L'autobus che dovevo prendere per tornare a casa era in ritardo, un ragazzo è salito sbuffando e s'è seduto davanti a me scusandosi perché credeva di aver colpito la mia gamba. Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza, ma sul suo viso c'era solo tanta ansia e tanto qualcosa perché l'autobus era in ritardo; sbuffava, guardava fuori, incontrava gli occhi di qualcuno e accennava un sorriso gentile e si lamentava tra se e se del suo cappello (che, Dio, sembrava un preservativo).
Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza e quando ha avuto un momento di smarrimento ed ha chiesto se l'autobus passase da Lerici, gli ha sgranati e sembravano ancora più verdi. Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza, ma aveva una cosa ancora più bella da guardare: le fossette che gli si sono disegnate sul suo viso quando ci siamo guardati e, senza un motivo, senza esserci mai visti prima e con la consapevolezza (mia) di non rivederci più, siamo scoppiati in un misto tra un sorriso e una risata come se non ci fosse niente di più normale.
Aveva gli occhi verdi, così verdi da sembrare verde speranza e mi ha dato un momento di assoluta e trascurabile felicità, un momento che a descriverlo sembra quasi scolorire.
venerdì 23 dicembre 2011
martedì 20 dicembre 2011
vorrei essere il tuo cd preferito o la tua canzone preferita, quella che ascolti quando la giornata gira male, quando ti senti scivolare verso il baratro, vorrei essere il tuo punto di riferimento in una vita che ha giocato sporco con te, vorrei essere quella canzone che resta, quella che sai non ti lascerà mai.
vorrei solo ricordarmi quel tuo accento che mi faceva sorridere anni fa.
vorrei solo ricordarmi quel tuo accento che mi faceva sorridere anni fa.
lunedì 19 dicembre 2011
e mi chiedo se pensi mai cose strane e ridi dei tuoi pensieri come di una battuta divertente.
ho la moleskine nello zaino che è abbandonato sul tavolo mentre io sto al computer a fingere di svolgere il patrimonio dell'azienda "scotti al tempo x" e non posso alzarmi, perché di sentirmi urlare contro non ho voglia, mi sento urlare già addosso da dentro.
avrei voglia di scriverti come se tu potessi leggere, un giorno, ma la decisione è stata chiara: richiuderti in quella stanza tutta tua che ho dentro al cuore e non farti riuscire... che senso avrebbe pensarti ancora? chiedermi ancora come stai? sentire l'ansia farmi battere il cuore a tremila insieme al respiro che si spezza perché c'è quella domanda che mi rimbomba in testa, quella domanda alla quale, persone come m., risponderebbero di sì, ma io quel sì non lo voglio e allora mi sale l'ansia e pensarti non mi strappa un sorriso, ma una risata amara.
sabato guardavo le luci sui monti e le stelle sul cielo, i monti e il cielo erano dello stesso colore e le luci sui monti mi sembravano stelle cadute che non potevano volare, mi sono messa a ridere da sola, mamma pensava stessi ridendo per quello che ha detto. ti capita mai di farlo?
forse è meglio che vada, forse dopo ti scrivo, magari smetto di scriverti dal primo dell'anno.
martedì 6 dicembre 2011
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