mercoledì 14 settembre 2016

Too young to say though I swear he knew.

Quest'anno non ho preso l'agenda per mettermi a scriverti il giorno stesso, non mi sono messa ad ascoltare nessuna delle canzoni che mi ricordano te, non sto neanche iniziando questa righe come se fossero una vera e propria lettera senza un mittente, ma comunque scrivo a te come se potessi leggere, che scrivere a chi non può leggere è un po' scrivere anche a se stessi.
Non ho preso carta e penna per scriverti un'altra lettera senza destinatario, ma ti ho comunque pensato. Ti ho pensato tanto tra una pagina di un riassunto di un libro e l'appunto di un altro mentre finivo il ripasso del giorno prima dell'esame. Ti ho pensato il giorno dell'esame, quando invece che essere rimandata al giorno dopo, sono stata segnata come ultima della giornata e ho pensato "io volevo andare al cimitero a lasciare una rosa", ma invece sono rimasta bloccata a Pisa fino a quasi le sette di sera, però sul libretto universitario è stato scritto il primo inaspettato (perché io ero convinta di bocciare o prendere ventidue che è il voto che, altre volte, ha dato a chi andava male) trenta. Mi piace pensare che, se tu fossi ancora vivo, che se potessi capire ancora tutto, ti avrei chiamato e avrei urlato un po' al telefono per dirtelo, perché a novantuno anni saresti stato un po' "duro d'orecchi", ma poi avresti capito e mi avresti fatto i complimenti; ti avrei sentito fiero di me, del fatto che mi impegno ed ottengo dei risultati. Probabilmente, avrei chiuso la chiamata dicendoti che ti sarei venuta a trovare al più presto e, probabilmente, sarei venuta davvero a trovarti, magari guidando la mia macchina per quella stradina stretta con le macchine parcheggiate a lato a renderla ancora più stretta,
Sai, nonno, ho fatto un primo passo verso il buttarmi verso i miei obbiettivi, ho partecipato alla candidatura per la radio dell'università; le candidature chiudevano quattro giorni fa, non ho ancora saputo nulla, non ci spero neanche più, ma non sono demoralizzata come sarei stata un anno fa. Se fosse davvero così, che è andata male dico, era solo una possibilità, ne cercherò altre, proverò altre volte, per altre cose. Sai, sono diventata più forte, più tenace e ambiziosa, mi sarebbe piaciuto esserlo anni fa, per farti conoscere questa me, non la bambina che piangeva facilmente, l'adolescente strana, la tarda adolescente che si fermava a parlare con te che eri sempre meno te. Mi sarebbe piaciuto davvero, non per farmi volere più bene, perché me ne hai dato tanto, ma perché mi sarei sentita un po' più all'altezza delle altre persone in famiglia.
Sai, mi piacerebbe tanto che tu fossi ancora qui, perché non siamo mai stati una famiglia perfetta, tutto il contrario: siamo sempre stati una famiglia umana inclina agli errori, ma ora le cose sembrano peggiorare giorno dopo giorno. La P. oramai ha tagliato i ponti con tutti, tranne che con suo fratello, la piccola G. non la vedo dalla vigilia di Natale, papà si finge indifferente quando ne parliamo, ma è preoccupato per lo zio che, con tutta questa situazione, sta - per usare le parole di papà - "andando fuori di testa" e la zia, che è buona come il pane, è a pezzi, l'ho vista piangere per la mancanza di quella figlia che ha tirato fuori tanto astio e tanto rancore, per la mancanza di vedere crescere una nipote e un po' anche per un genero a cui ha voluto bene come un figlio e che le ha detto cose cattivissime in mezzo ad una strada di Parigi (che ironia, l'ultima volta che hanno parlato con loro è stato un gigantesco dolore nel bel mezzo della città più romantica del mondo). Io come sto? Mi divido tra la rabbia, un crescente rancore, la delusione, un po' di sofferenza ed un senso di impotenza dato dal fatto che non so cosa fare per migliorare questa situazione, dal fatto che so di non potere fare nulla. E mi manca poter vedere crescere quello scricciolo che già prima vedevo poco, mi manca poter realizzare quell'idea di confrontarmi con la P. sull'università, di chiederle come si era trovata lei ai suoi tempi, se avesse qualche consiglio, ma invece non so come stanno, se sono ripartiti, se alla G. è piaciuta la bambola-peluches a forma di Ariel, se ci gioca, come va il suo corso di ballo (perché ha quasi tre anni e, siccome "ballava" per caso con la musica, abbiamo saputo che fa un corso di ballo per bambine, zia mi ha fatto vedere una foto col tutu. Il viso perennemente serio e il tutu.), se ha qualche amichetta, come va con avere quasi tre anni e doversi confrontare con due lingue. E' la prima volta che ne scrivo, nonno, ed è la prima volta che ammetto a me stessa di starci male, perché non mi sento in dovere di starci male, ma sto capendo che parliamo di mia cugina, quella che, quando ero piccola, seguivo il sogno di essere come lei, ma invece ora non mi ci cambierei mai.
Sai nonno, avrei voluto che queste righe fossero venate meno di malinconia, ma è che più passano gli anni, più mi rendo conto di quanto la tua presenza fosse importante, di quanto tu fossi l'unica persona in famiglia con cui, anche a quindici, sedici, diciassette anni, non avessi paura ad accennare ai miei sogni, ad andare oltre le frasi di circostanza, perché tu non giudicavi, cercavi sempre di comprendere. Mi manchi, perché mi hai insegnato tanto ed io mi chiedo sempre se non avessi potuto fare di più che semplicemente venirti a trovare, rimanere a parlare con te... fino a che sono riuscita, fino a che mi hai riconosciuto, fino a che non ti sei ritrovato in una camera di ospedale.
E' sera, ho fame e sto ripensando a quella volta in cui mamma lavorava in quella fabbrica di sughi, papà si muoveva in scooter e c'era un brutto temporale, così mi hanno lasciato da voi anche per cena, io iniziavo a preoccuparmi, nonna non era tanto più calma di te e invece tu, mi tranquillizzavi. E' proprio come ho studiato, la memoria e l'oblio sono collegati e capita che vengano fuori dei ricordi che si pensavano persi.

E' solo un'altra stupida lettera senza destinatario, solo un'altra stupida lettera che non verrà mai letta.

2 commenti:

  1. complimetntissimi per il 30 :) io i nonni li ho entrambi, e uno ha 92 anni, usa l'Ipad, è più lucido di tanti giovani eppure mip are ogni giorno più anziano, più fragile, più spento. Penso che quando se ne andrà lascerà un vuoto lacerante..
    ti abbraccio

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    1. So che nella vita ci sono dolori e vuoti peggiori, ma per me la perdita dei nonni (soprattutto di nonno) ha causato un vuoto assurdo. Goditi ogni giorno con lui, sono momenti preziosi.
      Grazie per i complimenti!
      Un abbraccio :).

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