Sai, m’ero ripromessa di non scrivere mai più su di te. Mai più. Molto probabilmente “mai più” era un tempo troppo lungo per me.
Sai, m’ero ripromessa di non scrivere mai più di te dopo averti visto e dopo essere palesemente ignorata da te. E m’ero ripromessa anche di non scrivere mai più di te nei momenti in cui sento freddo perché i tuoi abbracci non li sento da mesi e mesi e mesi.
Sai, è che oggi sono nervosa a causa tua, ma non perché non ti ho visto o perché ci son stati due giorni di fila che hai accennato quel tuo stramaledetto sorriso sghembo che adoro – adoravo -, no sono nervosa a causa tua perché ci sono giorni, quando fuori fa caldo e dentro fa freddo, che mi ricordo com’era caldo dentro quando finivo stretta contro il tuo petto, perché il vantaggio di essere bassa non era sentirsi dire che come me ne saltavi tre, era finire stretta con la guancia contro il tuo petto ed era bello, dannatamente bello.
Sai, una persona normale o una persona un po’ meno orgogliosa al tuo accenno di sorriso avrebbe risposto con un sorriso, come a dirti “hey, sono ancora qua ad aspettare che ti decida a salutarmi!”, ma sai forse è che mi sono fatta più furba; ho acceso il cuore, sì, son più umana e meno androide, ma il cervello c’è sempre e quello son due giorni che mi salva dal cedere ai tuoi riccioli e a quel maledetto sorriso sghembo.
Sai, mi manchi, lo ammetto. Mi manchi, perché dentro a quelle braccia avevo trovato un piccolo porto sicuro o almeno credevo che lo fosse. Mi manchi, perché tu mi sapevi ridare l’ossigeno che il ghiaccio e il freddo mi toglievano. Mi manchi, perché mi facevi scrivere quella dannata storia che ora sta marcendo in una cartella del computer. Mi manchi, perché i tuoi abbracci stretti contro al tuo petto mi facevano sentire protetta. Mi manchi, perché amavi i Guns’n Roses ed è stata la prima cosa, ad inizio anno, a farmi rivalutare l’antipatia che a pelle mi avevi fatto venire. Mi manchi, perché era bello poter toccare quei riccioli neri che, cazzo, son perfetti. Mi manchi, perché mi facevi ridere e sorridere come non facevo da prima di rompermi la gamba e prima lo facevo pure raramente di sorridere così, diciamocelo chiaramente. Mi manchi, perché i tuoi abbracci mi piacevano così tanto da farmi cadere in una meschine dipendenza. Mi manchi, perché eri un amico.
Ma sai che c’è? C'è che spero che quando vedrai la mia faccia lei ti dia l'inferno. Spero che quando tu mi vedrai e tra noi ci saranno due persone e tu accennerai il tuo sorriso sghembo, spero che la mia faccia ti dia l'inferno. Sì, la ragazzina che era dipendente dai tuoi abbracci e che ora ha deciso di disintossicarsi da loro spera vivamente che quando vedi la sua non adorabile faccina lei ti dia l'inferno.
E tutto questo con tanto affetto lasciato a marcire e che presto, dopo una bella disintossicazione dal ricordo dei tuoi riccioli e dei tuoi abbracci, finirà nel cesso.
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