Ho ritirato il primo libro di quinta, arrivato qualche giorno fa. E' quello d'italiano, l'ho praticamente sfogliato tutto, soffermandomi su autori che conoscevo o su poesie che amo così tanto da non resistere a leggerle ad alta voce, come La pioggia nel pineto di D'Annunzio, che, però, non mi ispira poi così tanta simpatia, e La casa dei doganieri di Montale che è praticamente parte di me. La cosa più bella, però, è arrivata alla parte di "morfosintassi", dove ho trovato un breve capitolo sul corretto uso della è aperta e della é chiusa, dove, tra gli esempi, c'era "me" e "te", su cui l'altra sera si sono messi a discutere i miei amici. Forse, porterò con me queste serate senza senso durante un anno di tormenti.
Sto blaterando cose a caso, per non pensare che domani a quest'ora l'ansia per il tatuaggio sarà svanita, io avrò sulla pelle un disegno di un amico che riassume i miei (primi) vent'anni, lì tra i nei e le lentiggini che ho sulle spalle. Sarà lì, come un amuleto portafortuna, per quando sentirò la mancanza degli occhi di nonno e della cucina di nonna, sarà lì per ricordarmi che ce l'ho fatta e sempre ce la farò. Nonostante l'estrema convinzione, ho l'ansia, ma credo sia normale, è pur sempre una cosa definitiva.
E vorrei uscire, ma qua devo aspettare che mi dicano di scendere, ma qua secondo me si son persi tutti.
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