giovedì 18 ottobre 2018

Mille cose da fare, tutte relativamente piacevoli, ma l'unica cosa che vorrei fare in questi giorni è lanciare il telefono in mare e poi tuffarmici, sparire nuotando.
Ecco.
L'ho reso un pensiero concreto.
Vorrei far perdere le mie tracce, andarmene senza dire a nessuno dove stia andando, come stia - a chi importa poi? - e se io sia viva.

E' uno di questi giorni.

giovedì 11 ottobre 2018

Sì, okay e ora!?

Dopo che due persone, non troppo amiche e che non si capisce che rapporto ci sia tra loro, sono uscite (e non è successo nulla) chi deve farsi sentire? Lui? Lei? Chi ha scritto l'ultimo messaggio deve aspettare che l'altro si faccia vivo? L'invitato deve farsi sentire nonostante l'ultimo contatto tra i due è il suo?
Esistono delle regole?

(Neanche mi piace e sto a farmi domande, non potevo nascere menefreghista?)

martedì 9 ottobre 2018

Sometimes you just have to go with the waves.

Una decina di giorni fa, dal nulla, mi scrisse che la settimana successiva sarebbe tornato in vita.
Niente. La settimana seguente era ancora disperso a Narnia.
Ieri sera, mentre camminavo per strade buie mandando audio alle amiche per distrarmi dall'orribile sensazione di pericolo, mi è arrivato un messaggio.
"Domani pomeriggio?".
Una parte di me diceva tiratela, dì che non ci sei, che hai da fare.
Un'altra parte di me di non sprecare l'unica volta che sembrava essere tornato in vita.
Ci siamo messi d'accordo tra ieri sera e questa mattina, oggi pomeriggio ci siamo visti.
Ho trovato parcheggio prima di lui, arrivando poco prima di lui al luogo prefissato finendo per sedermi su delle scale su cui non mi sedevo dalle superiori e ho trovato il tempo di sentirmi diversa, in modo migliore, da quella che ero.
E’ arrivato sorridendo mentre ero seduta a fumare, si è seduto salutandomi, chiedendomi come stessi e si è ricordato che volevo sapere se era passato al test. Abbiamo camminato per andare ad una libreria per cui ci siamo persi la via per girare, allungando la strada, perché voleva cercare un libro di Goethe sui colori - “ho letto la citazione su un libro per il test, ero curioso. Mi può servire per la fotografia” - che poi ha trovato due ore dopo in un'altra libreria, ordinandolo. Abbiamo chiacchierato prendendo il caffè, fumando ed è stato attaccato da un anarchico piccione, ma ha riso ed era carino. Legge, ha detto che penserà anche lui ad un concerto a cui sto pensando di andare perché gli piace la band - una delle mie preferite -, è alla mano e ha la pancetta da birra che mi fa sempre sorridere perché mi fa preoccupare meno di come appaio imperfetta io, perché mi fa convincere che le imperfezioni possono fare simpatia.
Ci siamo salutati ad un semaforo, due baci sulla guancia e non so se ci rivedremo da soli o a qualche evento, non so se succederà mai altro, ma anche se fosse un amico/una conoscenza in più, sarà un guadagno.
Ero in anticipo sulla palestra, sono passata da un'amica per rendere una mezza verità il mio "vado dalla D.", mi ha consigliato di scriverli per ringraziarlo della compagnia, perché "se aspetti lui...", messaggio che non ha avuto risposta, ma io sono comunque andata in palestra contenta, ho fatto la mia lezione meglio del solito - "dillo che ti sei dopata!" - e non sto controllando neanche il telefono in attesa di una risposta. Mi andava di scrivergli, ma non per avere una risposta, ma per farlo e basta.

Mi sembra strano essere qua, lucidissima, che non mi aspetto nulla, che non mi faccio castelli, che non spero nulla, ma semplicemente prendo quello che viene. Non mi riconosco, ma forse è meglio così.