martedì 25 agosto 2015

Oggi sono andata a Firenze, mi sono goduta quella città che io amo più di ogni altra al mondo, mi sono goduta le amiche e un amico di vecchia data, una nuova conoscenza, cercando di non pensare che non avevo chiuso occhio perché dopo quei baci c'è stata la distruzione.
La verità è che lui è fidanzato, che schifo scriverlo in maniera così asettica, come se non mi facesse male, come se non ci fossi rimasta male, e neanche poco, ma se non glielo tiravo fuori io, lui, di lei, non avrebbe detto nulla. E' palese da come sono andata le cose, sia prima che dopo. Io ci sono rimasta male, sono sveglia da più di ventiquattro ore, ma oggi ho sorriso. Ho sorriso di quella città che amo, dei suoi colori, delle persone che avevo intorno; ho sorriso di me e per me, perché mi convinco che devo sorridere come se ci credessi, come se lo volessi, perché devo farmi rubare anche il sorriso?
Ogni tanto l'ho pensato, soprattutto quando dopo due gocce d'acqua a giornata è diventata stupenda e sopra Ponte Vecchio c'era un cielo azzurrissimo ed io ho pensato "sarebbe bello che le cose fossero andate diversamente, potergli mandare una foto di questo spettacolo e dirgli che vorrei che fosse qui". L'ho pensato, ma poi ho ricacciato indietro quel pensiero, anche se Firenze aveva oramai un gusto dolce amaro.
Ha lenito il cuore, disinfettata la ferita, ma per farla diventare una cicatrice sana e guarita ci vorrà del tempo, non solo Firenze.

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