giovedì 14 settembre 2017

Too young to say though I swear he knew.

12 settembre 2017.
Ciao nonno,
so che è stupido continuare a scriverti almeno una volta all'anno quando tu non puoi leggere, non puoi rispondere e solo io so quanto avrei bisogno di una tua risposta, di una tua guida su cosa fare.
Dio quanto mi sento stupida a continuare a scriverti a 23 anni, dopo sei anni. Dio quanta rabbia mi fa non essere riuscita a venire in ospedale, a starti vicino, fino all'ultimo momento come ho fatto con nonna che, anche se non ero con lei quando si è spenta, c'ero fino a qualche giorno prima. Dio quanta mi fa rabbia il fatto che non so più la ricordare la tua voce mentre in poltrona (mi) cantavi canzoni politiche, perché quelle conoscevi, e quanto vorrei riuscire a ricordare il suono della tua voce mentre cantavi Bella Ciao. Ogni tanto, quando l'ansia prende il sopravvento e mi manca l'aria, l'unica cosa che mi riesce a calmare è canticchiare Bella Ciao tra me e me, solo con la mia voce stonata, a mezza voce, come quando ti sentivo cantare e non volevo disturbarti.
Sai nonno, in casa va sempre peggio e io, oltre a sentirmi tra incudine e martello, non so cosa fare. Una parte di me vorrebbe ingoiare il rospo, trovare un modo per contattare mia cugina e dirle che mi manca, che non sapevo come comportarmi, non sapevo se volesse escludere anche me, ma che io vorrei avere un rapporto con lei, l'ho sempre voluto, fin da bambina, e che conservo ancora le sagome delle Bratz che mi aveva disegnato e plastificato quando ero piccola, che vorrei darle a sua figlia, vorrei vederla crescere come non è stato tra noi. Dall'altra parte, sono una P., quindi come tutti non so ingoiare il rospo e dimenticare la rabbia, la delusione, le cose che non trovo giuste. Non so far finta di niente, perché quando vedo gli zii vedo i danni lasciati da una tempesta che mi ha colpito solo di strascico, come un effetto collaterale. Loro sono le case distrutte, io la luce saltata. Mi chiedo spesso se non sia stata volutamente esclusa, dimenticata. Cosa devo fare? Quale strada devo prendere? Non puoi indicarmi la strada? Perché, te che sei il legame tra me e lei, non puoi intercedere?
Che domande stupide quest'ultime. Tu non ci sei, non ci sono modi per cui tu entri in contatto con me. Non ci sei più, anche scrivere queste righe è stupido, senza senso.
Nonostante il disturbo d'ansia, le occhiaie marcate di chi dorme poco e male, nonostante i periodi no, sto crescendo e nel farlo sto diventando una persona diversa, più simile a quella che volevo essere quando c'eri ancora. Ho imparato a guidare, dicono che sia anche brav(in)a, a non abbattermi al primo ostacolo (ho rifatto domanda per una cosa andata male un anno fa, prima non avrei tentato di nuovo), a tenere duro anche se qualcosa non va come volevo (come quel 18 che due esami dopo continuano a chiedermi "come mai questo scivolone su estetica?"). Ho imparato a non chiudermi sempre a riccio, come ho imparato a essere più sicura... non sempre mi riesce, ma ci provo. Ho imparato a non evitare sempre tutto, a fare esperienze nuove, anche da sola, tipo stasera vado alla prima di due lezioni di prova gratuita di danza aerea, nonostante io sia imbranata e, soprattutto, non sono proprio una atletica. Nonostante tutto questo, avrei ancora tante cose da imparare e vorrei che me le potessi insegnare. Nonostante il passare degli anni, nonostante abbia superato i venti, ho ancora bisogno del mio nonno e del suo sorriso bonario, del suo disinfettarmi ginocchia e gomiti sbucciati con quel disinfettante verde che dicevi non bruciare e non bruciava davvero (di te, l'ho sempre saputo, potevo fidarmi).
Vorrei raccontarti dell'università, dei miei progetti, delle volte che mi arrabbio per discorsi stupidi e qualunquisti. Vorrei prendere il caffè con te ora che ho imparato a berlo e che mi piace tanto, ma tu hai smesso di essere una persona diventando un ricordo prima che iniziassi a berlo.
Saresti fiero di quella che sto diventando?

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