giovedì 29 novembre 2018

Voglio Milano, al massimo un gatto.

Sono tornata dalla palestra ed ho solo voglia di sedermi in terra a piangere per non so bene quale motivo. Forse niente. Forse per tutto.
So che i miei amici non lo fanno con cattiveria di volermi presentare qualcuno, di chiedermi cosa pensi di questa persona, ma io non le voglio queste attenzioni. Non voglio che mi presentino qualcuno a cui secondo loro io possa piacere, che possa piacermi come non voglio essere presentata come una Ferrari quando io so di essere una Mini Cooper d'epoca: non vado benissimo, non piaccio a tutti e non mi sforzo neanche di farlo. Non voglio qualcuno che dica di me che mi trova bella - so di non esserla, non mi piace sentirlo dire quando so com'è la realtà -, non voglio qualcuno di presentatomi a forza di cui io non so che dire mentre lui dice di me che sembro interessante, come non voglio che mi si chieda che ne pensi, che non sembra uno stupido ed ha dei principi. Non voglio una persona che, oltretutto, si chiama come l'ennesima ferita che ho inflitto alla mia sicurezza, al mio orgoglio, alla mia fragile stabilità. Non voglio una persona spinta nella mia fottuta incasinata vita che gestisco a mala pena. Non voglio chiudermi in bagno perché mi fanno sentire fuori tempo, fuori posto, fuori tutto.
Voglio stabilità. Voglio qualcuno che capiti per caso o che al massimo provo io a fare entrare e forse neanche così vorreo qualcuno.
Ora vorrei solo Milano, il freddo, le strade caotiche, il mio ricordarmi cosa voglio da qua a cinque, dieci anni. Voglio Milano, non una persona.
Al massimo un gatto.

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