Sono le 4:41, scrivo qua per non perdere le parole che mi frullano in testa e non ho altri posti dove scriverle.
Sono a casa da quaranta minuti, i vestiti che ho buttato a lavare sanno di fumo e salsedine, gli anfibi sono sporchi di sabbia, ma io sto benone. Negli ultimi giorni, mi sto ricordando di avere vent’anni, che fare tardi a quest’estate è normale, anche se mia madre sta sveglia fino a quando non rientro e mi saluta scocciata per l’ora. E’ normale fare qualche stronzata, ritrovarsi davanti ad un falò improvvisatissimo, visto che in spiaggia ci siamo scesi tardi e per disperazione, osservare gli amici correre in mutande verso l’acqua e maledire il raffreddore per non poterli seguire se non rischiando di passare, poi, i prossimi giorni con la febbre.
Stasera, con il falò che a volte scaldava e a volte bruciava, ho accettato di avere vent'anni, non più “diciannove più uno”, e ho capito che a vent'anni si deve spegnere la testa e vivere un po’ di più.
(E' bello rientrare che potrebbe già considerarsi mattina, scrivere su Tumblr perché non si sa dove sia la Moleskine e dover poi copiare tutto alla mattina)
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