giovedì 6 luglio 2017

Karma?

Quando andavo in seconda media e durante l’estate che ne seguì mi ritrovai a uscire con un gruppo di ragazzi e ragazze del paese dove vivevo, la maggior parte di loro li ricordo con indifferenza o con un senso di antipatia, ben pochi li ricordo con un sorriso. Ero la più piccola, quella più chiusa, quella che facilmente veniva presa di mira dalle battutine e dalle frasi acide (”quando sarai al liceo potrai parlare”, ad esempio) ed ero sostanzialmente una pirla con il prosciutto sugli occhi a cui andava bene stare in un gruppo che non la apprezzava come persona solo per non essere da sola.
Tra questi, però, c’erano pochi che ricordo con un briciolo di simpatia, perché mi trattavano bene, spesso mi difendevano, due sono anche gli unici a salutarmi per strada e c’era un terzo ragazzo, forse dopo di me quello più preso in giro dagli altri perché meno scatenato, meno irresponsabile, più gentile e tranquillo. Questo ragazzo, poco dopo esserci conosciuti, inizio a provarci con me, ma a me non interessava né lui né nessun’altro, però ci provava tanto, ma sempre in modo carino, come ci si può provare tra persone che avevano un’età tra i 13 e i 15/16. J., dopo l’estate e vari casini, uscì dal gruppo, lo vedevo in giro, ci salutavamo, ma niente di che.
All’epoca era un tipo con l’acne che gli martoriava la faccia e i capelli che, a ripensarci a ventitré anni, mi danno un po’ i brividi, poco più alto di me, però aveva un sorriso gentile e bei modi, ma comunque non mi piace. L’ho rivisto quasi dopo dieci anni che non lo vedevo, neanche stessimo a New York che incontrarsi è impossibile, fatto sta che dopo dieci anni è diventato un cazzo di figo. Sempre alto quanto un barattolo, ma figo. Figo tanto eh. Ero fuori di casa col cane, i capelli da pazza, le occhiaie e il sacchetto per la cacca nella tasca posteriore. Ho ringraziato che non mi abbia vista.

Nessun commento:

Posta un commento