lunedì 1 settembre 2014

"A me pare che il vero capodanno sia il primo di settembre. O giù di lì".

Settembre, ben arrivato.
E' buffo come, a vent'anni, io aspetti ancora il tuo arrivo, come la gente normale aspetta il primo dell'anno, ma soprattutto è buffo come io, alla mia età, senta ancora il bisogno di scriverti come se tu fossi una persona e non un mese dell'anno compreso tra il caldo agosto e il più mite ottobre.
Ho perso il conto delle "lettere" che ti ho scritto negli anni, sai? Molte, probabilmente, sono irrimediabilmente perse e, forse, meglio così, perché chissà che contenuti pessimi.
Una cosa che ti dico da un po' di anni è che ho paura delle prove che mi metti davanti, delle cose che dai e, soprattutto, delle cose cose che togli. Quest'anno cos'hai intenzione di fare? Sarai buono? Sarò all'altezza dei tuoi progetti?
Non so, e non posso sapere, cosa mi aspetta da parte tua, ma so cosa mi aspetta da parte mia. So che, probabilmente, mi sono messa davanti troppi obbiettivi da iniziare oggi, ma il primo gennaio è troppo freddo e troppo stanco dai festeggiamenti della notte prima. Tu, per me, sei più lucido, più tranquillo, più adatto a iniziare propositi più o meno buoni.
Quali sono questi "famosi" propositi, caro Settembre?
Prendere in mano la mia vita, smettendola di piangermi addosso guardandomi riflessa senza far nulla. Non sono quella che voglio? Bene, ci lavoro su. Mi costruisco le fondamenta per accettarmi, per volermi bene, per essere più sicura di me. Prendere in mano la mia vita vuol dire che smetterò di pensare così tanto, di farmi battere su tutto dalla paura e dall'ansia, magari imparerò a correre qualche rischio, perché forse la vita è anche questo, giocare senza pensare troppo a come andrà. Vuol dire anche che imparerò a non mettere gli altri davanti a me in qualsiasi caso, senza pensare se lo meritano o meno; imparerò a dare tutta me stessa a chi lo merita, aprendomi di più, come mi hanno già detto di fare. Forse, lascerò andare anche i rancori ed i ricordi di chi non è rimasto per sua scelta, anche se questo, oltre ad essere difficile, vorrà dire addio (o solo arrivederci?).
Inizierò a dare il meglio di me nella scrittura e tornerò ad impegnarmi a scuola, per me ed i miei sogni, ma anche per nonno che mi hai portato via anni fa e che ora ho, in parte, sulla pelle.
Settembre, ho così tanti obbiettivi che non riesco neanche a darli voce per bene, a dirgli tutti, ma, sai, potevo essere sintetica e dire che voglio sorridere davvero, senza tanti rimpianti ed odio, e che, soprattutto, voglio vivere, vivere davvero.
Non importa se tu sarai buono o meno, sai, da quando ho sulla pelle quel disegno mi basta poco a ricordarmi che sono forte. Non importa, perché non sono sola, ho chi mi aiuterà a rialzarmi, se cadrò, e che si incazzerà se non manterrò i miei propositi. Settembre, gioca le tue carte, io sono pronta. Per la prima volta da quando ti scrivo, giochiamo alla pari. Posso trovare la forza per affrontare le cose, come posso affrontare l'inizio della quinta (ed uscirne viva). Posso vincere su me stessa e, forse, anche su di te.

Da tre anni ad oggi, è la prima volta che sono felice che tu sia arrivato.
Ben tornato, Settembre.

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