ammettere che hai paura, che hai freddo, che vorresti qualcuno che ti stringesse, che vorresti solo sentirti ricordare che andrà tutto bene, che piangere non è una cosa di cui vergognarsi, che sei stanca e che non sempre sorridere è facile sarebbe. Ammettere che non sempre sei una combattente, che non sempre hai la forza per lottare, per ascoltare è un atto così abominevole? Ammetti le cose, se non agli altri, almeno a te stessa.
Sei una funambola, ti tieni in equilibrio sul crinale della vita. Cammini su un filo sospeso tra due estremità, sotto di te c’è il vuoto, sopra di te il cielo e neanche ti rendi conto di quanto possa essere spettacolare e mozzafiato quella camminata. Ricordati che per il funambolo la cosa più difficile non è non cadere, ma è trovare l’equilibrio.
Ti ho scritto, per riuscire a parlarti.
Ti ho scritto, per riuscire a trovarti.
Anzi: mi sono scritta, per riuscire a parlarmi.
Mi sono scritta, per riuscire a trovarmi.
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