Cinque mesi e tre giorni fa chiesi ad una persona se fosse vero che “prima o poi il meglio arriva”, quella persona, con tutta la serietà e la bontà di questo mondo, mi disse, dopo qualche domanda, che arriva, prima o poi arriva.
Sono passati cinque mesi e tre giorni e mi sembra ieri che quella persona me lo scrisse sul diario, senza che io gli dicessi nulla, come a lasciarmi un promemoria “permanente”, ma sembra una vita fa se mi guardo allo specchio. Sembra un avita fa, ma non perché i miei capelli hanno cambiato taglio e sono diventati prugna già un paio di volte, non perché le mie labbra hanno il colore del rossetto per la maggior parte del tempo o perché i miei occhi, certe volte, diventano colorati a giorni alterni. No, non è per qualcosa che si vede così chiaramente, è per qualcosa che va cercato più a fondo, sotto tutti gli strati di pelle, in una zona tra costole, cuore ed un posto che non esiste fisicamente. Sembra una vita fa, perché gli occhi e le spalle hanno deciso di star su, di non star più a sfiorare il pavimento, perché il cuore ha deciso che battere all'impazzata è giusto, ma prima doveva concedersi di essere riparato, fissato in modo da non spezzarsi più o almeno da non essere troppo fragile, perché si è deciso di accettarsi, nonostante non si sia quello che si vuole, se non ci si può apprezzare, si può almeno accettarsi; perché era ora di essere quello che si è, senza maschere e paranoie, nonostante, a volte, sembra impossibile e si tremi come foglie. Perché era ora di alzarsi, senza aspettare che fosse qualcun altro a farlo, perché si è deciso di fidarsi di chi ci ha detto che il meglio arriva e ci ha fatto capire che si può andarselo a prendere se non arriva da solo.
Sono passati cinque mesi e tre giorni ed io ora ci credo che, prima o poi, il meglio arriva se si lotta ogni giorno, perché a volte lottare è solo questione di dirsi “io posso restare in piedi”.
Sono passati cinque mesi e tre giorni, io sono inciampata, mi sono fatta male, mi sono fermata per poi ricominciare a camminare, a correre. Sono inciampata nell’aria, nelle belle parole, nella fiducia sbagliata, ma mi sono rialzata nei sorrisi veri degli altri, dei miei.
Sono passati cinque mesi e tre giorni da quando mi hanno scritto “IL MEGIO ARRIVA”, così, tutto maiuscolo e con una “L” persa per strada, dopo avermelo detto a voce, da quando mi hanno risposto di “sì” ad una domanda che chiedeva se dovessi, potessi, fidarmi.
Cinque mesi e tre giorni dove ho veramente capito che “se sorrido hai vinto”, dove ho capito che io mi posso bastare, mi posso salvare da sola.
“Il meglio arriva”
O me lo vado a prendere.
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