lunedì 17 febbraio 2014

Baby, we both know that the nights were mainly made for saying things that you can’t say tomorrow day.

Continuiamo a scambiarci confessioni su noi stessi, e sulle nostre vite a notte, a notte fonda, come se quei messaggi fossero cose normali, come se la fiducia che affidiamo nell'altro fosse cosa da tutti i giorni.
Lui continua a dire che come lo capisco io, nessuno, a dire che certe cose le dice solo a me, perché si fida.
Io a volte mi apro, lascio intravedere chi sono davvero, a volte mi faccio male scrivendogli “E con lei come va?” sapendo che la risposta farà male. A volte, io, mi calpesto da sola augurandogli davvero la felicità con lei o pensando di provare a convincerlo a venire a quel concerto, come se certe canzoni live non saranno già abbastanza dure senza di lui affianco.
Noi continuiamo ad esistere di notte, al giorno siamo solo due persone che si scambiano messaggi per tutta notte e che, se si incontrassero per strada, si limiterebbero ad un misero “ciao”.
Continuiamo una cosa a cui non trovo un senso, come non trovo un senso a questa voglia matta di Benson blu che mi farebbero puzzare di fumo.
Chissà se, a lui, l’hai mai sfiorato il pensiero di come sarebbero andate le cose tra noi se avessimo agito diversamente. Chissà se qualche rimpianto non l’hai mai colto in piena notte.
Chissà se si ricorda di quella canzone, di cui mi dedicò un pezzo, che prima di lui amavo ed ora odio.
(Troppe ore da qui a te).

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