giovedì 3 novembre 2016

Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli.

Sono stata assente per un po', perché come tante altre volte volevo evitare me stessa per capire cosa mi passasse per la testa - se ve lo steste chiedendo no, non l'ho capito e sono sempre più incasinata, ma questa è un'altra storia - e nel bel mezzo di questa mia pausa con me stessa, ci sono stati un cinque giorni e mezzo a Bologna da un'amica.
Bologna l'avevo vista di sfuggita un paio di volte, non mi ci ero mai fermata ad osservarla attentamente, non mi ero mai fermata a viverla un po' e forse per questo la sottovalutavo, perché nei giorni che sono stata lì mi sono innamorata del suo centro storico, dei suoi piccoli segreti (letteralmente, ne ha sette, qualcuno me l'hanno fatto scoprire e sono cose così carine!), del suo centro affollato, delle sue vie notturne piene di giovani. E' bella Bologna, è una signora elegante ma non è snob, è alla mano.
A Bologna sono andata con la scusa di un'amica che mi ospitava, un'amica di vecchissima data, conosciuta tramite internet insieme ad altre fan dei Finley (quante cose che mi ha dato una sola band!) e se molte altre persone non so neanche se siano vive o morte, io e lei siamo rimaste in contatto negli anni, diventando amiche nel vero senso della parola, anche se per vederci abbiamo dovuto aspettare che lei arrivasse all'università a Bologna e che riuscisse a venire a Pisa a trovare un'amica. Questo succedeva un anno fa, questa settimana ho vissuto in casa sua, con le sue coinquiline (la sua compagnia di stanza mi faceva scompisciare dal ridere, è così simpatica; una è di San Marino, timidissima, ma Dottor Strange ha fatto sbloccare persino lei, le altre due sono due chiaviche, ma non hanno rovinato nulla) dormendo su un materassino gonfiabile che è valso tante risate ed il titolo di coinquilina clandestina. E' stato bello recuperare anni di distanza stando così tanto insieme, ridendo come matte, girando la città e, soprattutto, visitando la mostra "David Bowie Is". A questa mostra non potevo che andare con lei, l'unica a capire e condividere la mia amore e passione per David e so che non sarei potuta andare con nessun altro perché bastava uno sguardo per capirci, per leggere l'ammirazione o per capire che si stava per canticchiare sottovoce qualche canzone. La mostra, comunque, mi ha lasciato davvero senza parole, è stupefacente, sembra di fare un viaggio dentro alla caleidoscopica vita artistica di Bowie e, arrivata all'ultima stanza che è gigantesca e ha quattro pareti di schermi che proiettano un concerto di David con i monitor che, alternativamente, svelano degli abiti celati dietro, mi ha fatto provare quella che viene chiamata la Sindrome di Stendhal (o Sindrome di Firenze). Mi sono sentita infinitamente piccola ed infinitamente grata ad un'artista che, solo grazie ad una mostra, ho sentito così vivo. E sono grata di avere avuto accanto un'amica che non solo a immortalato me che mi guardo intorno incantata (esiste una foto su Instagram, per provare questo mio smarrimento, IG che trovate linkato a lato, se volete farvi un giro a vedere questa espressione ebete e un nasone enorme) ma che capiva come mi sentissi. Dopo, per confermare che ero con l'amicizia, siamo scesi al piano inferiore del MAMbo per partecipare alla Experience Bowie: un'attività laboratoriale dove sono stati ricreate dei vestiti ispirati da quelli di Bowie, opera di ragazzi di un'accademia e la giacca che ho usato era così bella che volevo portarmela via, ti truccavano con trucchi ispirati a quelli di David (io ho optato per una saetta, la mia amica il terzo occhio alla Ziggy) per poi scattarti delle foto: una l'ho stampata e sto aspettando di attaccarla in camera, le altre prima o poi verranno caricate e, chissà, che non ne metta una qua solo per ricordarmi che le cose belle succedono. Siamo andate in giro io con una saetta sulla guancia e lei un terzo occhio dipinto in fronte, quella sera, come se non ci volessimo staccare da David.
Ho conosciuto belle persone, ho riso, ho visto angoli di città che mi sono rimasti nel cuore, ho creato bei ricordi che ho accuratamente catalogato nella mia memoria per i momenti no, ho fatto la promessa di vederci ad un concerto a Milano (dobbiamo pur festeggiare la nostra amicizia sotto il palco di chi ci ha fatto conoscere, no?) e ho staccato la spina per un po'. Ora sono tornata alla realtà, faccio nuovamente fatica a scrivere conversando con me stessa, ma queste cose andavano scritte.
Devo riuscire a mettere in ordine in un po' di cose prima che mi scombussolino troppo.

4 commenti:

  1. A Bologna ci sono passata anche io di sfuggita, troppo anche per rendermi conto che mi piacesse o meno.
    Quanto alla tua convinvenza temporanea con la tua amica e le sue coinquiline, è molto bello pensare che un'amicizia che magari sarebbe potuta finire nell'oblio per molti motivi, invece sia continuata anzi rafforzandosi nel tempo. E poi i Finley, che mi hai ricordato! Ma suonano ancora?

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    1. Ti consiglio tanto di visitare Bologna, a vederla di sfuggita non ci si rende conto di quanto sia bella come città.
      Ho alcune amicizie nate così o materialmente sotto i palchi ai concerti, non è facile gestire un'amicizia a distanza, ma quando si impara a convivere con la distanza, a volte si dimostrano amicizie molto solide, come è capitato con lei. E' bello anche conoscere persone nuove, soprattutto quando regalano sorrisi.
      Comunque i Finley si sono dati alla radio (prima su Kiss Kiss, ora nel fine settimana su Radio Montecarlo), ma continuano anche a suonare. Ora stanno facendo un piccolo tour qua e là per l'Italia per il decennale del primo album (e questa cosa mi fa sentire tremendamente vecchia!).

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  2. È sempre piacevole e inaspettato leggere della propria città attraverso gli occhi di qualcun'altro... Non smetto mai di innamorarmene *.*

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    1. La tua città è una città bellissima, le ho lasciato un pezzo di cuore! :)

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