mercoledì 11 novembre 2015

Pensavo che la mia vita avesse preso una svolta migliore, invece ha solo voluto darmi l'ennesimo insegnamento, per non dire che mi ha voluto spaccare le gambe un'altra volta.
Ho cambiato casa, camera mia sta prendendo forma un po' alla volta; per ora, l'unica cosa veramente apposto è il mio angolo della pace: la libreria e il porta cd, che da un angolo mi tengono compagnia.
Da quando mi sono trasferita, ho già perso il conto dei giorni, ma ho già fatto un paio di nottate sveglia a bagnare il cuscino di lacrime: lui ha preso un'altra strada senza neanche salutare, non ho voglia di stare qua a scrivere - a ricordare - com'è andata, ma è andata, finita, senza saluti o spiegazioni. Forse avrei dovuto chiedere almeno le spiegazioni, come dicono tutte, ma sono quasi convinta che qualsiasi cosa che potrebbe dire, non mi aiuterebbe di certo a stare meglio.
Sono stati i dieci giorni più lunghi della mia vita, pieni di speranze utopiche di sentire di nuovo bussare alla porta della mia vita, ma alla fine che senso ha sperare quando è chiaro che non succederà? Non lo so, ma ho sperato e spero ancora. Ero riuscita a smettere di fumare, ma ho ripreso e quando sono fuori casa, fumo anche troppo, ho comprato il pacchetto lunedì mattina e martedì pomeriggio era già finito. Hanno detto che riuscirò a rismettere quando mi dimenticherò di lui, ma fotte una sega, io non volevo riprendere, ma senza non sapevo stare. E' proprio vero che ad ogni mancanza corrisponde una dipendenza.
Sono stati dieci giorni infami, ho smesso di farmi sentire con le persone e so che dovrò dare delle spiegazioni ad un paio di amiche, dovrò buttar via il mio orgoglio e chiedere scusa, spiegare perché mi sono isolata, se non per una fuga a Firenze, sperando che poi capiscano, ricordandosi che io sono così, se sto male voglio stare il più sola possibile.
Vabbe, non fa poi così tutto schifo, lo devo ammettere. Sono andata a Firenze e sono finalmente riuscita a rivedermi con delle amiche, tutte insieme come non riuscivamo a fare da un po' ed è stato un tocca sana; staccare la spina, godermi quella città che tanto amo, rimpinzarmi di schiacciata con dentro la porchetta, ridere di gusto con le amiche che vedi meno, ma che sono sempre al tuo fianco qualsiasi cosa succeda era quello di cui avevo bisogno quel giorno. A Pisa va sempre meglio, oramai l'università non mi fa più così paura, forse gli esami quelli un po' sì, ma questa è un'altra storia; oramai mi muovo da sola, vado a lezione da sola, a volte è solo un "sola" momentaneo perché qualcuno degli altri arriva sempre, ma fosse anche un sola duraturo per tutta la durata della lezione non sarebbe così terribile. "Gli altri" sono quel gruppo di persone con cui passo più tempo, con cui sta nascendo forse un'amicizia in senso vero e non solo in senso scolastico; parlo di me e loro parlano di loro, ogni tanto viene fuori qualcos'altro ed è buffo, siamo tutti completamente diversi. Siamo quasi tutte ragazze e due ragazzi, mi viene strano relazionarmi con tutti, ma ci sto riuscendo, con chi più con chi meno.
Ho ripreso a scrivere e non parlo dei miei pensieri o di questi post che mi servono per mettere in ordine tutto, ma parlo delle storie, quelle che avevo smettere di scrivere anni fa. Ci sto provando, ho un quadernino di Tiger in borsa, ha una copertina con un disegno trashissimo e ogni tanto scrivo lì sopra, anche in mezzo alla gente, se ho ispirazioni di scrivere perché sprecarla solo perché qualcuno mi può veder scrivere?
Avrei tante altre cose da scrivere, tanti pensieri da rimettere in ordine, tante cose che non mi sono andate giù e tante altre che mi frullano per la testa, ma forse non sono ancora pronta a metterle nero su bianco facendole diventare da cose astratte a cose reali. Forse non è il momento di lasciarle uscire, le lascio ancora frullare nella mia testa, a farmi pensare troppo, a prendere una forma migliore dei miei tristi pensieri.
Avrei tanta voglia di andare in spiaggia, di un abbraccio, di una sigaretta. E di rivedere i suoi occhi, di sentire le sue labbra, qua lo posso scrivere.

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