lunedì 24 aprile 2017

"Ancora ci si ostina a credere che Milano è una città dove mancano i colori".

Non riesco a capire come mai molte delle persone intorno a me si ostinano a dirmi che “Milano è una città grigia” e, ancora di più, non capisco come non comprendano che non è vero. Io, ogni volta che mi viene detto questo, alzo gli occhi al cielo, perché so che per spiegarlo dovrei potergli far vedere Milano coi miei occhi, farla vivere come la vivo io ogni volta che vado, e forse allora vedrebbero anche loro i colori di Milano.
Milano ha il suo modo di essere colorata, anche se escludessimo il verde degli alberi. E’ colorata a modo suo, forse in modo pacato e non da colori ostentati come l'azzurro del mare in un giorno di sole. Milano ha il suo colore in quella casetta lilla semi nascosta che vedo ogni volta che il mio treno si appresta ad arrivare in stazione centrale, casa lilla che confina con un'altra casa colorata, ma questa è di un celeste scuro bello accesso che non si può non vedere. Milano ha i suoi colori nei cartelloni pubblicitari, nelle grandi insegne sui palazzi - palazzi così alti da ostentare la loro ambizione di voler raggiungere il cielo - e i colori sono anche nelle grandi vetrate che riflettono quello che hanno intorno; ha i suoi colori nei tram, nel giardino verticale, nei murales e in tutte quelle cose che a volte si danno per scontate. Milano ha i suoi colori nelle persone che vanno di fretta - quelle persone che di solito vedo e mi domando “chissà dove vanno così di corsa” -, nei turisti e nei loro diversi dialetti o nelle loro diverse lingue, nella gente di passaggio. Milano ha i suoi colori nella maestosità del Duomo che ti saluta appena esci dalla metropolitana - ed è, ogni volta, uno spettacolo mozzafiato - come li ha nell'oro della Madonnina che brilla nelle giornate di sole e come ha i suoi colori nelle vetrine dei negozi, nelle bandiere degli alberghi e dei consolati. Milano ha i suoi colori nei fiori di un venditore che sta all'angolo di una piazza, uno di quelli che ha il negozio in un baracchino e i fuori ha un sacco di fiori variopinti, uno di quelli che non si vedono quasi più neanche nei piccoli paesi se non fuori dai cimiteri; ha i suoi colori nel bianco, nel nero e nel rosso dei murales ai Giardini delle culture, come ha colore nei bicchieri take away per il caffè.
Milano ostenta tante cose, ma non i suoi colori, che però, invece, sono tanti e belli che neanche riesci a elencarli tutti. Milano i suoi colori se li tiene per sé e per chi li vuole vedere, ma poi ci sono volte che i colori sono impossibili da non vedere, come il tramonto che mi ha accolto alle otto di sera di un giovedì qualunque e che sul balcone di un'amica mi ha tolto il fiato più di ventitré anni di tramonti in riva al mare. E i colori di quel tramonto sono anche quelli che do ai sorrisi delle amiche, delle risate fatte senza preoccuparsi del “sto ridendo troppo per una cosa stupida”; sono i colori che do anche alle persone che non so se rivedrò sia quelle che incontri per caso e per qualche ragione ti fanno sorridere sia quelle con cui spendi qualche ora del tuo tempo. Sono i colori che do ai concerti, alle bevute in compagnia, alle sigarette fumate a tarda serata al freddo, ai tè bevuti in tazze belle, alla metropolitana sbagliata, sono quei colori che Milano mi regala e che si rispecchiano nei miei sorrisi, nelle mie giornate spensierate in cui non devo più preoccuparmi di limitare me stessa, ma anzi posato esserlo a piena e, soprattutto, si riflettono in quella tranquillità che mi dona ogni volta, anche quando il periodo non è dei migliori per nessuno. Milano è piena di colori, ma bisogna saperli vedere.


Se Milano mi accoglie così, io come faccio a non esserne innamorata?

"se la Madonnina muore nasce un fiore"
Giardini delle culture.


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