La mia vita, ultimamente, è un paradosso. C’è chi, pur di avermi con loro stasera, mi passa a prendere dopo aver staccato di lavorare alle undici passate, nonostante il rapporto sia oramai fatto di sporadici messaggi e richieste di uscite che rifiuto praticamente la stragrande maggioranza delle volte con scuse pessime, mentre chi usa tante belle parole continua a darti le spalle dimostrando il contrario di quello che dice. Questo paradosso, però, lo prendo col sorriso, penso che se esco, almeno un drink riuscirò a farmelo, che se spengo la testa e non ricordo dov’ero l’ultima volta che sono andata a ballare facendo quindi paragoni tra la compagnia della volta prima e di stasera, posso sempre divertirmi.
Me lo merito. Merito di staccare la spina, i pensieri, l’ansia, la voglia di urlare, di mandare a fanculo la maggior parte della gente almeno per qualche ora.
Continuo a dormire male, a svegliarmi di soprassalto da incubi così reali che a volte penso di non aver solo sognato ritrovandomi a combattere contro me stessa, per riprendere sonno, ma oramai non funziono più tanto bene ed è un’eterna lotta tra le paranoie portate dagli incubi che faccio e i pensieri pesanti che mi seguono sempre. A volte penso che sarebbe meglio non svegliarsi affatto, continuare a vivere quegli incubi in ripetizione continua anziché svegliarsi e sentirsi arrivare addosso tutto. Di giorno, però, sto meglio, credo, me ne voglio convincere anche se continuo a distruggermi le mani mangiandomi le unghie e le pellicine a sangue e sperando di uscire nella speranza di accendermi quante più sigarette possibile. Va meglio, credo, perché ho seguito un consiglio ed ho reagito, smettendola di essere sempre quella che ascolta in silenzio, spiegando a chi meritava di essere tenuto vicino, perché non c’ero come c’ero sempre stata e, grazie al cielo, nel secondo caso hanno capito, facendomi persino sentire 'in colpa' per averle volute tenere fuori per "non farle preoccupare". Va meglio, perché ho deciso di non essere passiva ai rapporti, ma di essere attiva e reattiva ai rapporti con gli altri. Non taccio più, non sto più ferma, perché, per quanto possibile, voglio prendere in mano la mia vita... almeno quella parte che posso decidere io in che direzione puntare.
Sto pensando che mancano due giorni e inizierà un periodo di cose belle, ma continuo ad avere l'ansia, la voglia matta di gridare, di sedermi in riva al mare a scrivere, invece che farlo a computer che continuo a pensare che sia prendere distacco da me stessa. Scrivo ed ho l'ansia che non passa, forse dovevo farlo a penna o continuare a vegetare sul letto aspettando stasera.
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