Ho di nuovo la febbre che sale, sale e sale, a momenti vedo gli unicorni volare, ma ho dormito tutto il giorno e non ho sonno. Avrei voglia di gelato però, che allevierebbe questo dannato fastidio-dolore alla gola, ma in casa non ce n'è, fuori è tutto chiuso e allora me ne andrò al caldo sotto alle coperte, sperando di riuscire a crollare nelle braccia di Morfeo per una febbricitante dormita.
Ieri è stata una giornata bella, bellissima, la musica è una cosa bellissima "[...] supportare la musica è un gesto d'amore").
martedì 15 marzo 2016
sabato 12 marzo 2016
Io sono stanca di sentirmi dire che capisco sempre tutto, ma soprattutto tutti, perché a volte per riuscirci mi costa sforzi non indifferenti, che gli altri non vedono o fingono di non vedere, ma chi è che si sforza di capire me? Anche senza risultati perfetti, ma chi è che fa questo sforzo?
Io sono pure un po' stanca di tutto questo.
Io sono pure un po' stanca di tutto questo.
giovedì 10 marzo 2016
Tatuatore: diventerai anche rossa, ma te lo devo dire: hai la pelle perfetta da tatuare.
-: sì?
T.: Sì, ti spiego perché: primo, hai la pelle chiara. Secondo, prende da Dio il colore. Forse non dovevo dirtelo, ora ti riempi dalla faccia che hai fatto!
Oggi ve la riassumo così. Il braccio è indolenzito più per essere stato fermo per un'ora e mezza, più che per essermi fatta scrivere sulla pelle quelle parole che mi guidano e mi guideranno.
(E lui era pure carino.)
-: sì?
T.: Sì, ti spiego perché: primo, hai la pelle chiara. Secondo, prende da Dio il colore. Forse non dovevo dirtelo, ora ti riempi dalla faccia che hai fatto!
Oggi ve la riassumo così. Il braccio è indolenzito più per essere stato fermo per un'ora e mezza, più che per essermi fatta scrivere sulla pelle quelle parole che mi guidano e mi guideranno.
(E lui era pure carino.)
lunedì 7 marzo 2016
Ho fatto l’abbonamento alla sfiga pensando fosse quello per la pizzeria #4.
Sveglia alle 5:25, perché Padre è a Livigno a fare la bella vita, io per andare in stazione devo tassativamente prendere l’autobus che passa alla stessa ora in cui, generalmente, mi alzo. Fatto sta che le 5:25 diventano le 5:35 e, poi, 5:40, sono in mega ritardo, devo prepararmi di corsa. Corro fuori e... il deserto. Alle sei di mattina, in un paesino minuscolo chi vuoi che ci sia in giro? Io, il barista che ha appena aperto e l’Uomo Talpa (avete presente l’Uomo Talpa dei Simpson!? Questo è uguale!). Salgo in autobus praticamente in autonomia, perché il caffè mica ho avuto il tempo di prenderlo prima di uscire di casa, l’autista che non saluta mai, mi saluta... m’hai visto disperata e volevi essere cordiale!? La mattina ti mette di buon umore!?
Continuo a camminare in mezzo al deserto, dove al posto di qualche beduino, trovo solo qualche pendolare sconsolato ed infreddolito. Entro nel bar della stazione, nonostante il caffè faccia schifo, ma ne avevo un estremo bisogno dove mi trovo la barista ed il barista (che dice “sabato” aggiungendoci altre due “t”) che parlano dei problemi di prostata di non-so-chi, discorso che si conclude con “sono dell’idea che tanto tutti prima o poi dobbiamo morire” (no, ma dai!?). Esco da lì ancora più sconsolata di prima.
Arrivo a Pisa, tutto perfetto, sembra la svolta, inizio quasi a pensare “oh, oggi non sta poi andando tanto male”... mai farlo. MAI!
Cinquanta minuti di film muto, di cui ricordo solo una tizia che si arrampica sul muro e nel farlo sembra uscita dall’Esorcista (secondo me, era la bisnonna della bambina dell’Esorcista), seguito da mezz’ora di lezione in cui non riesco a mettere a fuoco niente perché il film mi ha fatto sentire la stanchezza della sveglia troppo presto per i miei standard.
Arrivo in stazione, vedo un’amica e stranamente prendiamo il treno insieme (la gioia!), forse riesco pure a prendere l'autobus delle 18:55, anziché quello delle otto passate. Mh, sì, idea poco geniale: due sfortunate insieme volete che non si ritrovano bloccate in una stazione dimenticata da Odino perché una tizia sembra che sia stata investita da un treno? In pratica, per arrivare a casa ho fatto il giro dei sette colli (Odino santifica la buona E. e mia zia, davvero!), alle otto passate di sera, in stile zombie che più zombie non si può e per concludere la giornata vengo bullizzata da mio padre che, alla notizia che la ragazza è rimasta tra due treni uscendone praticamente illesa (”contusione alla caviglia”... mi sono fatta più male io sugli sci. Questa è stata graziata da Dio!) se ne esce con “Già e in più ti ha rotto le palle a te :D”.
Bene, direi che per evitare di sfidare ancora di più la Leggi di Murphy me ne vado al sicuro a letto. E’ meglio.
Continuo a camminare in mezzo al deserto, dove al posto di qualche beduino, trovo solo qualche pendolare sconsolato ed infreddolito. Entro nel bar della stazione, nonostante il caffè faccia schifo, ma ne avevo un estremo bisogno dove mi trovo la barista ed il barista (che dice “sabato” aggiungendoci altre due “t”) che parlano dei problemi di prostata di non-so-chi, discorso che si conclude con “sono dell’idea che tanto tutti prima o poi dobbiamo morire” (no, ma dai!?). Esco da lì ancora più sconsolata di prima.
Arrivo a Pisa, tutto perfetto, sembra la svolta, inizio quasi a pensare “oh, oggi non sta poi andando tanto male”... mai farlo. MAI!
Cinquanta minuti di film muto, di cui ricordo solo una tizia che si arrampica sul muro e nel farlo sembra uscita dall’Esorcista (secondo me, era la bisnonna della bambina dell’Esorcista), seguito da mezz’ora di lezione in cui non riesco a mettere a fuoco niente perché il film mi ha fatto sentire la stanchezza della sveglia troppo presto per i miei standard.
Arrivo in stazione, vedo un’amica e stranamente prendiamo il treno insieme (la gioia!), forse riesco pure a prendere l'autobus delle 18:55, anziché quello delle otto passate. Mh, sì, idea poco geniale: due sfortunate insieme volete che non si ritrovano bloccate in una stazione dimenticata da Odino perché una tizia sembra che sia stata investita da un treno? In pratica, per arrivare a casa ho fatto il giro dei sette colli (Odino santifica la buona E. e mia zia, davvero!), alle otto passate di sera, in stile zombie che più zombie non si può e per concludere la giornata vengo bullizzata da mio padre che, alla notizia che la ragazza è rimasta tra due treni uscendone praticamente illesa (”contusione alla caviglia”... mi sono fatta più male io sugli sci. Questa è stata graziata da Dio!) se ne esce con “Già e in più ti ha rotto le palle a te :D”.
Bene, direi che per evitare di sfidare ancora di più la Leggi di Murphy me ne vado al sicuro a letto. E’ meglio.
mercoledì 2 marzo 2016
Everything will be alright, if we just keep dancing like we’re 22.
Cara me stessa, buon compleanno.
Cara me stessa, forse non te ne sei neanche resa davvero conto di quanto tu stia cambiando per diventare qualcosa di molto simile a quello che avresti voluto diventare quando ti pensavi a quest'età a sedici anni. Forse, quando leggerai queste righe sarai in un momento no e penserai "volevo essere bella e forte, ma non sono niente di tutto questo", ma ti sbaglierai, perché tu non sei l'immagine che vedi nello specchio, tu sei quella che ci sta davanti. Tu sei quella che piano piano, coi suoi tempi, sta affrontando ogni sua paura, che nonostante le difficoltà continua a tentare di realizzare i suoi sogni. Sei quella che ha finalmente smesso di nascondere parti del suo io per paura di non essere accettata, ora ti mostri per quella che sei, coi tuoi sogni, col tuo essere un momento giornata di sole e l'attimo dopo tempesta, coi tuoi difetti, il tuo essere una casinista, i tuoi gusti musicali troppo vasti di cui non ti vergogni più quando finisci a nominare gruppi un po' più trash, il tuo ammettere che scrivi (forse, prima o poi, ti farai anche leggere da queste persone). Ti mostri come sei, perché hai imparato che chi vuole restare resta, chi vuole andare va e che vada pure.
Tu sei quella che finalmente ha smesso di stare male da sola, ma di stare male anche con gli altri: hai imparato a convivere con te stessa (forse, fin troppo bene), ma stai imparando anche a stare con le altre persone, a socializzare senza paura, senza l'ansia che prima ti bloccava totalmente in maniera terribile. A volte arrossisci, ti mangi qualche parola, ma pian piano migliori, sei più sciolta nel farlo, anche se continui a tenere a mente - anche senza bisogno di farlo consciamente - che la fiducia è per pochi.
Tu sei quella che è forte, ma lo capisce solo quando non le resta altro che la sua forte o l'ammettere di avere bisogno di qualcuno.
Cara me, tu sei fortunata. Non avrai una persona che ti ama, che sia folle di te, non hai avuto neanche quel messaggio di auguri in cui, una parte di te, sperava un po' (sarebbe bastato un "auguri" di circostanza, ma va bene così), ma come hai avuto modo di capire in questi giorni, hai delle amiche stupende che ti hanno dimostrato tantissimo, facendo pochissimo, anche con la distanza di mezzo. Sei fortuna perché hai delle persone di cui ti fidi ciecamente, poche ma buone, ma poi ci sono tutti gli altri, a gradi diversi di amicizia/conoscenza che ti hanno strappato, soprattutto oggi, sorrisi e risate vere.
Sei fortunata, perché sei nata figlia unica, ma ci sono quelle persone che ti fanno scordare di esserlo. Sei fortunata, perché anche se alcune persone non le hai accanto tutti i giorni, sai comunque di chi puoi fidarti, chi è che resta nonostante il tuo carattere imprevedibile, i tuoi momenti no, la tua parte meno bella. Sei fortunata, perché oltre a sapere questo, sai con chi puoi divertirti, sai chi è che fa un gesto d'amicizia facendoti ridere soffiando su un accendino perché non aveva avuto il tempo di andare a prendere una candelina o chi durante una lezione ti chiama dall'altra parte della fila, con il sorriso sulle labbra, e ti mormora auguri nonostante solo il giorno prima avessi sancito che "odio compiere gli anni" o chi, invece, ti passa una cuffia facendoti sentire Seventeen Forever, perché "tanto i ventidue non me li dà nessuno".
Sei fortunata, perché finalmente ti senti viva e hai attorno persone che non limitano questo, anzi, ti fanno sentire doppiamente viva.
Cara me, sei diventa più sicura, più spensierata, più vivace, ambiziosa, caparbia e, okay, forse a volte invece torni quella di prima, quella insicura, con mille paure, che pensa di non farcela, ma hai ventidue anni, stai ancora crescendo, non darti sempre contro quando inciampi o sbagli. Sbagliare serve a crescere, oramai dovresti averlo imparato.
Cara me, è un doppio due oggi. Due, il numero che ha segnato tante cose fin dall'inizio. Chissà che porterà questa volta, visto che ha da sempre una doppia faccia: una buona, l'altra cattiva.
Cara me, tra poco ti scriverai sulla pelle quella frase che riassume tutto, quando ce l'avrai in nero su pelle bianca ti basterà metterti davanti allo specchio per ricordarti in cosa credi, ma se non bastasse te lo ridico: il meglio arriverà o ce lo andremo a prendere. Se non bastasse neanche questo, ricordati gli abbracci, i sorrisi di chi crede in te, non sei sola. Non sei sola mai.
Cara me, come ci disse qualcuno "vai e sorridi". Sempre, aggiungo io.
(Parlo a me stessa in seconda persona, mi decido a mettere qualcosa che mostra chi c'è dietro a tutte queste parole, senza vergognarmi. Ho davvero intrapreso una strada strana oggi.)
Cara me stessa, forse non te ne sei neanche resa davvero conto di quanto tu stia cambiando per diventare qualcosa di molto simile a quello che avresti voluto diventare quando ti pensavi a quest'età a sedici anni. Forse, quando leggerai queste righe sarai in un momento no e penserai "volevo essere bella e forte, ma non sono niente di tutto questo", ma ti sbaglierai, perché tu non sei l'immagine che vedi nello specchio, tu sei quella che ci sta davanti. Tu sei quella che piano piano, coi suoi tempi, sta affrontando ogni sua paura, che nonostante le difficoltà continua a tentare di realizzare i suoi sogni. Sei quella che ha finalmente smesso di nascondere parti del suo io per paura di non essere accettata, ora ti mostri per quella che sei, coi tuoi sogni, col tuo essere un momento giornata di sole e l'attimo dopo tempesta, coi tuoi difetti, il tuo essere una casinista, i tuoi gusti musicali troppo vasti di cui non ti vergogni più quando finisci a nominare gruppi un po' più trash, il tuo ammettere che scrivi (forse, prima o poi, ti farai anche leggere da queste persone). Ti mostri come sei, perché hai imparato che chi vuole restare resta, chi vuole andare va e che vada pure.
Tu sei quella che finalmente ha smesso di stare male da sola, ma di stare male anche con gli altri: hai imparato a convivere con te stessa (forse, fin troppo bene), ma stai imparando anche a stare con le altre persone, a socializzare senza paura, senza l'ansia che prima ti bloccava totalmente in maniera terribile. A volte arrossisci, ti mangi qualche parola, ma pian piano migliori, sei più sciolta nel farlo, anche se continui a tenere a mente - anche senza bisogno di farlo consciamente - che la fiducia è per pochi.
Tu sei quella che è forte, ma lo capisce solo quando non le resta altro che la sua forte o l'ammettere di avere bisogno di qualcuno.
Cara me, tu sei fortunata. Non avrai una persona che ti ama, che sia folle di te, non hai avuto neanche quel messaggio di auguri in cui, una parte di te, sperava un po' (sarebbe bastato un "auguri" di circostanza, ma va bene così), ma come hai avuto modo di capire in questi giorni, hai delle amiche stupende che ti hanno dimostrato tantissimo, facendo pochissimo, anche con la distanza di mezzo. Sei fortuna perché hai delle persone di cui ti fidi ciecamente, poche ma buone, ma poi ci sono tutti gli altri, a gradi diversi di amicizia/conoscenza che ti hanno strappato, soprattutto oggi, sorrisi e risate vere.
Sei fortunata, perché sei nata figlia unica, ma ci sono quelle persone che ti fanno scordare di esserlo. Sei fortunata, perché anche se alcune persone non le hai accanto tutti i giorni, sai comunque di chi puoi fidarti, chi è che resta nonostante il tuo carattere imprevedibile, i tuoi momenti no, la tua parte meno bella. Sei fortunata, perché oltre a sapere questo, sai con chi puoi divertirti, sai chi è che fa un gesto d'amicizia facendoti ridere soffiando su un accendino perché non aveva avuto il tempo di andare a prendere una candelina o chi durante una lezione ti chiama dall'altra parte della fila, con il sorriso sulle labbra, e ti mormora auguri nonostante solo il giorno prima avessi sancito che "odio compiere gli anni" o chi, invece, ti passa una cuffia facendoti sentire Seventeen Forever, perché "tanto i ventidue non me li dà nessuno".
Sei fortunata, perché finalmente ti senti viva e hai attorno persone che non limitano questo, anzi, ti fanno sentire doppiamente viva.
Cara me, sei diventa più sicura, più spensierata, più vivace, ambiziosa, caparbia e, okay, forse a volte invece torni quella di prima, quella insicura, con mille paure, che pensa di non farcela, ma hai ventidue anni, stai ancora crescendo, non darti sempre contro quando inciampi o sbagli. Sbagliare serve a crescere, oramai dovresti averlo imparato.
Cara me, è un doppio due oggi. Due, il numero che ha segnato tante cose fin dall'inizio. Chissà che porterà questa volta, visto che ha da sempre una doppia faccia: una buona, l'altra cattiva.
Cara me, tra poco ti scriverai sulla pelle quella frase che riassume tutto, quando ce l'avrai in nero su pelle bianca ti basterà metterti davanti allo specchio per ricordarti in cosa credi, ma se non bastasse te lo ridico: il meglio arriverà o ce lo andremo a prendere. Se non bastasse neanche questo, ricordati gli abbracci, i sorrisi di chi crede in te, non sei sola. Non sei sola mai.
Cara me, come ci disse qualcuno "vai e sorridi". Sempre, aggiungo io.
(Parlo a me stessa in seconda persona, mi decido a mettere qualcosa che mostra chi c'è dietro a tutte queste parole, senza vergognarmi. Ho davvero intrapreso una strada strana oggi.)
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