venerdì 25 luglio 2014

Dicono di me che sono "una vecchietta acida".

Sono quel tipo di persona che sta sempre sulle sue e che è gentile a modo proprio, tanto che passo per acida nella stragrande maggioranza dei casi. Tra l'altro, passar per acida, a me va benissimo, sia chiaro, mi risparmia dalla rottura di dover per forza esternare affetto e cose varie.
Oggi, all'insaputa di tutti perché me lo terrò per me - e sì, per il blog che poi un giorno di questo me ne dimenticherò e allora scorrerò i post del duemilaquattordici e ritroverò questa cosa e penserò "ma allora non sono sempre una "vecchietta acida" come dico!" - perché voglio sorridere da sola.
C'è una vicina di casa anziana, che nonostante l'età e la salute cagionevole è una donna fantastica, sempre ben curata e con dei vestiti bellissimi, che è rimasta fuori casa dopo essere tornata da Pisa per delle visite. E' passata a suonare sperando di trovare mia madre, ma c'ero solo io con un mollettone enorme in testa, vestita malissimo e con la misantropia alle stelle, ma nonostante questo ho cercato di aiutarla come potevo, adoperandomi a chiamare la figlia cercando di rintracciarla per sapere la fine di queste benedette chiavi.
Mi ha ringraziato, dopo essere stata qua una buona mezz'ora a chiacchierare aspettando che le riportassero le sue chiavi - che, per dovere di cronaca, erano cadute in macchina - se n'è andata via ringraziandomi un sacco. Poco fa, ho sentito aprire e chiudere la porta di casa sua, è rientrata, per fortuna!
Forse, per una volta, non sto rimpiangendo di non uscire.

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