mercoledì 7 novembre 2018

Di Narnia e altri posti in cui sparire.

Il tipo non lo sento da settimane, da quando si era fatto vivo per chiedermi di un concerto - che si terrà tra poco meno di due settimane - per cui mi ero segnata nel calendario. I suoi "ti farò sapere se andrò a qualche evento che andiamo insieme" non si è mai tramutato in un fatto concreto e, per un breve periodo, mi ha abbattuta. Mi sono risentita inetta, inadatta e tutte le altre cose negative che formano la mia insicurezza, ma poi una mattina mi sono svegliata e mi sono detta che io ci avevo provato, il mio lo avevo fatto - magari potevo giocarmi meglio le mie carte? Potevo farmi viva di più? - e che se è andata così è perché doveva andare così.
La verità è che non gli piaci abbastanza mi ha insegnato che se uno vuole farsi vivo, si farà vivo. Io il carattere di fare la sottona facendomi viva ogni 2x3 non ce l'ho, non voglio avercelo e quindi va bene così.
Certo, ora si pone il problema che siamo rimasti che dobbiamo organizzarci per il concerto del 19 visto che "allora andiamo insieme" e si tiene a due ore/due ore e mezza di autostrada da qui, vale a dire un viaggio insieme ad uno che è sparito a Narnia senza darmi le coordinate per arrivarci anche io (perché io, comunque, sono della generazione che Caspian se lo ricorda e anche bene) e, insomma, sento già l'imbarazzo crescere.


E rendiamoci conto che questo confusionario sfogo di pensieri contorti e vagamente incoerenti tra loro sono il cinquecentosessantesimo post. Non credo che poteva esserci modo più adatto per arrivare a cifra tonda.

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