Non so se quando parlo del rapporto che c'è tra noi cerco di convincere me stessa o chi mi conosce, perché a volte fai male, male da morire, in un punto non chiaro tra il cuore e la bocca dello stomaco che altro non è il punto dove sento sempre quella maledetta sensazione di incontrarti o anche solo di vederti da lontano e ci prende ogni cazzo di volta.
E non capisco perché quando si tratta di te, non riesco ad usare la terza persona quando scrivo, ma solo la seconda singolare e metto tutto sullo stesso piano con le coordinate non riuscendo ad usare le subordinate.
Sheryl Crow sta cantando che "the first cut is the deepest", ma il primo sarà anche il più profondo, ma a me anche gli altri ventordicimila fanno male, come tutti i se, i ma, i "perché cazzo deve rispondere scazzato quando sono io a dirgli di un altro quando siamo solo amici!", i "tu sei come me" e tutte quelle dannate cose che stanotte mi hanno fatto sognare un gatto di nome Banana, il mio lavoro da giornalista poco soddisfatta, tu che facevi il pizzaiolo con le braccia completamente tatuate come sogni e tutto questo a Firenze in un bilocale senza terrazzo, ma con un letto disfatto e un lavandino da dividere per lavarci i denti; tu cucinavi la pizza in un forno dall'aspetto vecchio, io scrivevo su un tavolo con la tovaglia con le ciliege lamentandomi del caro vita.
Sai, ora fossi un altro tipo di persona, piangerei, piangerei tantissimo, ma non piango, non piango mai, anche se dovrei, ma se piangessi, si scioglierebbe il trucco ed ho già messo i trucchi nello zaino.
Tu sei fottutamente romantica e bravissima.
RispondiEliminaQuasi ti invidio.
Un abbraccio