martedì 23 dicembre 2014

"E se ti va, potresti abbracciarmi"

Presente quei film americani per adolescenti dove il protagonista vede la persona che ha per la testa e tutto quello che c'è intorno diventa solo rumore bianco? Vedere te è stato esattamente così.
Cosa stavano dicendo le ragazze che erano con me? Quali rumori c'erano per strada? e di canzoni di Natale in diffusione dai negozi c'era qualcosa?
Non riesco a ricordare, non ricordo neanche la tua voce che dice "ciao", mi torna in mente solo il rumore sordo del cuore che non ha corso ai duecentoventi, ma si è fermato di colpo, ha inchiodato ancora prima che le sinapsi del mio cervello capissero che quel ragazzo dal giacchetto azzurro e il cappello rosso (Dio, mi sto trattenendo dallo scriverti "quei colori insieme no!") eri tu. Tutto il corpo l'ha capito prima della razionalità.
"Ha abbassato lo sguardo" ha detto di te la mia amica, di me ha detto che ero rossa e sorridevo, e che qualcosa vorrà pur dire, ma è vero? Non che hai abbassato lo sguardo, quello l'ho visto, ma che vuol dire qualcosa intendo.
E' un loop continuo quel momento, lo è il sorriso sul tuo viso (il fatto che hai sorriso quando mi hai visto è una mia stupida speranza ed il sorriso in realtà era già lì?) che è mille volte meglio delle luci di Natale e di tutte queste decorazioni che una signora in autobus ha definito "belle".
C'è una canzone de L'orso che dice "e se ti va, potresti abbracciarmi" e porcogiudacristocane non riesco a pensarla separata dal tuo sorriso con le fossette.
"A lei piace, ma finge di no perché ha paura di perderlo come amico". Ha torto. Ha ragione. Non lo so più. Stamani eri mio "fratello", quell'amico che vorrei felice fosse anche con la ragazzina dai capelli rossi, ora sei quel sorriso che vorrei poter baciare.

(E non capisco perché di te finisco sempre a scrivere in seconda persona come se tu potessi leggere anche questo, ma questo non lo leggerai mai, non lo saprai mai).

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